Con la Cina commerciamo beni, non valori.

L’intervento di Alberto Pagani, deputato e membro della Commissione difesa, pubblicato su Formiche.net

Il portavoce dell’ambasciata cinese a Roma che ha dichiarato “I politici italiani che hanno fatto la videoconferenza con lui (Joshua Wong, leader della protesta ad Hong Kong, ndr), hanno tenuto un comportamento irresponsabile” ha evidenziato bene, con le sue parole inopportune, ciò che distingue la nostra democrazia liberale dal regime autoritario del suo Paese.

Noi italiani abbiamo conosciuto un secolo fa la limitazione della libertà del totalitarismo, durante il ventennio fascista. Noi italiani introducemmo in Europa il fascismo, anticipando il nazismo tedesco e il franchismo spagnolo, ma italiani erano anche i giovani partigiani che hanno lottato a fianco delle truppe alleate, inglesi ed americane, nella Resistenza.

“Abbiamo combattuto assieme per riconquistare la libertà per tutti: per chi c’era, per chi non c’era e anche per chi era contro…” disse all’epoca il comandante partigiano Bulow, Arrigo Boldrini. Dopo la Seconda Guerra Mondiale chi ha combattuto il totalitarismo fascista si è seduto nell’Assemblea Costituente che ha scritto la nostra Carta Costituzionale. All’art. 21 è affermato che “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.”

Siamo dunque oggi tutti liberi di esprimere le nostre opinioni su quel che accade in qualsiasi parte del mondo, quando queste non violano la legge e non offendono o limitano la libertà degli altri. Abbiamo conquistato questa libertà con il sangue di uomini e donne che con il loro sacrificio hanno sconfitto il nazifascismo e restituito dignità e onore alla Patria, che per questo ci è tanto cara e preziosa.

La libertà di pensiero e di parola non sono solamente caratteri essenziali delle democrazie liberali, ma rappresentano per noi un valore irrinunciabile e non negoziabile. L’amicizia con la Cina si basa sul dialogo e sul reciproco rispetto, oltre che sullo scambio economico e commerciale, e siamo convinti che queste siano le condizioni per costruire insieme la pace, la sicurezza globale e la prosperità per tutti i popoli.

I rapporti con Pechino, cui teniamo, non possono tuttavia mettere in discussione i valori fondanti della nostra civiltà, che caratterizzano e danno significato al nostro stile di vita. La libertà di pensiero e di parola, che è un diritto di ogni cittadino, assume un valore politico ancora più elevato quando attiene all’esercizio delle funzioni parlamentari, perché la nostra Costituzione, all’art. 67, afferma che “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione”.

Si possono condividere o meno la modalità con cui alcuni senatori hanno manifestato le loro opinioni sulla crisi di Hong Kong, ma il giudizio del portavoce dell’ambasciata cinese rimane per noi inaccettabile. Non si tratta di una “vicenda interna cinese”, ma della repressione o limitazione di un valore che noi occidentali consideriamo universale.

È dovere di tutto il Parlamento difendere la libertà di opinione e di espressione, ed è necessaria l’unità di tutte le forze politiche democratiche a difesa di questo principio, che è la spina dorsale della Nazione. Credo che in relazione a questa vicenda siano puerili le polemiche politiche e giornalistiche su quale partito sia più filoamericano, filorusso o filocinese. Solo un Paese unito infatti può pretendere il rispetto dei propri valori fondanti in modo forte ed efficace.

Alberto Pagani

Articolo originale pubblicato su Formiche.net

Le opinioni espresse sono strettamente personali e non riflettono necessariamente le posizioni di Europa Atlantica

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