Coronavirus emergenza globale: l’OMS dichiara la pandemia

L’emergenza dell’epidemia di Covid-19 ha raggiunto oramai la dimensione di pandemia: è diventata una crisi di portata globale.

L’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), per tramite del suo Direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha dichiarato che l’epidemia di Covid-19, il nuovo Coronavirus apparso nei mesi scorsi in Cina e da lì diffusosi nel resto del mondo, ha ormai raggiunto le dimensione di pandemia. Si tratta di una emergenza globale, che non conosce più confini.

Infatti il numero di casi di Covid-19 al di fuori della Cina è aumentato notevolmente nel corso degli ultimi giorni e il numero di paesi colpiti ha raggiunto il numero di 114 mentre più di 4500 persone hanno perso la vita e altre migliaia stanno lottando negli ospedali. L’emergenza sanitaria del nuovo virus ha colpito duramente la Cina e sta colpendo anche altri paesi, tra cui l’Italia, dove ieri sera, per voce del Premier Giuseppe Conte, sono state annunciate nuove misure stringenti senza precedenti nella storia recente per ridurre al minimo necessario gli spostamenti delle persone e chiudere la maggior parte della attività commerciali, lasciando in attività solo quelle di vitale necessità[1].

Dopo l’aumento costante dei numeri del contagio e la sua diffusione, emersi nelle ultime ore, l’OMS ha valutato che il Covid-19 può essere caratterizzato come una pandemia, termine da utilizzare con attenzione e non certo con leggerezza, come ammesso dallo stesso Direttore dell’Organizzazione[2].

Nonostante questa dichiarazione e nonostante la grave minaccia rappresentata dal nuovo virus, ancora oggi in numerosi paesi, europei e non solo, non sono state adottate misure conformi e ugualmente restrittive. Eppure, come confermano le pesanti ricadute a livello sanitario, economico, commerciale che questa crisi sta avendo a livello globale e come confermano anche le reazioni che in molti paesi si stanno registrando e la diffusa paura in crescita nell’opinione pubblica, l’emergenza in corso ha ormai preso una dimensione globale, i cui effetti, ancora, non sono chiari e la cui fine, non prevedibile.

Questa crisi, che ha assunto caratteri oggettivamente nuovi e molto preoccupanti, di fronte a cui non è stato facile individuare subito le risposte più adeguate immediate, nonostante il mondo avesse anche recentemente conosciuto altre crisi sanitarie gravi come la febbre suina del 2009 o l’epidemia di Ebola degli anni 2014-2015. Il tema dei rischi derivanti da emergenze sanitarie come questa è al centro delle attenzioni di scienziati e medici da anni: il genere umano ha conosciuto nella sua storia numerose epidemie e pandemie anche molto gravi, ma in un mondo globale e interdipendente come il nostro arginare la diffusione di simili virus sembra essere davvero molto difficile e complicato. Nonostante le tecnologie moderne.

Le risposte che gli stati devono mettere in campo sono un tema che divide anche in queste ore esperti e politici: Donald Trump ha annunciato il blocco dei voli dall’Europa per trenta giorni mentre tra molti paesi europei, e in particolare verso l’Italia, il primo paese occidentale colpito dalla crisi, sono stati chiusi i confini e ridotti i collegamenti. Ma in molti paesi ancora si avvertono esitazioni a prendere misure ancora più restrittive nonostante i numeri dei contagi siano sempre più alti e nonostante le raccomandazioni proprio dell’OMS.

L’Italia è oggi il paese europeo più coinvolto nella lotta contro la diffusione del virus, con uno sforzo immane di tutto il sistema sanitario nazionale e delle autorità nazionali e locali, del personale medico e scientifico, delle strutture della Protezione civile, degli uomini e delle donne preposti ai controlli e alla sicurezza, e in generale con un sacrificio richiesto a tutta la popolazione e al paese in un momento così grave che non ha precedenti nelle storia recente. L’Italia, misurandosi per prima in Europa con questa crisi, ha scelto una strada di rigore e fermezza nelle misure adottate, nel senso della responsabilità collettiva e individuale, finalizzate a  tutelare la salute pubblica e la sicurezza senza sminuire il senso democratico del paese e del vivere civile. Una scelta che tutto il paese, responsabilmente, deve adesso sostenere in nome del bene comune e dell’unità nazionale, a prescindere dalle differenze politiche.

Ma i numeri della diffusione del virus anche nel resto dei paesi europei si aggravano di ora in ora e non lasciano affatto spazio alla tranquillità. Occorrerà quanto prima che la UE metta in campo misure davvero senza precedenti, in grado di aiutare i paesi coinvolti, armonizzare i provvedimenti dei singoli stati, e contrastare gli effetti gravissimi di questa pandemia non solo sul piano sanitario, dove molto dipende dai singoli stati, ma anche a livello economico e finanziario.

Indubbiamente la pandemia di Covid-19 sta già oggi avendo effetti non solo sanitari e sociali molto rilevanti in tutto il mondo, ma sta producendo ripercussioni serie anche a livello economico, politico e geopolitico. Di questi effetti e di queste conseguenze continueremo a parlare anche sul nostro blog, per mantenere alta l’attenzione su un fatto nuovo e improvviso che sta cambiando le nostre vite e il nostro mondo. Seguiremo la gravità della crisi in atto, e oltre a fare il nostro dovere come cittadini rispettando prescrizioni e raccomandazioni, continueremo a esprimere il nostro sostegno alle autorità e alle istituzioni nazionali e internazionali, al mondo scientifico e medico, a tutti gli uomini e alle donne in prima linea in questa battaglia. Sostenere in questo momento tutti gli sforzi che il nostro paese sta facendo per vincere questa sfida diventa sempre più importante.


[1] http://www.governo.it/it/articolo/coronavirus-conte-firma-il-dpcm-11-marzo-2020/14299

[2] Fonte sito del Ministero della Salute

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