Emergenza Covid nel mondo: continua la diffusione del virus

Mentre in Europa si cerca di passare alla “Fase 2”, nel resto del mondo il contagio continua ad aumentare e la crisi economica, oltre a quella sanitaria, preoccupano sempre di più. Soprattutto nei paesi più poveri.

A distanza ormai di alcuni mesi dall’inizio dell’epidemia in Asia, il virus SARS-Cov2 è diffuso in tutto il mondo. Mentre in molti paesi europei, compresa l’Italia, faticosamente si tenta di dare avvio, con molte preoccupazioni, alla Fase 2 e le principali attività economiche e sociali stanno via via riaprendo o riprendendo, in molte aree del globo, a partire dalle Americhe o dalla Russia, i contagi continuano a salire in maniera esponenziale, mentre in altre le preoccupazioni sulla crescita dell’epidemia sono altissime.

Un’occhiata agli ultimi aggiornamenti. Secondo i dati pubblicati il 21 maggio 2020 sul sito del Ministro della Salute italiano[1] la situazione internazionale vede quasi 5 milioni di casi confermati dall’inizio dell’epidemia nel mondo ( 4.864.881 casi ) e circa 321.818 morti.

In Cina, primo paese colpito dall’epidemia, i casi confermati  a oggi sono 84.507 mentre in Europa, seconda area colpita dall’inizio della pandemia, secondo gli ultimi dati OMS, del 20 Maggio, avremmo quasi 2 milioni di casi confermati, (1.931.263 casi) con una stima di 169.083 deceduti.

Rispetto però ai primi giorni dell’epidemia in Europa, quando Italia, e poi Spagna e Francia divennero i paesi colpiti più rapidamente, oggi la situazione sul Vecchio continente sta cambiando e infatti l’Italia è da diversi giorni ormai non più il paese con più contagiati e nemmeno quello con più decessi. Infatti, il paese dove il contagio si è diffuso di più in Europa, e che continua a crescere, è la Russia, con 308.705 casi, seguita dal Regno Unito con 248.318, che ha anche al momento il primato dei deceduti. Di seguito Spagna, Italia, Germania, Francia tra i più colpiti. In Italia però, al momento, negli ultimi giorni si sono registrati un numero sempre più basso di nuovi casi.

In gran parte dei paesi dell’Europa, nonostante la pressione sociale derivante dalla crisi economica che con l’epidemia è esplosa, si sta cercando di far ripartire il grosso delle attività economiche. La preoccupazione per una recessione globale è particolarmente sentita in tutto il mondo, e già oggi, anche paesi ricchi ed economicamente solidi come quelli europei, devono fare i conti con il pesante conto che la pandemia, pur diminuendo la sua intensità, sta presentando a livello socio-economica ai governi. Senza dimenticare l’impatto grave che l’emergenza ha avuto e sta avendo ancora sui sistemi sanitari nazionali e locali.

Ma se si spera che il peggio stia in molti paesi passando, come l’esperienza asiatica ci insegna, visto quanto accaduto in alcuni dei paesi dell’estremo oriente colpiti, la guardia  e le attenzioni contro la diffusione del virus non vanno abbassate, poiché i rischi di ondate di ritorno e di una nuova diffusione con la ripresa delle attività economiche e pubbliche è sempre presente. E lo resterà, probabilmente, almeno fino a quando non saranno pronte cure efficaci e sopratutto un vaccino.

Quello che però continua a preoccupare è la diffusione del virus anche nella altre regioni del mondo. Con il caso del Brasile, paese che nelle ultime ore ha visto un’autentica esplosione di casi, diventando uno dei più colpiti nel mondo, con più di 270 mila casi. Nel Nord America, ovviamente, gli USA rimangono il paese più colpito, con un numero di casi elevatissimo, che lo rende al momento anche il paese al mondo con più casi, circa 1.500.000 contagi e una stima di circa 90 mila deceduti.

Preoccupano, ovviamente, anche le notizie, in alcuni casi poco chiare, che arrivano anche da altre regioni del globo, in particolare dai paesi e dalle aree più fragili, come l’Africa, o da quanto sta avvenendo per esempio anche in alcuni paesi del Medio Oriente. Turchia e Iran a oggi sono tra i paesi più colpiti al mondo, secondo i dati dell’OMS[2], ma negli ultimi tempi anche l’India è cresciuta e si è inserita nella lista dei paesi con più contagi, superando abbondantemente i 100 mila. Le condizioni però di intere aree dell’Africa o di altri paesi del Medio Oriente, fanno temere che la diffusione del contagio possa anche essere più grave di quanto a oggi confermato o comunque, soprattutto nelle aree più arretrate e rurali o in quelle coinvolte in conflitti armati, possa essere nelle prossime settimane difficilmente controllato.

Alcuni paesi più fragili, con istituzioni statuali deboli, o anche in piena crisi, privi del supporto interno di sistemi sanitari nazionali efficienti, potrebbero essere già oggi alle prese con una diffusione del virus peggiore di quanto rilevato e, in prospettiva, minacciati dal rischio di un contagio sempre più massiccio e drammatico. Se l’emergenza derivante dalla pandemia ha così pesantemente gravato sui sistemi sanitari efficienti e all’avanguardia come quelli europei ( i paesi europei più colpiti hanno comunque alcuni dei migliori sistemi sanitari e di tutela della salute pubblici al mondo) è possibile immaginare cosa potrebbe accadere con una diffusione dell’epidemia massiccia per esempio nei paesi africani. Dove i sistemi sanitari sostanzialmente in molti casi sono limitati e poco efficienti.

La pandemia, in questi sistemi già deboli, potrebbe avere ricadute pesantissime non solo rispetto a una diffusione incontrollata e alla sue conseguenze sanitarie sulla popolazione, ma anche sul piano politico e istituzionale, mettendo ancora di più a rischio governi già deboli o divisi. Già oggi, anche a livello economico, sta avendo effetti drammatici, dati dal blocco globale e dalla recessione economica internazionale che se è pesante nei paesi europei e più ricchi, può diventare ancora più drammatica nei paesi più poveri. Con i rischi di disordini sociali, conflitti, e anche nuove ondate migratorie.

La diffusione dell’epidemia è ancora oggi in atto e l’emergenza nel mondo, al momento, non è terminata. La aree colpite a inizio della crisi, oggi stanno in alcuni casi cercando di risollevarsi e tornare, con molte difficoltà, verso una sorta di nuova normalità, comunque condizionata dalla presenza del virus. Ma vi sono ancora molte regioni e paesi in piena crisi, o altri dove la crisi potrebbe peggiorare improvvisamente, dove è ancora più incerto cosa nei prossimi giorni potrà accadere.


[1] http://www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus/dettaglioContenutiNuovoCoronavirus.jsp?lingua=italiano&id=5338&area=nuovoCoronavirus&menu=vuoto

[2] https://covid19.who.int/

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