2 Giugno: la Festa della Repubblica e il rilancio del paese

Le parole del Presidente Mattarella aiutano a cogliere il senso più profondo che le celebrazioni del 2 giugno, questo anno, possono avere.

Questo anno la Festa del 2 giugno non potrà essere celebrata a Roma, come nel resto del paese, con le consuete manifestazioni pubbliche. La tradizionale parata sui Fori Imperiali è sostituta da una più breve e semplice manifestazione all’Altare della Patria, alla presenza delle più importanti autorità istituzionali, a partire dal Presidente delle Repubblica.

A causa della pandemia, in questa delicata fase di ripartenza del paese dove ancora molte attività pubbliche sono impossibilitate o limitate, questa Festa della Repubblica dovrà tenersi in una maniera diversa dal solito, ma non per questo priva di significati e di valore. Anzi, probabilmente, dato il momento storico, alla luce di quanto vissuto in questi mesi dall’Italia e dagli Italiani, è giusto che questa festa possa diventare l’occasione per celebrare l’orgoglio repubblicano e lo spirito democratico del paese, l’unità nazionale e le sue istituzioni, insieme al ricordo del sacrificio fatto dal paese intero, il ricordo di chi ha pagato il prezzo più alto, in questa drammatici mesi, e l’impegno di chi in prima linea si è battuto, e continua a farlo anche in questi giorni, contro un nemico invisibile ma terribile che da mesi ha colpito l’Italia e il mondo intero.

Il 2 giugno del 1946 l’Italia sceglieva di diventare una Repubblica ed eleggeva l’Assemblea costituente che avrebbe scritto la nuova costituzione repubblicana. Come ha ricordato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, le forze politiche del dopoguerra, per quanto distanti e divise tra loro, seppero trovare in maniera unitaria, per il bene del paese, le ragioni comuni per poter condividere i valori costituzionali della nascente Repubblica.

Nel giugno del 1946, in un paese ancora pesantemente ferito dal dolore e dalla tragedia della guerra, cosparso di macerie, finita da poco l’esperienza terribile della dittatura fascista, finalmente gli Italiani tornavano ad esprimere la propria libera scelta elettorale e politica, e per la prima volta nella storia anche le donne italiane potevano farlo. Il 2 giugno da allora è la data che simboleggia la festa della Repubblica italiana: la data del nuovo inizio della nostra storia democratica. Allora, significò anche l’inizio della ripresa e della ricostruzione del paese.

Il Presidente Mattarella, nel suo discorso tenuto in occasione del Concerto dedicato alle vittime del Coronavirus nel 74° anniversario della Festa della Repubblica, celebrando lo spirito unitario del 2 giugno e ricordando come 74 anni fa fu proprio lo spirito costituzionale repubblicano a cementare l’unità del paese nello sforzo di rinascita nazionale, ha giustamente contestualizzato il senso profondo di questa ricorrenza al momento che il paese sta vivendo, allo sforzo che sta facendo per uscire dalla gravità della crisi vissuta in questi mesi, al ricordo di chi non c’è più, all’impegno ancora necessario nel condurre la lotta contro il virus. Adesso, sostiene il Presidente, “Possiamo assumere questa giornata come emblematica per l’inizio della nostra ripartenza*”. E ha poi affermato “Dobbiamo avere piena consapevolezza delle difficoltà che abbiamo di fronte. La risalita non sarà veloce, la ricostruzione sarà impegnativa, per qualche aspetto sofferta. Serviranno coraggio e prudenza. Il coraggio di guardare oltre i limiti dell’emergenza, pensando al futuro e a quel che deve cambiare.”

Giustamente questo 2 giugno può diventare il simbolo della ripartenza dell’Italia. Una ripartenza segnata dalla prudenza e dall’attenzione. Resa possibile dal sacrificio di chi si è battuto il prima linea contro il virus e dai sacrifici fatti da tutto il paese. Una ripartenza che non può dimenticare chi purtroppo ha sofferto di più per questa emergenza. Una ripartenza difficile, faticosa, ma che è indispensabile per l’economia nazionale, le famiglie, il lavoro, l’istruzione, la cultura, il paese tutto. Ma come il Presidente Mattarella ha giustamente ricordato tutti noi siamo oggi obbligati a uno sforzo unitario per rilanciare il paese, in nome dell’interesse nazionale e del bene comune, perchè, “Siamo tutti chiamati a un impegno comune contro un gravissimo pericolo che ha investito la nostra Italia sul piano della salute, economico e sociale.

L’Italia deve ritrovare unità e condivisione, al di la delle differenze e della normale dialettica politica,  a partire dal senso più profondo proprio della Festa della Repubblica. Al di là di polemiche e divisioni di parte, in nome “dell’unità morale, della condivisione dell’unico destino” come dice il Presidente.

Guardando alla sfida che abbiamo davanti, in questo sforzo necessario per far ripartire il Paese dopo i sacrifici dei mesi scorsi, l’Italia dovrà contare sulle sue migliori energie interne, e potrà anche contare sulla solidarietà e la vicinanza dei paesi alleati, dell’Unione Europea, della NATO, come testimoniato anche dalle decisioni prese negli ultimi giorni. In questa fase delicata abbiamo il dovere, e la necessità, di rilanciare l’economia nazionale, sostenere imprese e lavoratori, famiglie e giovani, scegliendo gli investimenti giusti e più opportuni, destinando le risorse necessarie nei settori indispensabili al paese, rimboccandoci le maniche, come altre volte nella storia gli Italiani hanno dimostrato di saper fare. Il prezzo che l’Italia, non da sola, sta pagando da questa crisi è già alto, e sarà per questo fondamentale un grande impegno perché il paese possa riprendersi. Per questi motivi, proprio data la difficoltà del momento, per vincere la sfida che abbiamo davanti sarà necessario il contributo personale di ognuno e l’unità di tutti.

Come nel 1946, quando la Repubblica fu fondata e il paese ricostruito, siamo certi che lo spirito incarnato dalla Festa della Repubblica possa aiutarci nei prossimi mesi per far tornare l’Italia più forte e più unita.


Fonte immagine sito Difesa.it

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