Ricadute ed effetti del Coronavirus in Iran

Le conseguenze del Covid in Iran tra disinformazione, fake news e prove di forza, in momento di forte incertezza economica e politica. L’analisi di Francesco Conti

Gli ultimi mesi non sono stati certamente positivi per la Repubblica Islamica dell’Iran, sia per quanto riguarda la sua immagine all’estero e la sua legittimità interna. La decisione dello scorso novembre aumentare il costo del carburante ha scatenato estese proteste di piazza, alle quali il governo ha risposto con la repressione, guidata dalle milizie paramilitari dei Basij, che potrebbe aver causato circa 1500 morti, oltre a molteplici violazioni dei diritti umani.[1] All’inizio del nuovo anno, invece, dopo mesi di escalation da parte delle milizie irachene proxies di Teheran, gli Stati Uniti hanno reagito eliminando con un drone strike il generale Qassem Soleimani, responsabile militare della politica estera iraniana, soprattutto nel teatro siro-iracheno e fidato intimo dell’Ayatollah Khamenei.[2] La risposta iraniana, lungi da dimostrare la forza militare del regime, ne ha invece dimostrato la debolezza: l’abbattimento per errore di un aereo civile da parte della contraerea iraniana e l’iniziale tentativo di negare la responsabilità per l’accaduto hanno causato dure reazioni da parte della comunità internazionale e nuove proteste interne. Come se ciò non bastasse a febbraio il paese è stato duramente colpito dall’emergenza del COVID-19, nonostante uno dei sistemi sanitari migliori della regione mediorientale. Tralasciando lo stato critico dell’economia, indebolita dalle sanzioni internazionali (e specialmente da quelle statunitensi) e l’isolamento politico del paese, il problema del coronavirus in Iran è stato anche aggravato dalla poca trasparenza delle istituzioni riguardo l’entità dei contagi nel paese che, secondo Rick Brennan dell’Organizzazione Mondiale della Sanità potrebbero essere cinque volte superiori dei dati ufficiali.[3]

In Iran, similmente alla Repubblica Popolare Cinese, le autorità al vertice dello stato avevano già conoscenza del virus ben prima dell’annuncio ufficiale, avvenuto nella Repubblica Islamica il 19 febbraio.[4] Come spiegato dal prof. Mayer (docente della Link University) “è molto più facile che nelle fasi iniziali (decisive per bloccare i contagi) le dittature e/o le cosiddette semi democrazie accumulino ritardi e colpevoli sottovalutazioni nella percezione dei rischi”.[5] Il motivo del ritardo per la l’Iran sarebbe dovuto soprattutto a motivazioni politiche, legate a due eventi molto importanti per “il regime degli ayatollah” e la sua legittimazione. Il primo di essi è avvenuto l’undici febbraio, con le celebrazioni per il quarantunesimo anniversario della Rivoluzione Islamica, con la commemorazione del ritorno di Ruhollah Khomeini dal suo esilio in Francia e il rovesciamento della dinastia Pahlavi, avvenuto proprio l’undici febbraio del 1979. Il secondo sono state invece le elezioni legislative tenutesi il ventuno febbraio, che, come previsto, hanno portato al successo dei conservatori a dispetto dei riformisti. Ciò è avvenuto anche grazie al basso tasso di affluenza, soprattutto fra la fascia più giovane della popolazione e nella Provincia di Teheran, entrambe storicamente più orientate per i secondi. Tutti e due gli episodi hanno inevitabilmente portato al raggrupparsi di numeri considerevoli di individui in spazi limitati, una vera manna per la diffusione del virus. Tale ritardo però, ha finito per mietere vittime anche fra importanti esponenti della Repubblica Islamica, compresi diversi mullah, politici conservatori di lungo corso come Fatemeh Rahbar e Hossein Sheikholeslam (il quale aveva partecipato, da studente, alla crisi degli ostaggi americani in Iran) e anche diversi comandanti del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (i cosiddetti pasdaran), tra cui il generale Nasser Sha’bani.[6]

In Iran, così come nel Medio Oriente più in generale, le teorie cospirazioniste abbondano, soprattutto quelle che coinvolgono gli ebrei e/o lo stato di Israele.[7] Lo stesso Leader Supremo della Repubblica Islamica, Ali Khamenei ha menzionato una teoria cospirazionista, che avrebbe avuto origine in Cina, secondo la quale il Covid-19 sarebbe una creazione statunitense. Inoltre, Khamenei ha anche rifiutato pubblicamente l’assistenza medica americana, con la motivazione che la stessa possa essere usata per agevolare volontariamente la diffusione del virus fra la popolazione iraniana.[8] In quest’ ottica cospirazionista si potrebbe vedere anche l’espulsione del personale della ONG umanitaria Medici Senza Frontiere, rispediti sommariamente a casa nonostante la situazione emergenziale in Iran,[9] probabilmente per il timore che  possano essere utilizzati come spie o agenti di influenza da potenze straniere, magari al soldo degli Stati Uniti (detti anche “il Grande Satana” o Shaytan-e Bozorg) o di Israele (“il Piccolo Satana” o Shaytan-e Kuchack). Le teorie cospirazioniste hanno preso direttamente di mira Israele con la creazione dell’hashtag Twitter #Covid1948 (l’anno della fondazione dello stato ebraico) utilizzato da trolls. La strumentalizzazione del coronavirus in ottica antisemita accomuna, in questo periodo, anche due mondi molto lontani: i fondamentalisti del regime iraniano e i gruppi estremisti di estrema destra europei e statunitensi.

A riprova della pericolosità delle fake news, soprattutto in un periodo emergenziale come questo dove l’emotività umana può prendere facilmente il sopravvento a discapito della razionalità, in Iran ci sono state centinaia di morti per avvelenamento da alcol, dopo che era circolata la notizia fra i social media che il metanolo avesse proprietà curative nei confronti del COVID-19.[11] Una simile fake news era circolata anche nei paesi occidentali, dove, nello specifico, veniva consigliato di  bere candeggina per guarire dal virus.[12] Tale problema ha avuto conseguenze più dannose in Iran anche per la facile disponibilità di alcool di contrabbando nel paese (essendone ovviamente proibita de jure la vendita ed il consumo),  caratterizzato per la bassa qualità e quindi potenziale pericolosità. Inoltre, il periodo dell’epidemia ha coinciso anche con le celebrazioni del Nowruz, il capodanno persiano, dove aumenta il consumo di alcol proveniente dal mercato nero e con esso, anche i casi di avvelenamento. Tutto ciò, ovviamente, in un sistema ospedaliero già estremamente provato dall’emergenza Coronavirus.[13] Una seconda fake news, sempre su una possibile cura al Covid-19, è stata propagata da un membro del clero iraniano, Abbas Trabizan, uno degli esponenti più di spicco della medicina tradizionale iraniana, un sistema che non si basa sul metodo scientifico ma bensì sull’interpretazione di testi religiosi e manuali, questi ultimi spesso considerati obsoleti da centinaia di anni.[14] Il rimedio in questione riguardava un unguento a base di olio di violetta, ovviamente privo di alcuna proprietà curativa.[15] Nonostante il fatto che Trabizan ed i suoi metodi controversi siano stati più volte sconfessati da stessi appartenenti al clero sciita, la medicina tradizionale iraniana gode ancora di seguito popolare, anche grazie al supporto di cui gode fra alcuni importanti membri dell’establishment e per la sua presenza in televisione e sui social.

Fattore che potrebbe aver contribuito alla propagazione del virus in Iran si ritiene possa essere collegato alla compagnia aerea privata Mahan Air, considerata dal Dipartimento di Stato americano come una vera e propria attività di copertura per il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica e per tale motivo sotto sanzioni per “supporto materiale al terrorismo”, nello specifico per aver trasferito in Siria personale e mezzi della Forza Quds,[16] l’unità dei pasdaran responsabile per le attività, di solito asimmetriche e non convenzionali, in territorio estero.[17] Ebbene, Mahan Air continuato ad effettuare voli diretti in Cina anche successivamente allo scoppio dell’epidemia (in seguito pandemia). I rapporti fra Teheran e Pechino vanno oltre all’altresì importantissimo commercio e ad un’asse strategica anti-Washington, ma hanno anche “natura religiosa”. Il governo cinese, infatti, manda un numero considerevole dei propri imam a formarsi nei prestigiosi seminari iraniani, su tutti quello della città di Qom, dove viene loro impartita un’educazione religiosa secondo la dottrina giurisprudenziale (o fiqh) sciita ja’farita, il credo ufficiale della Repubblica Islamica,[18] tutto questo in un’ottica di divide et impera in chiave religiosa: la  maggior parte dei musulmani cinesi (che ammontano a circa 25 milioni)[19] sono infatti sunniti, compresi gli Uyguri, considerati un vero e proprio problema per la sicurezza nazionale cinese. Le stesse autorità iraniane hanno affermato come l’arrivo del COVID-19 sia connesso alla presenza di studenti religiosi provenienti dalla Cina, con la città di Qom epicentro dell’epidemia nel paese.[20] Inoltre, Qom è anche una delle principali città sante per gli sciiti (la quarta per importanza nel mondo, seconda solo a Najaf e Kerbala in Iraq e a Mashhad sempre in Iran),[21] fattore che la rende una popolare meta di pellegrinaggio e che ha fatto inizialmente dilagare il virus nella zona per poi espanderlo a tutte e trentuno le province della nazione. Inoltre, l’aumento dei contagi potrebbe essere anche stato aggravato dal ritardo con cui le autorità religiose hanno chiuso al pubblico i mausolei sciiti (cosa mai successa nella storia della Repubblica Islamica) e annullato le preghiere e gli eventi religiosi in città.[22] La situazione a Qom si sarebbe aggravata a tal punto che le autorità hanno dovuto ricorrere all’espansione del cimitero locale per far spazio al crescente numero di vittime.[23]

Nonostante il paese sia uno dei più colpiti dalla pandemia, il regime iraniano ha continuato con le sue classiche attività di “show of force”, combinando, sempre secondo la sua dottrina strategica ufficiale, operazioni sia tradizionali che asimmetriche, per evitare di dare all’esterno (soprattutto ai paesi del Golfo) una debole immagine di sé. Sul fronte interno, nonostante le raccomandazioni dell’OMS sul distanziamento sociale e contro gli assembramenti, i Pasdaran hanno condotto massicci esercizi militari nella capitale in chiave anti guerra biologica, ma che paradossalmente potrebbero aver facilmente contribuito ad ulteriori contagi di coronavirus.[24]. Per quanto riguarda il fronte del Golfo Persico, dove le tensioni sono alte già più da un anno, quando il 20 giugno 2019 quando l’IRGC decise di abbattere uno drone Global Hawk della United States Navy (nella versione utilizzata per missioni di sorveglianza marittima) che, secondo le dichiarazioni ufficiali di Teheran, aveva violato lo spazio areo iraniano, le forze navali dei pasdaran hanno svelato, a fine maggio, nuove versioni potenziate, delle loro motocannoniere missilistiche.[25] Inoltre, tra il 16 e il 17 giugno, unità di artiglieria delle forze di terra delle Guardie Rivoluzionarie hanno condotto operazioni di bombardamento in territorio iracheno,[26] contro basi del Partito Democratico del Kurdistan Iraniano, partito separatista impegnato in un’insorgenza a bassa intensità contro lo stato centrale fin dalla rivoluzione Khomeinista. Tutto ciò mentre il paese registrava un nuovo picco di casi di coronavirus in dieci delle trentuno provincie, inclusa quella del Kurdistan, a confine delle aree bersagliate dai pasdaran. L’operazione di artiglieria potrebbe essere stata una risposta armata all’uccisione, avvenuta il mese precedente, di tre membri delle Guardie (tra cui un colonnello) da parte di miliziani curdi, in una zona vicina al confine con l’Iraq.[27]

Nonostante il periodo di crisi legato al coronavirus, la Repubblica Islamica ha continuato con la sua politica di ingaggiare Israele in modo asimmetrico. A fine aprile, hackers sempre affiliati al Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica hanno infettato con un malware i comandi di un sistema idrico in Israele, senza però causare seri danni all’erogazione del servizio. La risposta da parte di Tel Aviv è però avvenuta prontamente e ha causato danni ben maggiori dell’attacco iraniano, portando di fatto alla paralisi del trafficato porto di Bandar Abbas per tre giorni.[28] Secondo analisti del governo statunitense, gli attacchi cyber alle infrastrutture critiche da parte dell’Iran sarebbero anche aumentati di intensità dopo l’uccisione del generale Qasem Soleimani, ex capo della Forza Quds, da parte di un drone USA lo scorso gennaio.[29] Ma lo scontro con Israele, non è rimasto confinato al reame del cyberwarfare nemmeno in questa fase di pandemia globale. Nel teatro siriano, infatti, l’aviazione di Tel Aviv ha continuato a bersagliare obiettivi militari legati alle milizie filo-iraniane, spesso depositi di armi e munizioni, con l’ottica di prevenire un “trinceramento” a lungo termine dell’Iran,[30] anche con il supporto di proxies armati sciiti (come Hezbollah libanese e iracheno, la milizia Fatemiyoun afghana e quella Zeinabiyoun pakistana), nel paese di Assad, confinante proprio con lo stato di Israele. Proprio il Libano, l’Iraq, l’Afganistan ed il Pakistan hanno avuto casi di coronavirus riconducibili al cluster iraniano, con tali milizie sciite che avrebbero giocato un ruolo nello spargere dell’infezione nei loro paesi natali.

In modo simile al regime iraniano, anche gli Houti, che si oppongono militarmente governo yemenita e sono alleati di Teheran nello scacchiere della Penisola Araba, hanno puntato il dito verso i propri nemici, arrivando a dichiarare, a fine marzo, che, in caso di arrivo del virus nel paese avrebbero incolpato gli Emirati Arabi Uniti, partner delle forze saudite nella campagna militare “Tempesta Decisiva”, orchestrata da Mohammed bin Salman, principe ereditario di casa Saud, a supporto del governo di al-Hadi. Il COVID-19 sarebbe arrivato nella prima metà di aprile, facendo registrare, in una nazione con un sistema sanitario al collasso dopo anni di guerra, uno dei tassi di mortalità più alti in assoluto.[31] Lo stesso canale televisivo al-Masirah (affiliato agli Houti) ha mostrato come il coronavirus possa essere facilmente strumentalizzato per fini politici: da un lato non vengono menzionate le tristi cifre dell’epidemia in Iran, dall’altro vengono fortemente applauditi gli sforzi del governo di Teheran nel combattere il coronavirus,[32] nonostante le restrittive misure sanzionatorie a cui è sottoposto il paese, da parte degli Stati Uniti, dell’ONU e anche dall’Unione Europea.[33]

Quella contro il COVID-19 è una vera e propria guerra e, come disse il politico britannico Philip Snowden: “in guerra la prima vittima è la verità”.[34] Frase ancora più vera nei regimi illiberali.

Francesco Conti


[1]Special Report: Iran’s leader ordered crackdown on unrest – ‘Do whatever it takes to end it’”, Reuters, 23 dicembre 2019, disponibile su https://www.reuters.com/article/us-iran-protests-specialreport/special-report-irans-leader-ordered-crackdown-on-unrest-do-whatever-it-takes-to-end-it-idUSKBN1YR0QR

[2] Soufan Ali, “Qassem Soleimani and Iran’s Unique Regional Strategy”, CTC Sentinel, Novembre 2018, p. 2

[3] Saavedra Ryan, “W.H.O. Doctor Paints Grim Picture Of Coronavirus Outbreak In Iran”, Dailywire, 17 marzo 2020, disponibile su https://www.dailywire.com/news/w-h-o-doctor-paints-grim-picture-of-coronavirus-outbreak-in-iran

[4] Wood Graeme, “Iran Has Far More Coronavirus Cases Than It Is Letting On”, The Atlantic, 9 marzo 2020, disponibile su https://www.theatlantic.com/ideas/archive/2020/03/irans-coronavirus-problem-lot-worse-it-seems/607663/

[5] Mayer Marco, “Regimi illiberali e democrazie. Ecco chi combatte meglio il coronavirus”, Formiche, 16 marzo 2020, https://formiche.net/2020/03/coronavirus-democrazie-dittature/

[6] Radio Farda, “Another Iran Revolutionary Guards Senior Officer Dies Of Coronavirus”, 13 marzo 2020, disponibile su https://en.radiofarda.com/a/another-iran-revolutionary-guards-senior-officer-dies-of-coronavirus/30486886.html

[7] Mottale Morris M., “Persiani che Odiano gli Ebrei” in Limes Rivista Italiana di Geopolitica, America Contro Iran, 1/2020, pp. 79-83

[8]Iran leader refuses U.S. help, citing virus conspiracy theory”, Politico, 22 marzo 2020, disponibile su https://www.politico.com/news/2020/03/22/coronavirus-iran-conspiracy-theory-141188

[9] Al -Monitor Staff, “Iran tells Doctors Without Borders to leave despite worsening epidemic” Al-Monitor, 24 marzo 2020, disponibile su https://www.al-monitor.com/pulse/originals/2020/03/iran-doctors-without-borders-msf-coronavirus.htm

[11] Trew Bel, “Coronavirus: Hundreds dead in Iran from drinking methanol amid fake reports it cures disease”, The Independent, disponibile su https://www.independent.co.uk/news/world/middle-east/iran-coronavirus-methanol-drink-cure-deaths-fake-a9429956.html?utm_source=reddit.com

[12] Marro Enrico, “Da Big Pharma alla guerra batteriologica cinese: le 8 bufale sul coronavirus”, Il Sole 24 Ore, 28 marzo 2020, disponibile su https://www.ilsole24ore.com/art/da-big-pharma-guerra-batteriologica-cinese-8-bufale-coronavirus-ACHSswJB

[13] Benjamin Medea, “Inside Iran: The Real History and Politics of the Islamic Republic of Iran” OR Books, 2018, p. 70

[14] Aramesh Kiarash, pp. 317-318

[15] Faghihi Rohollah, “A cleric’s cure for coronavirus becomes butt of jokes in Iran”, Al-Monitor, 10 marzo 2020, disponibile su https://www.al-monitor.com/pulse/originals/2020/03/bizarre-cures-for-coronavirus-in-iran.html

[16] Ostovar Afshon, “Vanguard of the Imam: Religions, Politics and Iran’s Revolutionary Guards”, Oxford University Press, 2016, p. 208

[17] U.S. Department of State, “Iran’s Material Support for Terrorism”, 24 gennaio 2019, disponibile su https://www.state.gov/irans-material-support-for-terrorism/

[18] Costituzione della Repubblica Islamica dell’Iran, art. 12

[19] Martin Richard C. et al, “Encyclopedia of Islam and the Muslim World”, seconda edizione, Gale, 2016, p. 209

[20] Fazeli Yaghoub, “Coronavirus spread to Qom through Chinese Nationals: Iranian health ministry official”, Al Arabiya English, 25 marzo 2020, disponibile su https://english.alarabiya.net/en/News/middle-east/2020/03/25/Coronavirus-spread-to-Qom-through-Chinese-nationals-Iranian-health-ministry-official

[21] Ovviamente, le città più importanti per i musulmani, indipendentemente dalla loro denominazione, sono in primis Mecca e Medina

[22] Carrer Gabriele, “Perché non saranno tolte le sanzioni all’Iran (nonostante il Covid-19)”, Formiche, 26 marzo 2020, disponibile su https://formiche.net/2020/03/sanzioni-iran-coronavirus/

[23] Cunningham Erin & Bennett Dalton, “Coronavirus burial pits so vast they’re visible from space”, The Washington Post, 12 marzo 2020, disponibile su https://www.washingtonpost.com/graphics/2020/world/iran-coronavirus-outbreak-graves/

[24] Tony Blair Institute for Global Change, “Snapshot: How extremist groups are responding to Covid-19”, 9 aprile 2020, p. 4

[25] Nadimi Farzin, “Iran Signals a Toughened Stance by Adding to Its Naval Arsenal”, The Washington Institute for Near East Policy, 18 giugno 2020,

[26]UAE condemns Turkish and Iranian military interventions in Iraq”, Al Monitor, 18 giugno 2020, disponibile su https://www.al-monitor.com/pulse/originals/2020/06/uae-condemns-turkey-iran-military-actions-iraq-kurdistan.html

[27]IRGC soldiers killed in Kurdish area of Iran”, Al Monitor, 6 maggio 2020, disponibile su https://www.al-monitor.com/pulse/originals/2020/05/irgc-killed-kurdistan-province-iran.html

[28] Dambruoso Stefano, “Il cyberterrorismo ai tempi del Covid-19. L’analisi di Dambruoso”, Formiche, 7 giugno 2020, disponibile su https://formiche.net/2020/06/cyberterrorismo-ai-tempi-del-covid-19-lanalisi-dambruoso/

[29] Fixler Annie, “The Cyber Threat from Iran after the Death of Soleimani”, CTC Sentinel, febbraio 2020, p. 20

[30] Uskowi Nader, “Temperature Rising: Iran’s Revolutionary Guards and Wars in the Middle East”,Rowman & Littlefield, 2019, pp. 88-90

[31] Secondo i dati ufficiali del profilo Twitter dello Yemen Supreme National Emergency Committee for Covid19, al 25 giugno vi sarebbero 1076 casi con 288 decessi.

[32] Almasirah Media Network, “Rouhani: Tahran Would Provide Aid to Any Country Requests Help for Fighting COVID-19”, 25 marzo 2020, disponibile su https://english.almasirah.net/details.php?es_id=11912&cat_id=2

[33] Consiglio Europeo/Consiglio dell’Unione Europea, “Misure restrittive dell’UE nei confronti dell’Iran”, ultima modifica 9 aprile 2019, disponibile su https://www.consilium.europa.eu/it/policies/sanctions/iran/

[34] La frase è spesso falsamente attribuita al drammaturgo greco Eschilo

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