Emergenza sanitaria e crisi economica: come e dove la pandemia di Covid-19 colpisce di più

Come la pandemia di Covid-19 continua la sua diffusione nel mondo e dove sta producendo gli effetti più gravi. India e Brasile i paesi più colpiti insieme agli USA

L’emergenza pandemica su scala globale continua a preoccupare non solo per la crescita costante dei dati relativi ai contagi e ai decessi in molti paesi, ma anche per gli effetti socioeconomici sempre più gravi che la crisi pandemica sta avendo potrebbe avere.

Quali sono pesi e regioni piu colpite?

In Europa a 6 mesi dall’inizio dell’emergenza, da quando l’OMS ha dichiarato “ufficialmemte” l’inizio della Pandemia, dopo una flessione che aveva attenuato la gravità della crisi nel Vecchio continente, nelle ultime settimane la diffusione del Coronavirus è tornata a crescere in alcuni paesi mentre è rimasta costante ed elevata in altri continenti più colpiti. In Europa la crescita estiva del virus si è verificata in alcuni paesi balcanici,in Grecia e in Europa orientale, ma poi la diffusione del contagio è tornata a crescere progressivamente anche in Spagna e Francia e anche in altri paesi dell’Eurozona. Seppur con numeri molti diversi dalla fase più acuta della crisi e minori rispetto ai paesi vicini, anche in Italia si sono registrati incrementi dei dati rispetto all’inizio dell’estate. Vale lo stesso anche per altri paesi europei, dove comunque a prescindere dai focolai si sta cercando di evitare nuovi lockdown per permettere anche all’economia di non subire nuovi pesanti danni. Al momento in Europa si contano più di 4 milioni di contagiati, dall’inizio della crisi, e più di 200 mila morti.
Ma l’emergenza più grave al momento sembra riguardare soprattutto altre aree del globo e altri paesi. In particolare, oltre agli Stati Uniti, i paesi più colpiti dalla diffusione del virus sono oggi l’India, il Brasile e la Russia. Il continente americano è nel suo complesso la regione del mondo più colpita, con più di 14 milioni di contagiati e 400 mila decessi. Il totale globale dei contagi supera ormai i 27 milioni, e più di 800 mila i deceduti: nel dettaglio dei paesi più colpiti vi sono gli USA, che al momento superano i 6 milioni di contagiati da soli e più 180 mila morti, seguiti da Brasile e India, entrambi con più di 4 milioni di contagiati, anche se con numeri diversi di decessi. Oltre alla Russia che ha superato un milione di contagi, sono da segnalare per la gravità della diffusione del virus anche altri paesi, come il Perù, il Messico, l’Argentina, la Colombia, il Sud Africa . Anche tutta l’area del Mediterraneo orientale e del Medio Oriente non è immunne alla diffusione del virus. Questa regione, anche per le condizioni particolari di instabilità e tensioni in cui versa, e per la presenza di alcuni gravi crisi ed emergenze, si pensi a Siria e Libano, ha visto una costante crescita di contagi in molti suoi paesi. Si tratta, come è noto, di un’area dove i sistemi sanitari nazionali non sono sempre adeguati all’emergenza. In alcuni casi gli stessi dati forniti in alcuni paesi sembrano sottostimati rispetto a quella che potrebbe essere la realtà dei fatti. Turchia, Iran, Arabia Saudita sono stati i paesi al momento più colpiti, ma probabilmente sono anche quelli con i sistemi sanitari più strutturati, rispetto alla media della regione, e le istituzioni più stabili. Di sicuro in questa regione del globo, come nel Nord Africa, la presenza del virus può diventare un veicolo per nuove crisi o per aggravare i contesti politico-economico-sociali già di per se molto complicati e fragili. Ma non da meno la diffusione del virus sta avendo un impatto drammatico sia sul piano sanitario che sociale anche in altre aree del mondo, a partire dall’America Latina e dall’Africa, che resta invece comunque il continente meno colpito, nonostante 1 milione di contagi, ma anche quello dove gli effetti non solo sanitari ma anche di natura economico-sociale della pandemia globale potrebbero avere l’impatto più devastante soprattutto verso le popolazioni più povere e già più esposte o nei paesi in conflitto o in crisi.
Indubbiamente da segnalare in questa fase l’aumento dei casi, molto rapido, visto in India. Infatti il paese asiatico, che resta un gigante di oltre un miliardo e trecentomila abitanti, ha visto crescere molto rapidamente i numeri dei contagi al suo interno arrivando a oltre 4 milioni e superando il Brasile al secondo posto nella classifica mondiale. Nonostante in questi giorni il paese stia riavviando alcune attività e la circolazione di alcuni mezzi pubblici, come per esempio le linee della metropolitana a Mumbai e New Delhi e in altre città siano tornate in funzione dopo un lungo stop, nel paese si sono registrati aumenti anche di circa 90 mila casi al giorno. Un trend di crescita molto rapido e allo stesso tempo molto allarmante.
Grave ancora anche la situazione in Brasile, terzo paese al mondo per numero di contagi, con oltre 120 mila morti. In Brasile attualmente la curva dei contagi sembra iniziare a calare, rispetto alla crescita rapida delle scorse settimane, anche se ancora oggi i dati dei contagi e dei decessi rimangono alti, ma leggermente inferiori rispetto al passato.
Intanto sul piano globale oltre alla grave crisi sanitaria internazionale, che preoccupa ancora in assenza di un vaccino per un suo potenziale nuovo incremento soprattutto nei mesi autunnali e invernali in Europa, Asia e Nord America, continua a preoccupare moltissimo ovviamente l’impatto della pandemia, dopo molti mesi dal suo inizio, a livello economico e sociale.
I dati del PIL di tutti i grandi paesi segnano costantemente un dato negativo, in alcuni casi anche molto pesante, anche se nelle ultime settimane alcuni dati sono migliorati per effetto della fine del lockdown.

La paura principale in questa fase è legata al fatto che comunque l’economia globale potrebbe ritrovarsi in una recessione molto grave, una crisi talmente pesante, secondo alcuni analisti, da poter essere la più grave dalla fine della guerra nel 1945 o anche peggio. A pagare il prezzo peggiore potrebbero essere non solo le fasce sociali piu deboli dei paesi sviluppati, ma anche i paesi più poveri, i paesi in via di sviluppo e le economie più fragilie e arretrate che potrebbero pagare un prezzo pesante alle crisi. Ovviamente però in un simile contesto tutto il sistema economico internazionale ne potrebbe risentire pesantemente con ricadute che al momento sono difficilmente quantificabili con esattezza.
Certamente la pandemia ha avuto ricadute e conseguenze non solo di natura economica in tutto il mondo con un impatto, che potrebbe continuare ad avere anche nei prossimi mesi, su molte attività economiche e commerciali, anche di piccole dimensioni, per esempio nelle città o nei contesti urbani. Ma gli effetti gravi della pandemia sono evidenti già adesso, sul settore turistico o per esempio su alcuni settori del trasporto civile, si pensi alle compagnie aeree, che restano uno dei settori industraili tra i più danneggiati. La pandemia però, potrebbe spingere a modificare abitudini e consumi incidendo su alcuni settori, contribuwndo al modificare anche le economie urbane di numerose città; ma su scala più globale potrebbe avere effetti negativi sulla catene di approvvigionamento, rivelatesi in molti casi durante tutta la crisi come molto fragili, e avere ricadute sulle catene globali del valore, che rappresentano, entrambe, due elementi di grande rilievo nell’attuale economia globalizzata e sono fondamentali nei settori produttivi industriali in molti paesi.
Gli effetti economici della crisi quindi potrebbero non avere solo ricadute immediate, drammatiche, sul fronte della perdita di posti di lavoro, crisi occupazionali, recessione economica, aumento di nuove povertà, anche nei paesi più sviluppati, ma potrebbero comportare effetti di medio e lungo periodo in grado di aumentare il divario esistente sia all’interno delle stesse società e delle comunità, ad esempio in termini di disuguaglianze, che anche tra paesi e regioni del globo, oltre a determinare, per alcuni settori economici dei cambiamenti molto più sostanziali di quanto al momento è prevedibile.
È evidente quindi che oltre all’emergenza sanitaria globale, tutt’ora in corso, le pesanti ricadute economiche già in atto e quelle ancora più gravi che potrebbero verificarsi nei prossimi mesi, rappresentano una minaccia molto seria agli equilibri e alla stabilità, anche politica, globale.

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