La svolta di Biden sui brevetti e il rilancio del ruolo americano nella lotta al virus

Come la decisione di Joe Biden sui brevetti dei vaccini anticovid può rappresentare una svolta storica che rilancia la leadership americana nella lotta al Covid. L’occasione per l’Europa di stare nella partita.

Dal suo insediamento a oggi, in più di 100 giorni dall’inizio del suo mandato, Joe Biden ha in maniera molto determinata perseguito un programma di forte rottura con il suo predecessore, e di rilancio, anche a livello internazionale, degli Stati Uniti e della loro leadership. Da un lato le scelte di politica interna, sostenendo a ritmi serrati una campagna vaccinale imponente per mettere in sicurezza un paese piegato dalla pandemia, in parallelo a misure di grande impatto sul piano economico, sociale e sanitario. Dall’altro le iniziative di natura politico-diplomatica, riassunte nella nuova politica estera del paese all’insegna del motto America is back, che partendo dal rilancio dei rapporti con gli alleati e un diverso protagonismo americano nel mondo, sta ridisegnando la strategia globale della superpotenza americana. Il tutto per rafforzare il ruolo di superpotenza globale e uscire rapidamente della crisi pandemica.

In poche settimane, è evidente, molte delle scelte fatte dalla precedente amministrazione sono state cancellate: emblematica la nuova posizione sul fronte della lotta al cambiamento climatico, il recupero del rapporto con l’OMS e i rilancio delle relazioni transatlantiche.  Ma è stato indubbiamente anche sul campo della lotta contro la pandemia, a livello interno ed internazionale, che si è vista una delle svolte forse più radicali. La decisione di poche ore fa, sui brevetti dei vaccini anticovid, si candida ad essere a pieno titolo forse la scelta più importante, e per certi versi rivoluzionaria, messa in campo dal presidente americano proprio in questo strategico settore. E si tratta di una decisione che non solo può rilanciare la collaborazione internazionale nella lotta contro il virus, ma ridefinisce anche il rapporto con le grandi aziende farmaceutiche, stabilendo un precedente storico che potrebbe avere un impatto rilevantissimo anche su norme e regole internazionali.

Una svolta resa possibile dalla gravità della crisi in corso, che, come abbiamo già visto a livello europeo con il Next Generation EU, necessita decisioni “storiche” per essere affrontata.  Ma quella di Biden è anche una scelta di natura politica, geopolitica ed economica, che può avere un impatto fortissimo sia nei rapporti con i paesi alleati, come evidente dalle parole di Draghi e Macron, ma anche dalle aperture della Von Der Leyen si sono detti disponibili ad un confronto sulla proposta, ma anche verso altri grandi paesi nel mondo, come Sud Africa e India per esempio, come verso le istituzioni internazionali. Le parole positive dell’OMS sono chiaramente esplicite. E questa scelta, che appare con un netto cambio di passo indice di una forte sicurezza e di una strategia politica ben definita, cambia anche nettamente le carte in tavola del confronto globale tra le potenze. Il virus, come è stato spesso evidenziato, è diventato nel tempo dello scorso anno e dei primi mesi di quello corrente, un elemento acceleratore di processi di competizione geopolitica e tecnologica in atto da tempo a livello internazionale, così come ha aperto un nuovo campo di confronto tra le superpotenze, proprio in un settore come quello scientifico/sanitario che potrebbe diventare sempre più strategico nei prossimi decenni. La competizione globale passerà sempre di più, nei prossimi anni, anche da settori avanzati tecnologicamente che riguardano la medicina, la salute pubblica, la scienza, l’ambiente, l’energia. E nel corso degli ultimi mesi, in questi settori a partire da quello sanitario e la lotta la virus, abbiamo assistito ad un confronto sempre più serrato fatto di interessi economici e informazione, in cui dalla “diplomazia delle mascherine” siamo passati a quella dei vaccini. Non a caso, sulla scia di questa competizione geopolitica ed economica, Cina e Russia si sono notevolmente spese a livello internazionale nel promuovere i propri vaccini. Soprattutto verso i paesi più poveri e quelli emergenti in Africa, America del sud e Asia.

Ma recentemente gli elementi che stanno emergendo, anche a livello farmaceutico e scientifico, sembrano dimostrare che sempre di più  gli Stati Uniti stanno recuperando terreno sul piano internazionale e un proprio ruolo di guida nella battaglia contro il virus, soprattutto in prospettiva dei prossimi anni.

Nonostante i dati drammatici della pandemia nel paese, che per mesi ha infuriato nel paese,  i ritmi attuali della campagna vaccinale americana, il fatto che nel mondo i vaccini più efficaci sembrano essere quelli prodotti negli Stati Uniti e nei paesi occidentali, il fatto che la ricerca nei paesi occidentali sta lavorando a cure che sembrerebbero essere sempre più efficaci mentre la ricerca scientifica riesce a scoprire quotidianamente novità importanti sul virus, e, infine, la scelta di Biden sui brevetti, confermano invece che gli Stati Uniti si stanno candidando sempre di più a guidare la riscossa globale contro il virus. Non solo nell’immediato, ma anche guardando al futuro.

Se un anno fa, e fino a pochi mesi orsono, gli USA sembravano in difficoltà, per i numeri della pandemia e la crisi economica, nel pieno di una campagna elettorale molto divisiva e con scelte politiche di dubbia efficacia, oggi le scelte fatte in poco tempo dal nuovo presidente, e la sua netta inversione di marcia su molti fronti (dall’ambiente, all’economia, alla diplomazia) permettono al paese non solo di mantenere il suo ruolo di superpotenza, ma di essere quel leader politico globale che può servire al mondo per uscire dalla pandemia. Una svolta importante, anzi fondamentale, che, proprio oggi dopo la decisione sui brevetti, in tanti aspettavano e auspicavano.

L’amministrazione del Presidente Biden ha detto di essere pronta a sostenere gli sforzi per revocare le tutele di proprietà intellettuale per i vaccini anticovid. Il tutto per favorire quanto prima la fine della crisi pandemica. Per quanto non potrà essere una decisione immediata, viste le regole del WTO in materia, è di per se, già con questo annuncio, una notizia storica. Che giustamente anche l’Italia, attraverso le parole del premier Mario Draghi, si è detta pronta a sostenere. Non tutti in Europa sembrano convinti della mossa, ma l’Europa non può perdere un’occasione, come questa. I tempi che stiamo vivendo necessitano scelte importanti, e per certo versi rivoluzionarie, necessarie a superare una crisi non ordinaria, ma sempre più straordinaria. La sfida per la vittoria contro il virus, da cui dipende anche un pezzo del confronto globale e del futuro dell’economia, non può essere persa.

La reazione dell’OMS, con il Direttore Ghebreyesus ha definito “un momento monumentale” nella lotta contro il virus, conferma quanto possa essere davvero una scelta pronta a fare la storia. Come ogni decisione di tale portata non potrà essere immediata e verrà discussa; non mancheranno le opposizioni, e necessiterà di un po’ di tempo per essere applicata. Ma già con il suo annuncio ha scosso l’opinione pubblica globale e tracciato una rotta chiara, che potrà davvero essere determinante soprattutto per garantire quella svolta globale per fronteggiare il virus e la sua diffusione anche nei paesi più poveri. La vera sfida dei prossimi mesi insieme al rilancio dell’economia globale.

Si tratta di una decisione che non può essere ostacolata, e che per i paesi occidentali può essere utile per ritrovare una forte unità, fondamentale anche sul piano geopolitico per rilanciare il proprio ruolo e uscire insieme da questa crisi.

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