Vaccini, ricerca scientifica e sicurezza sanitaria: perché si tratta di un tema strategico per il futuro

La crisi pandemica da Covid-19, con la sua gravità, la sua diffusione globale e la sua lunghezza, ha reso evidenti numerose debolezze e criticità dei nostri sistemi politico-sociali complessi. Pur trattandosi di una eventualità prevista (o temuta) da tempo, dati anche i numerosi precedenti storici, e pur trattandosi di un rischio da cui molti studi scientifici ci avevano messo in guardia, l’emergenza sanitaria è arrivata improvvisa e violenta e ha colpito duramente tutto il mondo, in particolare l’Europa, trasformandosi in una autentica crisi di sistema e producendo anche una grave crisi economica, con pesanti ripercussioni di natura sociale, educativa, psicologica. Trattandosi di una crisi ancora in essere è difficile fare analisi precise sui suoi effetti, ma è sempre più evidente che essa ha già avuto, e potrebbe avere ancora di più in futuro, effetti di natura politica e geopolitica. Alcune tendenze in atto, sul piano politico e geopolitico, durante questa crisi si sono probabilmente amplificate, ed è probabile che il suo effetto potrebbe essere quello di un evento acceleratore di alcune tendenze e non solo sul piano politico. Si pensi ad esempio a come in questi mesi la diffusione delle nuove tecnologie digitali e di alcuni servizi ad esse collegati (e-commerce, smart working, telemedicina…) abbiano avuto un ampio impulso con relative ricadute socio-economiche. Ma si pensi anche all’impatto che la pandemia ha avuto sia nella politica interna degli stati che nelle relazioni tra stati. Da questo punto di vista, unitamente alla crisi economica, la pandemia ha prodotto un effetto sempre più competitivo tra le potenze, amplificando alcune tendenze già presenti, sia sul piano globale che locale, ma offrendo anche spunto alla formazione di nuove alleanze e di forme di collaborazione sanitaria, o alle iniziative di diplomazia e di influenza verso altri stati messe in campo soprattutto dalle potenze maggiori. Come più volte è stato notato, dalla diplomazia delle mascherine si è passati a quella dei vaccini, più recentemente, con un enorme utilizzo, proprio in occasione dell’inizio della campagna vaccinale globale e dell’uso dei primi vaccini approvati, di una significativa campagna di propaganda che ha spesso accompagnato, e promosso, i vaccini prodotti e i loro paesi di provenienza.

Da questo punto di vista i vaccini sono sia uno strumento fondamentale per sconfiggere il virus, ma sono anche diventati oggetto di un confronto globale sotto diversi punti di vista non solo di natura scientifico-sanitaria, bensì anche normativo, politico, economico e geopolitico. Sempre di più nel corso degli ultimi mesi si è palesato come il loro possesso, o meglio, il possesso delle tecnologie necessarie alla loro produzione di massa, la presenza di laboratori, ricercatori, competenze, risorse dedicate al loro sviluppo, la presenza sul territorio delle strutture e degli impianti adatti alla loro produzione, e anche, la logistica e l’organizzazione necessarie per la loro distribuzione, siano diventati elementi strategici e fondamentali per la sicurezza sanitaria, e non solo, di un paese. I paesi che per primi sono riusciti a sviluppare dei vaccini efficaci hanno acquisito un vantaggio enorme rispetto agli altri, oltre a poter contare sulla possibilità di accedere a fette di mercato nuove. Da questo punto di vista è stato emblematico il ritardo con cui l’Europa, e i suoi principali paesi, hanno potuto dare avvio alla propria campagna vaccinale, in assenza di vaccini efficaci sviluppati da aziende europee. Nonostante in Europa esista una importante industria del settore farmaceutico, esistano laboratori e strutture dedicate alla ricerca medico-scientifica all’avanguardia, e sia presente probabilmente il sistema di welfare sanitario pubblico più efficiente del mondo, nel territorio europeo, e anche in Italia, siamo stati di fatti colpiti alla sprovvista dalla crisi pandemica e non in grado di poter rispondere in tempi rapidi alla necessaria produzione di un vaccino adatto a contrastare in virus.

Nei prossimi mesi potrebbero essere diffusi i primi vaccini made in Europe, alcuni in fase di sperimentazione al momento, come il noto progetto italiano. Ma su questo fronte, come in generale su quello della produzione nel territorio europeo dei necessari strumenti di protezione personale, abbiamo pagato caramente l’assenza di filiere produttive specifiche e scoperto amaramente di fronte alla gravità della crisi e al dramma della pandemia, quanto fosse necessario poter disporre della possibilità di produrre gel sanificatiti, mascherine, respiratori nel territorio italiano. Lo stesso vale, oggi, per la questione vaccini, poichè anche su questo fronte, per vari motivi, non siamo stati subito pronti a poter mettere in campo soluzioni e risposte rapide in grado di reagire alla crisi, non solo a livello nazionale, ma soprattutto sul piano continentale. Al di là della propaganda diffusa a livello globale proprio sul tema vaccini, di cui anche l’Italia e l’Europa sono state obiettivo e oggetto a lungo, la possibilità di disporre di un sistema di ricerca, sviluppo e produzione in grado di mettere a disposizione di un paese come l’Italia, in tempi rapidi, di un vaccino, e  comunque in grado di rispondere in futuro a simili crisi, sta diventando un tema di grande attualità. Possiamo affermare con molta certezza, alla luce di quanto avvenuto in questi mesi, che la possibilità di sviluppare vaccini, e cure efficaci contro questo virus e contro tutti i virus che nei prossimi anni potrebbero emergere, diventa una questione che non riguarda più solo al dimensione sanitaria e medica di un paese, ma anche la sua sicurezza nazionale, la sua economica e persino la sua possibile proiezione geopolitica.

La crisi pandemica ha messo in evidenza debolezze che prima probabilmente abbiamo sottovalutato. Ha svelato criticità gravi, anche nei nostri sistemi sanitari e produttivi, che non immaginavamo di avere. Ma ha evidenziato quanto, nel contesto globale attuale, il possesso di alcuni asset strategici, in settori come quello dell’industria e della ricerca sanitaria e scientifica, sia indispensabile per poter affrontare emergenze, crisi e difficoltà che i tempi correnti, e quelli futuri, potrebbero sottoporci. Questo tema riguarda l’Italia, ma riguarda anche l’Europa. Se davvero vogliamo dimostrare di aver capito la lezione, non possiamo perdere l’occasione, anche in Italia, di dotarci di strumenti e risorse adeguate anche per lo sviluppo di un’autonoma capacità di risposta in questo campo, in attesa che a livello europeo si affermi anche su questo settore una capacità di leadership politica in grado di mette in campo risorse e progetti chiari, come è stato per il Next Generation EU. Si tratta di un tema che interessa la sovranità sanitaria nazionale ed europea, strategico per il futuro dell’Italia e dell’Europa come dimensioni politiche integrate e sempre più strettamente unite, ma riguarda direttamente anche la sicurezza nazionale italiana e quella generale dell’Unione. Non si tratta di una questione marginale o banale. La possibilità di disporre di uno o più vaccini europei, compreso anche quello che un paese come l’Italia può sviluppare, è questione di natura strategica su cui non è utile indugiare. Non interessa solo la possibilità di provvedere a soddisfare la richiesta di vaccini attuale, ma interessa soprattutto la possibilità di disporre dei vaccini necessari per il futuro, oltre che essere dotati di tecnologie adeguate per eventuali simili crisi future. Non è chiaro quale sarà l’evoluzione di questa pandemia e di questo virus, e non è escluso che anche nei prossimi anni le popolazioni dei paesi europei possano dover essere sottoposte a nuovi richiami vaccinali. Per questo disporre anche di altri vaccini, sviluppati e prodotti sul territorio europeo, ed italiano, considerato anche le attuali condizioni geopolitiche internazionali, è una possibilità da non precludersi.

Certamente  la possibilità di rivedere le norme sui brevetti, come proposta da Joe Biden, e la necessità di poter riprodurre i vaccini esistenti anche in Europa  sono altre due questioni di grande attualità da affrontare in tempi rapidi. Ma rinunciare, per miopia o per assenza di risorse, alla possibilità di sviluppare anche dei vaccini  europei, dando anche da parte italiana un possibile contributo, potrebbe rivelarsi un errore. Del resto la pandemia, probabilmente, potrebbe influire sulla definizione di nuove politiche pubbliche e di un ruolo nuovo, più forte, dello stato in alcuni settori economici e sociali. Non è escluso che questa crisi porti da un lato ad un ritorno dello Stato in alcuni settori produttivi, non certamente nelle forme dirigiste del Novecento, ma certamente con risorse ingenti, per sostenere realtà diventate oggi sempre più fondamentali per la sicurezza economica e la resilienza dei nostri sistemi complessi. Dall’altro, necessariamente, anche le politiche pubbliche nei settori come quello sanitario  e medico potrebbero essere riviste e aggiornate. Certamente si tratta di settori in cui, anche nei prossimi anni, si giocherà un pezzo rilevantissimo della sicurezza di un paese. Per questo, pur nella necessità di non sprecare risorse, è indispensabile rafforzare gli investimenti nella ricerca medico-scietifica anche in campi che, forse, per alcuni anni, erano stati sottovalutati o abbandonati perchè considerati meno remunerativi. E in questi settori, oltre all’indispensabile iniziativa privata potrebbe essere utile anche il contributo della “mano visibile” dello Stato.

Se vogliamo dimostrare davvero di aver appreso la lezione arrivata con la pandemia, la prima cosa da non fare è tornare subito a sottovalutare le possibili minacce future anche a livello sanitario e ambientale.

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