PESCO: al via la costruzione della difesa comune

Il 2017 si chiude registrando un passo storico per l’Unione europea perché ha preso il via la costruzione della difesa comune. L’accordo tra i 27 capi di stato e di governo sulla cosiddetta Cooperazione strutturata permanente (Pesco), raggiunto in occasione del Summit europeo del 14-15 dicembre, arriva dopo anni di confronto, dibattiti e iniziative nei quali l’Italia ha sempre partecipato animata da un forte spirito europeista e consapevole che molte sfide, soprattutto quelle alla sicurezza, necessitano di unità di intenti e di risorse per essere affrontate.

Cosa è la Pesco.  La “cooperazione strutturata permanente” (Permanent Structured Cooperation) è regolata dal Trattato di Lisbona (TUE, art. 42,6; art. 46) e consente agli Stati membri, che intendano impegnarsi, di rafforzare la reciproca collaborazione nel settore della politica di sicurezza e di difesa. Il Consiglio a maggioranza qualificata può quindi creare una Pesco tra gli Stati membri che dichiarino questa volontà politica.

Le tappe. Nel dicembre 2016 i leader dei paesi Ue hanno convenuto sul bisogno di assumersi maggiori responsabilità per la sicurezza dei cittadini dell’Unione e hanno chiesto all’Alto Rappresentante, Federica Mogherini, di presentare proposte, anche sulla Pesco. Nel frattempo, l’Alto Rappresentante, attraverso la Strategia Globale per la politica estera e di sicurezza (EUGS), aveva avviato un processo di cooperazione rafforzata in materia di sicurezza e difesa.

Nel giugno 2017 il Consiglio europeo ha concordato sulla necessità di avviare una Pesco ambiziosa e inclusiva.

Lo scorso 13 novembre, 23 stati hanno firmato una notifica congiunta e l’hanno trasmessa all’Alto Rappresentante e al Consiglio; il 7 dicembre anche Irlanda e Portogallo hanno notificato di unirsi al progetto; lunedì 11 dicembre, sulla base della proposta presentata da Francia, Germania, Italia e Spagna, il Consiglio affari esteri dell’Ue ha adottato una decisione con la quale si istituisce una cooperazione strutturata permanente nel settore della difesa e il Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre 2017 la ha accolta favorevolmente.

Vi partecipano 25 stati, tranne Danimarca, Malta e Regno Unito.

Cosa prevede. Gli Stati si impegnano a rispettare degli impegni comuni vincolanti come “aumentare periodicamente e in termini reali i bilanci per la difesa al fine di raggiungere gli obiettivi concordati”, aumentare i progetti di collaborazione relativi alla capacità strategiche e di difesa, rafforzare la disponibilità, l’interoperabilità e la schierabilità delle forze attraverso, ad esempio, progetti di formazione. Gli Stati si sono anche impegnati in direzione di un programma industriale comune per il settore della difesa, nonché ad approvare entro la prossima primavera la creazione di uno strumento finanziario atto a garantire le coperture della Pesco.

Prossimi passi. All’inizio del 2018 il Consiglio approverà 17 progetti inizialienunciati in una dichiarazione congiunta che i 25 paesi hanno adottato contestualmente all’adozione della decisione che istituisce la Pesco. I progetti riguardano: un comando medico europeo (capofila Germania); le comunicazioni radio (European Secure Software defined Radio, ESSOR, capofila Francia); un hub logistico di supporto alle missioni ed operazioni (capofila Germania); la mobilità militare transfrontaliera (capofila Paesi Bassi); le missioni di formazione dell’Ue (capofila Germania); un centro europeo di formazione e certificazione per gli eserciti (capofila Italia); le funzioni operative nel settore dell’energia (capofila Francia); il sostegno militare in caso di catastrofi, emergenze civili e pandemie (capofila Italia); i droni sottomarini per attività di contrasto alle mine marittime(capofila Belgio); la sorveglianza marittima e la protezione dei porti (capofila Italia); un sistema integrato di sorveglianza marittima, area e terrestre (capofila Grecia); una piattaforma di condivisione delle minacce cyber (capofila Grecia); delle squadre di reazione rapida di contrasto alle minacce alla cibersicurezza(capofila Lituania)

Perché è importante. L’accordo del Consiglio europeo inaugura un processo istituzionale legalmente vincolante verso l’integrazione nell’ambito della sicurezza e difesa e segna, quindi, un passo in avantiestremamente significativo lungo un percorso non facile. Ancor di più, il lancio della Pesco è importante perché rappresenta la volontà politica di ritrovare quello spirito europeista e rinsaldare la comunità di valori democratici su cui il progetto dell’Unione europea si fonda, quel sistema di valori che ha permesso all’Europa di rialzarsi da due guerre mondiali, vivere in pace per 60 anni, ora rispondere alla domanda di sicurezza dei cittadini europei in una fase storica particolarmente difficile e resistere alle forze populiste, xenofobe e euroscettiche.

Il ruolo cardine dell’Italia. Senza dubbio un grande merito va riconosciuto al nostro prima Ministro degli Esteri e ora Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e al nostro Ministro della Difesa, Roberta Pinotti, che come ricorderemo hanno creduto con convinzione nel ruolo e nelle capacità dell’Italia in Europa. Non è un caso, infatti, che l’Italia sarà responsabile di 4 dei 17 progetti decisi, ovvero: creazione di un centro di addestramento di certificazione per le forze armate europee; sviluppo di una capacità multinazionale militare di soccorso in caso di disastri naturali; sviluppo di una capacità in materia di sorveglianza e protezione di aree marittime; sviluppo di prototipi di veicoli di fanteria leggera, anfibio e corazzato.

L’importanza del progetto europeo di difesa è, come spesso abbiamo avuto modo di ricordare, estremamente importante anche in chiave di relazioni con l’Alleanza atlantica. Si tratta di un tema centrale per il futuro sia della Ue che della Nato. L’Italia, con le sue competenze tecniche e la professionalità delle sue Forze Armate, intende continuare a dare un contributo rilevante in direzione di un progetto euro – atlantico di unità e sicurezza. Per farlo, la politica è chiamata a comprendere che la possibilità di realizzare un futuro che sia positivo per l’Europa e per i rapporti con la comunità atlantica dipende non tanto da un approccio utilitaristico alla cooperazione Nato-Ue, ma da una nuova tensione politica che rilanci il sistema dei valori fondativi sia dell’Unione che dell‘Alleanza e ritrovi lo spirito per essere all’altezza delle sfide attuali e future.

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