Settantacinque anni fa la fine della Seconda Guerra Mondiale in Europa

Sono trascorsi settantacinque anni dalla fine delle ostilità del secondo conflitto mondiale in Europa. Un po’ di dati su quell’evento possono aiutarci a comprendere meglio quanto la guerra sconvolse il Vecchio Continente e il mondo intero.

27.394 giorni, 900 mesi, 75 anni, tanto è passato l’8 maggio 2020 dalla fine della seconda guerra mondiale, con la capitolazione finale della Germania dopo la caduta di Berlino e la morte di Adolf Hitler.

In questi giorni di emergenza Covid-19 siamo tempestati di grafici e dati, come se i numeri riuscissero a rendere più accettabile questi momenti drammatici. A volte possono aiutare però a capire l’impatto profondo di certi eventi.

Forse la storia fra le scienze umane è quella che meno si adatta allo studio attraverso i numeri, ma in alcuni casi aiutano a comprendere la portata degli eventi; da alcuni mesi è stato pubblicato anche in Italia un bel libro, Infografica della seconda guerra mondiale. Ediz. illustrata, un progetto di Jean Lopez, Nicolas Aubin e Vincent Bernard e con le illustrazioni grafiche/data design di Nicolas Guillerat (L’Ippocampo, 2019. Edizione originale Infographie de la Seconde Guerre mondiale, Perrin ).

Nelle pagine del libro si cerca di dare “un senso” alla quantità di dati relativi al secondo conflitto mondiale “e soprattutto presentarla a un vasto pubblico” dando alle innumerevoli informazioni raccolte negli anni “una forma testuale” per renderle “intelligibili al maggior numero di lettori possibile. Questa forma è l’infografica, e il risultato è strabiliante”.

Il libro è composto in quattro parti: mobilitazione, produzione e risorse; armi ed eserciti; battaglie e campagne; bilanci e fatture.

Ad una prima lettura appare subito chiaro l’ampiezza dei mezzi impiegati, delle vittime militari e civili del conflitto, aspetto che solitamente rischia di non essere colto ad uno studio poco attento e limitato alle vicende europee. E in generale le dimensioni davvero mondiali, sia nel coinvolgimento di tutti i continenti e con vittime nella maggior parte degli Stati, che nel drammatico numero di morti: circa 49.000.000 di vittime civili e 26.000.000 militari, per l’Italia 510.000 morti di cui il 30 % civili. Vittime civili dovute anche ai nuovi strumenti di guerra come i bombardamenti a tappeto sulle città (nel corso della Battaglia d’Inghilterra su Londra caddero 18.800 tonnellate di bombe, nel solo 1944 sono state 904.000 le tonnellate di ordigni caduti sul territorio del Reich).

Rilevante, nel corso dle conflitto, è stato anche il contributo che l’Italia con il suo Esercito, la Marina e l’Aeronautica e, anche le numerose vittime civili, ha pagato lungo i quasi 5 anni di guerra, inizialmente al fianco delle potenze dell’Asse e poi durante la guerra di Liberazione. Dalla battaglia di Punta Stilo a quella di Capo Matapan, passando per El Alamein e Cheren, fino alla disastrosa campagna russa e alla pianura del Don, per proseguire dopo il 1943 e l’armistizio con la battaglia di Montelungo al fianco degli eserciti alleati per la liberazione dell’Italia insieme del Corpo Volontari della Libertà, per citare alcuni degli episodi bellici più noti e senza dimenticare i bombardamenti subiti, e le rappresaglie contro i civili durante  l’occupazione nazista.

Dopo 75 anni deve restare fermo, ed è tuttora validissimo, l’insegnamento trasmesso ai posteri dal contributo dato dalle truppe alleate per liberare l’Europa, dagli sbarchi in Italia a quelli in Normandia.

Un continente che nel tempo di 30 anni, tra il 1914 e il 1945, vide divampare al suo interno due conflitti mondiali, in cui la Germania fu in entrambi casi la grande sconfitta, ma che dopo la fine del secondo e la pace ha potuto anche assistere alla nascita dell’Alleanza Atlantica, con la partecipazione dei paesi sconfitti come Italia e Germania, e poi dell’Europa unita.  Un’unità anche politica, oltre che economica, che ha contribuito a far crescere le nostre nazioni ed il continente tutto, in pace e benessere. Ma come la storia ci insegna, niente è scontato: la crescita delle disuguaglianze e la paura per un mondo in rapida trasformazione sono sfide difficili da affrontare nel nostro presente e il progetto europeo che oggi sembra in crisi deve essere rilanciato anche a memoria di quanto accaduto 80 anni fa. Si tratta di sfide difficili, in un mondo in grande cambiamento, ma non impossibili: nel dopoguerra, in un continente in macerie e diviso dalla guerra, riuscimmo a ricostruire; adesso, a 75 anni di distanza, c’è da continuare a costruire lungo il percorso avviato dai padri dell’Europa unita.

Carlo Cortesi


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