La Polonia post-elezioni: tra Europa e Stati Uniti, ma come?

Con il raggiungimento di un accordo sul prossimo budget europeo e su Next generation EU, l’Europa entra in una nuova fase del proprio processo di integrazione, determinante per il futuro del progetto europeo e per la ripresa economica di ciascuno dei 27 stati membri.

I negoziati sono stati difficili per la loro durata, per la loro complessità ma soprattutto perché caratterizzati dallo spettro della pandemia da Covid19, che è riuscita a far raggiungere un accordo epocale in 4 giorni, rimanendo purtroppo una delle grandi crisi, insieme a quella finanziaria-economia ed a quella migratoria, che per sempre caratterizzeranno le policy europee a venire. Il virus ha modificato geneticamente le priorità europee, quelle nazionali, le divisioni intra-UE e gli equilibri di potere e delle coalizioni all’interno dell’UE, con i vari schieramenti in campo come quello Francia-Spagna-Italia; i Frugal 4 diventati poi Frugal5 ed il tandem Ungheria-Polonia.

Proprio la Polonia si è trovata a partecipare ai negoziati europei in un momento storico e politico determinante per il futuro del paese nell’UE. Il 12 luglio il 51% dei polacchi ha deciso di riconfermare il presidente in carica Duda, rappresentante del partito di governo PiS, mentre il 49% ha scelto di dare fiducia al candidato liberale e sindaco di Varsavia Trzaskowski. Con un bassissimo ma tuttavia determinante margine di vittoria di Duda, il paese si trova dunque con l’attuale parlamento e governo in carica fino al 2023; il presidente riconfermato fino al 2025 ed un’opposizione in maggioranza in senato. Questo delicato quadro politico e sociale viene poi controbilanciato da quello solido economico: secondo le previsioni di crescita della Commissione europea, la Polonia sarà lo stato membro UE con minor decrescita del PIL, del solo 4,6%, collocandosi alla guida delle economie europee più solide  e meno colpite dalla pandemia.

Le elezioni polacche sono state un grande esercizio di democrazia. Ha partecipato al voto il 68,1% dei cittadini polacchi, il dato più alto dal 1989 quando il 66,23% decise di scegliere tra Kwaśniewski e Wałesa. Le elezioni hanno altresì confermato il trend di spaccatura politica, sociale ed economica all’interno del paese: da una parte la Polonia conservatrice, ultracattolica ed euroscettica del PiS; dall’altra quella liberala ed orientata a Bruxelles e Berlino della Coalizione Democratica; nel mezzo, la mancanza di una valida alternativa di sinistra che, in un sistema tradizionalmente bipolare, avrebbe raccolto i voti liberali andati invece al sindaco di Varsavia.

Guardando alle conseguenze del voto polacco per la Polonia in Europa, emerge innanzitutto la questione dello stato di diritto, il principale contenzioso che ha visto scendere in campo Varsavia e Budapest da una parte, Bruxelles dall’altra. A parte un generale riferimento alla futura introduzione della condizionalità per proteggere Next generation EU e budget UE, le conclusioni dei negoziati europei lasciano ancora abbastanza amaro in bocca sul tema come anche ampio margine di discussione in seno al Parlamento UE e Consiglio.

Segue poi la posizione che la Polonia del PiS vorrà assumere vis-à-vis le principali questioni europee come difesa, rapporti con Berlino e Mosca, senza dimenticare le relazioni transatlantiche, pre e post elezioni americane. Durante la pandemia, i polacchi si sono sentiti abbandonati dall’Europa e dai tradizionali partner europei: secondo un sondaggio ECFR, il 30% dei polacchi si è sentito messo da parte da tutti gli alleati; il 46% ha guardato all’UE come pilastro di sostegno mentre solo il 7% ha guardato agli Stati Uniti. Il 38% dei polacchi ha visto peggiorare la propria percezione degli Stati Uniti durante l’apice della pandemia, dato più basso insieme alla Bulgaria (36%) tra tutti gli stati membri intervistati, con la Danimarca al 71%, il Portogallo al 70%, Francia al 68%, Germania al 65%, Spagna al 64%, Svezia al 59% ed Italia al 48%.

I cittadini polacchi rimangono dunque legati alla relazione transatlantica, che tra alti e bassi, ha caratterizzato la transizione democratica del paese dal 1989 ad oggi. Dall’altra parte, l’esito delle elezioni presidenziali statunitensi potrebbe giocare un ruolo chiave nell’equilibrio dei rapporti UE-Polonia. Il Presidente Trump ha sempre confermato la propria fiducia ed amicizia nei confronti dell’omologo polacco ed una sua riconferma dovrebbe convalidare gli attuali trend di collaborazione. Nel caso di una vittoria di Biden invece, potrebbe accentuarsi il tradizionale ruolo americano di garante del rispetto dei diritti umani e dei valori democratici ed una conseguente maggiore pressione sulla questione stato di diritto.

All’indomani del risultato elettorale polacco, il Presidente Trump ha ribadito la forte amicizia e cooperazione con la Polonia, specialmente nel settore della difesa, commercio, energia e sicurezza tecnologica, quattro ambiti che continueranno a plasmare i rapporti Washington-Varsavia negli anni a venire, con conseguenze inevitabili sull’Europa e sulla relativa strategia europea.

Su sicurezza e difesa, gli Stati Uniti hanno rafforzato, durante la recente visita in Polonia del Sottosegretario Ryan McCarthy, il proprio impegno verso NATO e sicurezza polacca: la presenza militare americana in Polonia consolida la deterrenza della NATO e la stabilità della regione, garantendo democrazia, libertà e sovranità. Rimane il nodo dei contributi degli stati membri al budget NATO, attualmente finanziato all’80% da paesi non-UE. Determinante sarà vedere se l’Europa, Polonia inclusa, vorrà o potrà adottare maggiore realismo e presa di coscienza su questo tema.

La manifestazione di amicizia polacca non si è fatta attendere. Il 16 luglio, in un’intervista al The Daily Telegraph, il Premier polacco Morawiecki ha ribadito la necessità di continuare la cooperazione Europa-Stati Uniti nel settore delle tecnologie, dichiarando de facto che la Polonia diverrà presto un paese libero dal 5G. Questa netta presa di posizione porrebbe la Polonia nel gruppo di stati membri UE intenzionati a posizionarsi in chiave anticinese e pro-statunitense nei nuovi equilibri e schieramenti globali. Tuttavia, non si tratta solo di Cina. Alla dichiarazione sul 5G, è seguita presto quella su Russia e North Stream 2: la Polonia farà di tutto per bloccare il progetto al fine di garantire la sicurezza energetica europea del lungo periodo, come deterrente contro la “maligna influenza del Cremlino finalizzata ad erodere il rapporti transatlantici”.

Il voto del 12 luglio ha dunque confermato la posizione polacca nei confronti di Stati Uniti, Cina e Russia, le grandi potenze attualmente in competizione. Rimane il nodo sull’Europa: quale ruolo vuole svolgere Varsavia nell’attuale contesto europeo post-Covid19? Il governo polacco deve dare riscontro a quel 49% di elettori che in maniera democratica ha scelto in chiave europeista e liberale ed i cui interessi ed istanze è obbligato ad avanzare in sede comunitaria e multilaterale. Non si tratta di stringere nuove alleanze e confermare quelle già esistenti, ma di scegliere come posizionarsi all’interno dello scacchiere politico ed economico dell’UE in modo da rafforzare il ruolo dell’Europa come attore capace di esercitare la propria sovranità strategica.  

Teresa Coratella, Program Manager ECFR Roma


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