L’Europa al bivio ha scelto la strada dell’accordo

Un passo storico l’accordo raggiunto dopo 5 giorni di riunione sul Recovery Fund. L’Italia è tra i paesi che saranno maggiori beneficiari del programma. L’UE nel suo complesso ne esce vincitrice

Non era facile ne scontato, ma al termine dell’ennesima nottata di confronto, dopo 5 giorni di vertice, il Consiglio ha chiuso uno storico accordo sul Recovery Fund. Una giornata storica per l’Europa, come ha commentato il Presidente Francese Macron, uno dei più convinti sostenitori di una risposta europea straordinaria alla crisi prodotta dalla pandemia da Covid-19 insiem ai leaders di Italia, Spagne e Germania.

Dopo giorni di intenso confronto, in particolare tra l’asse dei paesi “frugali” guidato dal premier olandese Rutte e il fronte dei paesi mediterranei, di cui principale voce è stata quella del Presidente del Consiglio italiano Conte, finalmente l’Unione è riuscita a dare un segnale chiaro ed inequivocabile. La risposta alla crisi drammatica generata dalla pandemia sarà unitaria, forte e di ampia portata, con un impegno di circa 750 miliardi di euro tra sussidi e prestiti.

In Italia e Spagna, i due paesi europei più colpiti dalla pandemia su cui il virus ha avuto un impatto pesantissimo non solo sul piano sanitario ma anche a livello economico e sociale, andranno le fette più consistenti di risorse: per l’Italia circa 81 miliardi di aiuti diretti, più gli altri in prestiti, pari a circa 127 miliardi. Una cifra enorme, che con la somma sussidi e prestiti fa dell’Italia il primo beneficiario del programma, disponibile dal secondo trimestre del 2021, vincolata ad un piano nazionale di riforme che possa aiutare il paese a ripartire ed investire al meglio le risorse, nei tempi previsti. Un successo evidente per il nostro paese, che ha sempre scommesso su una riposta europea alla crisi e si è indubbiamente battuto, anche aspramente, con i rappresentanti dei paesi più rigoristi del Nord Europa.

Si è trattato di un accordo che permette all’Unione di rifiatare, dopo settimane e mesi molto difficili, e di programmare un intervento davvero eccezionale, per sostenere i paesi più in difficoltà dopo l’ondata dell’emergenza sanitaria. Tutti i leaders europei, a partire da quelli che rappresentano le sue istituzioni, hanno commentato positivamente il successo, rivendicandone l’importanza sia per l’Unione che per i singoli paesi. Indubbiamente si è trattato di un passo storico, frutto di un confronto tra idee e visioni diverse della stessa Europa. L’asse dei paesi maggiori, guidato da Francia e Germania, in questo semestre a guida tedesca, e il ruolo giocato da Italia e paesi del Sud, ha permesso all’Unione di realizzare un risultato che ha anche il merito di mettere un punto fermo sul percorso di integrazione europeo dopo anni molto difficili.

Adesso l’accordo dovrà essere portato avanti e realizzato. Non mancheranno certamente altre occasioni in cui gli Stati dell’Unione e i loro rispettivi governi si confronteranno sul ruolo e sul futuro dell’Unione stessa, mettendo in campo visioni e prospettive differenti. In questo il ruolo, sempre centrale, del Consiglio, continuerà anche nei prossimi anni a condizionare le scelte e le prospettive di sviluppo del percorso di integrazione europea. Restano infatti alcuni nodi politici non banali da sciogliere, in parte rappresentati dal confronto tra fautori dell’austerity e paesi del Sud, ma anche il tema della difesa dei diritti democratici e dello Stato di diritto, come quello della politica estera, della difesa comune e della sicurezza dell’Unione.

L’emergenza del Covid ha dimostrato quante siano ancora numerose le fragilità dell’Unione, soprattutto di fronte alle emergenze. La reazione messa in campo contro la crisi, seppur forse più lentamente di quanto si potesse sperare, è un passo importante. A partire dalla BCE e poi coi programmi della Commissione e infine attraverso l’accordo del Consiglio, anche grazie ad un protagonismo sempre maggiore del Parlamento Europeo, l’Unione ha dato segno chiaro della propria forza. Un passo importante, da cui ripartire in vista anche delle prossime sfide e soprattutto, per rendere l’Unione più capace di reagire rapidamente, anche a possibili nuove crisi.

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