Sicurezza, difesa comune, relazioni transatlantiche. Quali prospettive per l’Europa?

Il dibattito europeo su autonomia strategica e difesa comune, anche alla luce dei risultati elettorali americani, può essere utile per rilanciare il progetto politico dell’Unione. Si tratta di temi che non vanno visti in contrapposizione con la dimensione atlantica. Anzi, va colta l’occasione anche per rilanciare i rapporti transatlantici e la cooperazione con NATO e USA.

Il dibattito sul futuro dell’Unione Europa, a partire dalla politica estera, al ruolo internazionale dell’Unione fino alla difesa comune, negli ultimi giorni sono tornati al centro del confronto pubblico, dopo alcune prese di posizione e interventi di figure di primo piano della politica europea, ma anche a seguito dei risultati delle elezioni presidenziali americane e della diffusa speranza di un rilancio delle relazioni transatlantiche. Si tratta di temi fondamentali per delineare un possibile percorso verso una effettiva integrazione politica dell’Unione, anche alla luce del dibattito attuale sul Recovery Fund e alla necessità di superare la sola dimensione economica e monetaria.

Nei giorni scorsi il Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron in una lunga intervista alla rivista di geopolitica Le Grand Continent, edita anche in italiano[1], ha affrontato alcuni temi che interessano il futuro dell’Unione Europea e le sue prospettive di rafforzamento. A pochi giorni dalla sua uscita l’intervista ha suscitato numerose reazioni, anche nel nostro paese, proprio su alcuni dei punti toccati e ha avuto il merito, al di là della condivisione o meno dei suoi contenuti, di aver posto interrogativi e proposto alcune idee per rilanciare il progetto comune dell’Unione e il suo ruolo internazionale. Ovviamente con un punto di vista molto francese. Una posizione che riflette un’idea precisa di autonomia strategica europea,  diversa per esempio da quanto espresso invece dal Ministro della Difesa tedesco Annegret Kramp-Karrenbauer la quale, diversamente da Macron, ha di fatto affermato l’insostituibilità degli Stati Uniti per la sicurezza europea. Ma in questi stessi giorni è stato pubblicato, in Italia sul Sole 24 Ore, anche un intervento su questi temi dell’Alto rappresentante europeo per gli Affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell[2], il quale è sembrato indicare alcune direttrici, proprio in materia di politica estera comune e sicurezza, più orientate in un senso euro-atlantico, in cui, oltre a riprendere il tema dell’autonomia strategica con una luce diversa, in cui esplicitamente afferma che “autonomia non significa indipendenza totale o isolamento dal mondo”  e anche che l’autonomia va perseguita rafforzando alleanze e multilateralismo, Borrell ha espresso alcune necessità indispensabili per rendere l’Europa più forte e unita nel fronteggiare molte delle sfide contemporanee. Ma in questi giorni, oltre alle posizioni di Borrell e Macron, e quelle espresse dalla Ministra della Difesa tedesca, sono da segnalare anche le dichiarazioni del Ministro della Difesa italiano Lorenzo Guerini, il quale non ha nascosto la necessità indispensabile per l’Unione di investire sempre di più sulla difesa comune e sull’industria della difesa europea anche come strumento di rafforzamento della NATO e in un’ottica di rilancio dei rapporti strategici con gli USA. Rapporto con gli USA e con la NATO che per l’Italia, paese fondatore al pari di Francia e Germania, come ha sempre precisato il Ministro, è particolarmente importante.

Al di là dei diversi punti di vista e del dibattito che si è aperto, è evidente che, in seguito ai risultati elettorali americani ma anche a causa della sempre più accesa rivalità strategica globale con Russia e Cina, il rilancio delle relazioni transatlantiche, non solo negli aspetti che interessano la sicurezza, è entrato prepotentemente nel dibattito pubblico europeo. In ragione dell’idea che il futuro presidente Joe Biden, anche per quanto da lui stesso dichiarato nei mesi scorsi, potrebbe avere un approccio più collaborativo e incentrato al multilateralismo verso il Vecchio Continente, e per questo potrebbe essere possibile, con la sua amministrazione, rilanciare collaborazione e cooperazione su molti fronti. Ed è giusto affrontare questo argomento mentre contemporaneamente si discute di autonomia strategica e unione politica, perchè le cose sono collegate e non potrebbe essere altrimenti. Perchè al netto della reale possibilità che tra Trump e Biden si determini una forte discontinuità o meno, è indubbio che il tema del futuro delle relazioni transatlantiche e del rapporto tra USA, UE e NATO, sarà questione centrale sia per definire una possibile agenda di politica estera comune che anche per approfondire il dossier che riguarda la difesa europea e la difesa degli interessi strategici europei, essenziale anche nel percorso di costruzione “dell’Europa politica”.

La lunga intervista di Macron pone alcuni interrogativi a cui la politica europea, prima o poi, dovrà rispondere definendo una linea comune. Le sue risposte evidenziano una visione strategica, non a caso intitolata “Dottrina Macron”, stabilmente ancorata nella tradizione politica, strategica e diplomatica francese, strettamente legata agli interessi nazionali del paese e alla sua storia.  Per un presidente francese sarebbe stato difficile immaginare il contrario. Macron, che ha posto questi temi anche con un certo coraggio, ha raccolto anche numerose critiche soprattutto perchè questa sua iniziativa è stata vista da molti commentatori come il tentativo di voler dare all’Unione una visione molto “francese”, e distante dalla dimensione atlantica. Del resto non ha mai nascosto le sue critiche alla NATO e i Francesi, nella storia, hanno avuto un rapporto sempre molto “complesso” con la dimensione atlantica, con la NATO e anche con gli stessi Stati Uniti, pur restandone un paese alleato. Ma i temi da lui segnalati, non diversi da quelli che in altre occasioni lo stesso Borrell o la Presidente Von der Leyen hanno indicato come prioritari, chiamando in causa non solo l’Europa e la sua azione, ma l’Occidente intero e al di là dei diversi punti di vista necessitano di essere discussi e affrontati.

Dal punto di vista europeo, sarebbe sbagliato evadere il confronto su questi temi, nella convinzione che il cambio di amministrazione statunitense ci liberi da responsabilità e doveri particolari e non renderà più necessario, invece, affrontare i nodi dell’autonomia europea e della sicurezza comune, dell’unione politica e della politica estera. Sarebbe un errore non cogliere l’occasione, duplice, data sia dal cambiamento globale imposto dalla crisi del Covid, che dalla possibilità apertasi con il nuovo corso americano, di rilanciare il dialogo tra le due sponde dell’Atlantico e di affrontare questi temi. Sapendo che la visione strategica di Europa che vorremo affermare, in ogni caso, necessiterà comunque un incremento maggiore di investimenti nella sicurezza e nella difesa, anche sul versante dell’industria e dell’innovazione tecnologica, e di una maggiore capacità di azione, e di protagonismo internazionale, anche in aree sempre più rilevanti a livello geopolitico e strategico per l’Europa, come il Mediterraneo o l’Africa, sapendo che dovremo provvedere di più e meglio alla nostra sicurezza.

Dal nostro punto di vista il tema del futuro dell’Unione politica, della difesa europea e del ruolo dell’Europa nel mondo non può essere visto in contrapposizione agli USA e alla dimensione transatlantica. È evidente che sul piano strategico, militare, economico, industriale, politico, la collaborazione tra Unione Europea, USA e NATO è fondamentale: in prospettiva sia per la sicurezza europea che per sicurezza del mondo intero e la garanzia della sopravvivenza di un ordine mondiale, fondato sul multilateralismo e il diritto, di cui NATO e UE restano due pilastri irrinunciabili. E il ruolo degli Europei, nella NATO e in collaborazione con la NATO, sarà tanto più rilevante quanto i paesi dell’Unione sapranno rafforzarsi sul piano della difesa e sul piano tecnologico, sapranno essere autonomi a livello strategico, davvero, assumendosi anche maggiori responsabilità internazionali, ma sapranno collaborare di più tra loro e con gli alleati nordamericani e britannici, anche a costo di rinunciare a qualche pezzetto dei propri interessi nazionali. Perchè, nel mondo della competizione tra potenze, gli interessi nazionali dei singoli paesi europei saranno tanto più protetti quanto meglio sapremo agire e ragionare da europei, ma non in competizione con gli Americani, ma rafforzando il legame comune. La prospettiva politica comune europea potrà essere più forte e più efficace soprattutto se l’Unione saprà costruire alleanze stabili e rilanciare il rapporto con gli Stati Uniti, a livello economico come militare, e agendo insieme a livello globale nel fronteggiare le nuove minacce  e la nuova competizione geopolitica. Tanto più l’Europa sarà forte e unita, quanto questa alleanza e i valori comuni che rappresenta, ne potranno trarre un vantaggio reale.


[1] https://legrandcontinent.eu/it/2020/11/16/macron/

[2] https://www.ilsole24ore.com/art/per-affrontare-nuove-sfide-l-europa-deve-camminare-proprie-gambe-ADfu2d2

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