Stati Uniti ed Europa: più uniti e più forti per affrontare le sfide del futuro

Per affrontare le sfide del 21esimo secolo è indispensabile rilanciare multilateralismo e relazioni transatlantiche. Con la presidenza Biden si può aprire una nuova fase nei rapporti tra Usa ed Europa, in cui anche l’Italia può essere protagonista

L’invito rivolto dal Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel al presidente Joe Biden, nel giorno del suo insediamento, a partecipare ad una riunione straordinaria del Consiglio Europeo in contemporanea ad un vertice NATO, è indubbiamente un importante segnale di apertura lanciato verso la nuova amministrazione americana con l’intento di voler riprendere il confronto tra le due sponde dell’Atlantico, investendo in una nuova stagione del multilateralismo.

La vittoria di Joe Biden e Kamala Harris ci consegna probabilmente l’occasione di rilanciare il legame esistente tra Stati Uniti ed Europa e allo stesso tempo, di rinnovarlo in ragione delle nuove sfide che ci attendono. Un’opportunità che va colta senza indugi, perchè può permettere al Vecchio Continente e al Nuovo Mondo di ritrovare una prospettiva fondata su un comune progetto politico, in un mondo sempre più in disordine.

Nel suo appassionato discorso di insediamento, rivolto molto a rassicurare un’America che in questi ultimi mesi ha sentito il peso delle divisioni e delle tensioni interne, Biden ha promesso un ritorno da protagonisti degli USA sulle scena mondiale e più volte fatto riferimento al valore della democrazia. Anche dopo gli ultimi eventi recenti e le proteste, anche violente, che hanno colpito l’America, per Biden, la difesa della democrazia sarà uno degli elementi di base della sua azione presidenziale. Non solo a livello interno, dove certo non mancano le divisioni e le tensioni da superare, ma anche a livello internazionale.

Probabilmente è proprio partendo dal valore della democrazia, che il dialogo tra Stati Uniti ed Europa può essere rilanciato. Un nuovo matrimonio transatlantico fondato sui valori comuni, sulla condivisione di responsabilità e anche sulla utilità reciproca in molti settori, dall’economia alla scienza alle nuove tecnologie. Si tratta di una sfida fondamentale, proprio oggi, nel momento in cui il sistema politico internazionale, nato dopo la Seconda guerra mondiale, è messo in discussione da nuove forze emergenti e dirompenti nel mondo e gli stessi  sistemi democratici stanno vivendo un passaggio critico derivante dalla fase di profonda trasformazione delle nostre società. Il mondo sta cambiando velocemente e questo cambiamento ha investito anche l’Occidente.  Negli ultimi tempi il rapporto euro-atlantico, come lo stesso processo di integrazione europea, due elementi essenziali nel panorama politico occidentale, hanno vissuto difficoltà derivanti da fattori diversi e molto complessi, iniziate ben prima della vittoria di Trump. Forse non a caso, nel momento in cui è iniziato a mutare il mondo e l’asse del potere globale, soprattutto economico, ha iniziato a spostarsi verso il Pacifico, l’edificio del sistema di relazioni transatlantiche ha iniziato a scricchiolare. Ma non è crollato e non è destinato ad un inevitabile declino, anzi. Pur nel tempo complesso che stiamo vivendo, gli USA restano di gran lunga, ancora, la prima potenza globale, e l’Europa può esercitare ancora un potere, sia sul piano economico che culturale, molto significativo.

Negli ultimi anni i paesi occidentali hanno vissuto una crisi profonda, su cui la pandemia si è abbattuta adesso in maniera pesante, che ha avuto un’origine economico-sociale, oltre che politica e culturale. Vari eventi nel tempo, anche diversi tra loro, sono stati manifestazioni evidenti di questa turbolenza che ha investito contemporaneamente sistema economico-capitalistico e sistemi politico-democratici: dalle crisi economiche alle difficoltà del processo di integrazione europea, alla Brexit, alla vittoria di Donald Trump nel 2016.

Si è trattato di eventi e manifestazioni di un movimento complessivo che stava montando da anni in tutto l’Occidente, e ancora non si è esaurito, che ha radicamento nei cambiamenti epocali che il mondo sta vivendo e che investono direttamente l’economia come le relazioni tra stati, ma anche  di riflesso la vita quotidiana, la sicurezza, il lavoro, il benessere delle famiglie. In tutto questo la pandemia è arrivata improvvisa, non sappiamo ancora quanto sarà lunga e che effetti finali produrrà, ma potrebbe lasciare sul campo ancora più incertezza e tensioni, un tessuto socio-economico ancora più impoverito, rivalità internazionali aumentate. Ora però, questa fase di trasformazione e questo particolare momento di crisi, che investe l’Occidente e noi tutti, può diventare anche l’occasione per uno scatto in avanti coraggioso. Perchè da ogni crisi, prima o poi, si deve uscire. Il tema è farlo avendo in testa un progetto preciso per il dopo.

Per questo, proprio in questa fase di cambiamento, è il momento di rinnovare le “antiche alleanze” fondate sull’asse politico euro-atlantico e ridare loro nuova forza e nuova visione investendo nella dimensione comune dei valori e della storia che ci legano, che ci rendono una medesima parte del mondo. Come fecero i padri fondatori delle nostre democrazie europee, dopo gli anni bui della guerra, nel tempo della ricostruzione, aiutati e affiancati da coloro che guidarono l’America in quello stesso periodo, abbiamo la necessità di investire nel nostro rapporto multilaterale di collaborazione definendo un programma di azione globale comune che non solo ci permetta sia di superare le difficoltà e la crisi presente e di affrontare le sfide globali del futuro e le comuni minacce con più forza, per rendere il mondo e noi stessi più sicuri. Ci sono grandi questioni globali che attendono di essere affrontate e su cui è necessario un Occidente unito: dalla lotta ai cambiamenti climatici a quella contro le diseguaglianze, al contrasto alla proliferazione delle armi di massa, al terrorismo, alle nuove minacce emergenti e dirompenti, alla pandemia. Come dopo la Seconda Guerra mondiale, per definire un nuovo sistema in grado di garantire pace e prosperità, occorrerà probabilmente una profonda riforma del sistema economico e finanziario, al pari di un rinnovamento della democrazia attraverso il rilancio delle sue istituzioni, dello stato di diritto, della politica, e di una nuova etica della responsabilità, anche attraverso la forza dell’esempio, come ha detto Biden. Ma la base per tutto questo rimane la ferma condivisione che la democrazia e suo sistema di valori e libertà restano la base imprescindibile da cui ripartire, per garantire da un lato sicurezza, in un tempo profondamente insicuro, e un nuovo benessere più equo e sostenibile.

La strada stretta che abbiamo davanti è irta di pericoli, ma anche di grandi possibilità: affrontarla con coraggio, e con un itinerario preciso in testa, potrà aiutarci. Partendo dagli errori e dalle esperienze recenti, per vincere le sfide presenti e future, che minacciano appunto la nostra sicurezza e le nostre conquiste politiche e civili. L’esperienza attuale della pandemia, come prima quella del terrorismo internazionale, ci hanno confermato quanto è importante diventare sempre più resilienti e quanto questo fattore sia sempre più rilevante per l’economia e la sicurezza. Ma dobbiamo essere consapevoli che oltre ai nostri sistemi economici e produttivi, anche i nostri sistemi politici e democratici dovranno diventare sempre di più resilienti: in questa sfida la stella polare della democrazia, come giustamente ha indicato Biden, è quella che può davvero fornire il punto di riferimento principale verso cui indirizzare la nuova rotta da seguire.

I valori democratici sono la base  comune, tra Europa e Nord America, per la formazione di quel progetto di una nuova “alleanza globale” tra i paesi democratici, che Biden ha lanciato in questi mesi. Chi se non Europei e Americani possono essere il cuore di questa alleanza? Certamente, vi sono anche alcuni obiettivi differenti, e alcuni dossier spinosi su cui sarò necessario trovare una sintesi. Ma il rilancio del dialogo e della collaborazione transatlantica è una necessità più importante di qualsiasi interesse di parte: è indispensabile per affrontare le sfide che abbiamo davanti. È indispensabile per riequilibrare gli squilibri globali, per arginare le forme di insicurezza, per sconfiggere le minacce alla sicurezza collettiva. Solo se riusciremo ad essere più uniti, pur nelle diversità, potremo anche essere tutti più forti. Un rafforzamento della collaborazione e della cooperazione transatlantica è indispensabile anche a livello economico e industriale: essa conviene a tutti noi, è una scelta strategica anche per le nostre imprese. Conviene all’Europa e all’America e conviene, per esempio, molto anche all’Italia, uno dei partner principali degli USA sul piano politico, diplomatico  ed economico,  che può giocare un ruolo da protagonista in questo passaggio storico. Stati Uniti ed Europa, anche attraverso quella magnifica costruzione politica capace di adattarsi e rinnovarsi continuamente che è la NATO, condividono molto, e soprattutto, appartengono allo stesso campo politico-culturale che è l’Occidente. Se questo spazio geopolitico viene diviso, i suoi membri saranno tutti più deboli, isolati, esposti alle minacce di un mondo profondamente instabile dove non mancano avversari pronti ad approfittare delle difficoltà per il proprio vantaggio. Anche Biden sa bene che affinchè gli Stati Uniti possano mantenere la propria posizione nel mondo hanno necessità di alleati stabili e leali. Per questo ha subito lanciato un messaggio netto verso gli alleati, Europei in primis.

La democrazia e i suoi diritti, come la sicurezza comune e il libero mercato sono stati e saranno i pilastri fondanti su cui si regge il tempio politico del mondo libero. La democrazia moderna non è ancora stata sconfitta ne  superata, anzi, a duecento anni dalla sua affermazione tra Europa e America del Nord, non solo rimane una sorta di miracolo nella storia umana, ma mantiene una sua capacità attrattiva fortissima. L’Occidente democratico, guardando al resto del mondo, ha la possibilità di allargare la sua alleanza fondata sulla democrazia e sull’idea di un sistema di diritti e valori precisi, anche a tutti i grandi paesi democratici del mondo, a partire da quelli dell’area Indo-pacifica (Giappone, Australia, India, Corea del Sud, Nuova Zelanda). Si tratta di una prospettiva che Stati Uniti ed Europa possono persegire insieme, in questo momento storico particolare.

In un sistema internazionale sempre più instabile e multipolare, un Occidente coeso, capace di allargare le sue alleanze, può contribuire a rifondare un nuovo ordine mondiale, che possa garantire nuove regole condivise da tutti e una maggiore sicurezza internazionale. Terminata la crisi pandemica, agire sul piano globale per ridare al mondo un nuovo ordine, e una nuova stabilità politica ed economica, sarà una necessità con cui dovremo fare i conti.  E l’Occidente, i paesi democratici,  dovranno necessariamente agire uniti, in questa partita decisiva per il futuro.

Andrea Manciulli è Presidente di Europa Atlantica

Enrico Casini è direttore di Europa Atlantica


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