Per Kiev la sfida continua

L’articolo di Enrico Casini e Andrea Manciulli per il numero di ottobre di Airpress

L’invasione dell’Ucraina sarebbe dovuta essere, a detta di numerosi simpatizzanti del putinismo, una guerra lampo. Un affare di pochi giorni, in cui la preponderante forza militare russa avrebbe dovuto sbaragliare rapidamente le difese ucraine. Così, come è evidente a tutti, non è stato.  E la Russia sta palesando in questo conflitto molte delle sue debolezze, non solo sul piano militare.

In realtà si è trasformata presto in una guerra lunga, logorante e sanguinosa. Come in Europa non se ne vedevano, o ricordavano, da molti anni. Che a tratti rammenta le guerre tremende del Novecento, con il loro portato di bombardamenti, stragi, trincee, battaglie corpo a corpo per conquistare palmi di terreno. Ma allo stesso tempo, ci mostra la durezza e la brutalità delle guerre moderne, come quelle che hanno insanguinato gli ultimi trenta anni dai Balcani alla Siria. Un conflitto antico e modernissimo, in cui si mescolano agli elementi tipici delle guerre convenzionali quelli asimmetrici, dove alle truppe regolari si affiancano milizie paramilitari, dove oltre all’uso di armi più tradizionali, come i carri armati, vediamo l’impiego costante di armi modernissime, dai droni ai missili ipersonici, in un crescendo costante, e quotidiano, di propaganda e disinformazione. Una guerra combattuta anche a livello sociale, economico, diplomatico, non solo sul campo di battaglia.

Non è dato sapere, al momento in cui scriviamo queste righe, quando questo conflitto potrà terminare. Ma temiamo possa essere ancora lungo, se non dare spazio, e fiato, ad una pericolosa escalation, frutto soprattutto della crisi che il regime russo sta vivendo. Perchè come abbiamo sin qui visto, la Russia non solo non ha cancellato le difese ucraine, ma anzi, ha subito pesanti perdite. Sul piano militare la campagna si è dimostrata un fallimento, e il regime sembra sempre più in crisi, sia per effetto delle sanzioni che della sconfitte patite. Una crisi economica e politica, che ha ripercussioni sul piano interno e internazionale, e che, purtroppo, non sappiamo che prospettive possa avere ne a quali scelte possa portare.  

La mobilitazione di riservisti lanciata del Cremlino, migliaia di uomini inviati al fronte come carne da cannone per recuperare una situazione sempre più critica, gli anatemi lanciati contro l’Occidente, il ritorno della minaccia atomica, fino all’annessione delle regioni orientali dell’Ucraina, palesano le difficoltà in cui la Russia si trova. Plasticamente rappresentate anche dalle migliaia di Russi in fuga ai confini del paese. Eppure, la guerra non è ancora finita e i rischi ad essa collegati sono moltissimi. Non solo per l’Ucraina martoriata, ma per l’Europa e il mondo intero.

Un’escalation incontrollata potrebbe produrre effetti devastanti. Nessuno in Occidente desidera una guerra più ampia: abbiamo ancora vivo il ricordo delle rovine delle guerre che abbiamo già vissuto. Ma deve essere chiaro che la partita in gioco ha una posta elevatissima: in Ucraina è in ballo il futuro della sicurezza europea e della democrazia. L’importanza di questa sfida deve essere chiara a tutti, anche alla vigilia di un inverno che si annuncia freddo e difficile. Noi confidiamo nella possibilità che quanto prima l’opzione diplomatica diventi preponderante rispetto a quella militare, che le vie del negoziato possano sostituirsi al tuonare dei cannoni. Ma come è evidente, aver sostenuto in questi mesi la resistenza ucraina è stata una scelta giusta e necessaria. Arrendersi, come da alcuni richiesto, sarebbe stato un errore, e gli Ucraini, giustamente, non l’hanno fatto. E oggi l’Occidente tutto ha il dovere, contemporaneamente a cercare una soluzione politica alla guerra, di continuare a difendere la democrazia e le ragioni di un popolo libero.

Enrico Casini

Andrea Manciulli

Credit by Pixabay.com

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