Un anno dopo l’inizio della guerra, il mondo sta cambiando

Con lo scoppio della guerra in Ucraina si è accelerato un processo competitivo a livello globale che apre una fase nuova nelle relazioni internazionali. A prescindere da quando il conflitto si concluderà, siamo entrati in una nuova epoca, a cui forse non eravamo preparati.

A più di un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina non è semplice trarre un bilancio di questo tragico evento. Migliaia di morti, un paese devastato, milioni di rifugiati, rappresentano in maniera plastica la drammaticità del conflitto scatenato 14 mesi fa.
La scelta scellerata della Russia di Putin di attaccare l’Ucraina ha avuto una serie di conseguenze imprevedibili, anche dopo le prime settimane di conflitto. Certamente, il primo, concreto fatto rappresentato dal conflitto è stata la rottura drammatica, epocale, che ha prodotto a livello storico e geopolitico. Il ritorno di una guerra ad alta intensità, interstatuale, nel cuore dell’Europa tra due paesi indipendenti, è un evento senza precedenti negli ultimi 80 anni. Dalla fine della Seconda guerra mondiale.
Un evento che, appunto, ha prodotto una frattura a livello politico internazionale e avrà ricadute, rilevantissime, non solo sul piano dei rapporti tra Ucraina e Russia, ovviamente, e tra Russia e paesi euro-atlantici, ma in generale sugli equilibri e le dinamiche geopolitiche ed economiche internazionali.
L’Europa, dopo decenni, si è ritrovata coinvolta direttamente in una guerra violenta a sanguinosa, assolutamente distruttiva e potenzialmente a rischio di escalation. Una guerra voluta da Putin e arrivata dopo otto anni di crisi in Ucraina, che molti, anche in Italia, avevano sottovalutato e sottostimato nel rischio di esplodere. Una guerra lunga, durata già più di un anno, con milioni di profughi e migliaia di vittime, che cambierà il volto dei due paesi coinvolti e sposterà, sempre di più, verso un clima di tensione e rivalità crescenti i rapporti tra Russia e paesi occidentali. Con Europa e paesi atlantici, che in questa guerra hanno rinnovato e rilanciato il senso della comune adesione alla stessa comunità politica e valoriale, rafforzando notevolmente anche il ruolo, la presenza e la necessità della NATO. Sempre più impegnati non solo a fronteggiare la minaccia dell’autocrazia russa, ma in generale contro tutte le minacce provenienti contro la democrazia e l’ordine liberale.
Il tema della sicurezza euro-atlantica, con lo scoppio della guerra, è di nuovo al centro delle agende dei governi europei, e americano, e non riguarda più solo minacce o pericoli di natura ibrida e asimmetrica o derivanti da fenomeni ambientali, sanitari, climatici, terroristici. Oggi torna ad essere un tema in cui anche la componente militare e convenzionale, oltre che quella nucleare, hanno un peso consistente. Notevole. E si aggiungeranno alle diverse minacce ibride sviluppate in questi anni contro le democrazie europee dai loro vari, diversi, rivali, statuali e non.
Nel mondo, la guerra è arrivata dopo i due terribili anni di pandemia, aggravando una crisi economica, già seria, che stava coinvolgendo molti paesi. I costi dell’energia e delle materie prime hanno toccato punte che mettono a repentaglio la sostenibilità di molti sistemi produttivi, mentre le famiglie e i consumatori, soprattutto nelle fasce sociali più fragili di molti paesi, compresi quelli europei, hanno pagato un prezzo elevatissimo. Soprattutto a causa dei costi energetici e di quelli alimentari cresciuti con il conflitto. Contemporaneamente, la guerra ha determinato l’inizio di una crisi alimentare, in parte scongiurata con lo sblocco dei porti ucraini, non del tutto superata, che anche a causa dell’impatto dei cambiamenti climatici sull’agricoltura di molti paesi poveri, soprattutto in Africa, rimane una variabile di massima allerta per il prossimo anno. Il Mediterraneo, tra le regioni sconvolte dalle conseguenze della guerra, si è ritrovato ancora più che negli ultimi anni al centro di una serie di tensioni e crisi, alcune amplificate dagli effetti del conflitto, che hanno reso questa regione ancora di più centrale nella competizione che si è aperta. Scoprendo un fianco, quello meridionale, in cui l’Europa si è ritrovata particolarmente esposta alle ingerenze e alle interferenze russe. Oltre che alle conseguenze delle differenti crisi aggravate dalla guerra.
Infatti, sono soprattutto effetti di natura geo-politica ad essere scaturiti dalla guerra, anche sul piano internazionale. Il nuovo (dis)ordine mondiale, iniziato fin dal 2001, aggravatosi tra crisi finanziarie e primavere arabe, si è nel tempo consolidato sempre di più con l’emergere non solo di nuove potenze, grandi e medie, ambiziose e pronte ad esercitare sullo scenario globale un ruolo spesso muscolare o ambizioso. Ma ha visto una sorta di nuova polarizzazione, in cui, nei fatti, la Russia sempre di più è diventata un partner per la Cina e uno dei paesi guida di una sorta di virtuale fronte dei paesi autocratici, contrapposto agli Stati Uniti, leader del mondo libero e dell’Occidente. Con alcune incognite, determinate dal ruolo, e dal gioco, che paesi come Turchia o soprattutto India, stanno giocando e giocheranno nei prossimi anni, più per interessi propri che per un disegno comune ad uno o all’altro schieramento. Infatti, in questo nuovo multipolarismo nascente, molto disordinato, al di là dei punti fermi, rappresentati da Cina e Stati Uniti, come due grandi superpotenze, ed Europa e Russia in aggiunta, si registrano nuove geometrie variabili, che vedono spesso alcuni paesi, di differente importanza, partecipare al grande gioco globale sposando a seconda delle occasioni, o dei contesti, partner e cause diverse. Più funzionali a promuovere i propri interessi nazionali. Non c’è da meravigliarsi, se nella nuova competizione tra potenze di questo 21°secolo, molto diversa dalla guerra fredda del Novecento, assisteremo ad alleanze in continua evoluzione e a nuove forme di neutralismo, in cui alcuni paesi, tra quelli emergenti, proveranno a costruirsi un proprio ruolo distinto, rispetto alle grandi potenze in gioco.
La guerra in Ucraina ha già dato un assaggio di tutto questo. Ma ci ha anche fatto entrare, dopo i cambiamenti emersi con il Covid, in una fase nuova delle relazioni internazionali in cui, sempre di più, chi vorrà contare dovrà mettere sul piatto una certa determinazione, politica, oltre a un peso specifico maggiore, militare, tecnologico ed economico. Il tempo della globalizzazione che avevamo conosciuto è forse finito. Il mondo sta cambiando, e non saranno più solo l’interdipendenza economica e gli scambi commerciali a garantire pace e sicurezza o una forma di ordine globale. È iniziata un’epoca nuova, ben diversa da quanto trenta anni fa avevamo, illusoriamente, immaginato.
La guerra russo-ucraina ci conferma in realtà che conflitti violenti possono anche esplodere tra paesi economicamente molto legati tra loro ed interdipendenti. Come la storia ci aveva già dimostrato in passato. E dopo un anno dall’inizio del conflitto, con i paesi occidentali impegnati nel sostenere con forza la resistenza ucraina contro l’aggressione russa, in nome dei valori democratici e del diritto internazionale, l’unica certezza rimane il fatto che non potremo che prendere atto, del nuovo contesto geopolitico emerso repentinamente. È una necessità a cui non possiamo prescindere. Il mondo è davvero diverso, oggi.
La speranza che una soluzione politica e diplomatica possa mettere a tacere i cannoni, tornati così prepotentemente a tuonare in un conflitto come non accadeva in Europa da molti decenni, resta viva. E ogni iniziativa in campo, per trovare la pace è ovviamente utile e importante. Ma questa guerra, contrariamente da quanto spesso detto in questi mesi da molti zelanti opinionisti, vede da un lato un paese invaso e dall’altro un invasore. Per trovare una soluzione equa l’Ucraina non può soccombere. L’Europa e i paesi occidentali non potranno rinunciare dal sostenere Kiev nei prossimi mesi, anche in un processo diplomatico, affinché la libertà di un intero popolo sia preservata e il sangue versato in nome della sua indipendenza, non sia stato sacrificato invano. Ma se la pace, come ci auguriamo, sarà raggiunta il prima possibile, anche con l’ausilio, indispensabile, di potenze come Cina, Stati Uniti ed Europa, è indubbio che dopo il 24 febbraio 2022, il mondo non sarà più lo stesso e non potrà tornare indietro. Siamo entrati in una nuova realtà, piaccia o meno, a cui dovremo presto abituarci, soprattutto noi europei.

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