NATO e UE di fronte alla sfida dell’Artificial Intelligence. Visioni e strategie da Cina e Russia

Pubblichiamo un interessante resoconto di Claudio Bertolotti, analista del CEMISS e Direttore di START InSight, dedicato ai punti di vista emersi in tema di Intelligenza Artificiale in un recente convegno tenutosi in Cina. Articolo originale pubblicato su START InSight

I paesi dell’area euro-atlantica, e con essi la NATO, sono chiamati ad affrontare crescenti sfide in ambito militare. Insieme a quelle che possiamo definire sfide convenzionali, si affiancano quelle virtuali, cibernetiche, i cui effetti hanno però conseguenze dirette sia sui cosiddetti campi di battaglia sia, e ancora di più, nella sicurezza nazionale. Un contesto caratterizzato da competizione estrema, in cui la questione etica e la decisione di investire ingenti risorse determineranno gli esiti di futuri confronti tra i grandi attori a livello globale.

L’intelligenza artificiale divide il mondo in due: vincenti e perdenti. I primi sono i paesi che investono in Artificial Intelligence (AI), i secondi quelli che non lo fanno”

Con queste parole Zeng Yi, vice direttore generale della China North Industries Group Corporation Limited (NORINCO GROUP), ha aperto il suo intervento all’8° Beijing Xiangshan Forum di Pechino lo scorso ottobre, a cui chi scrive ha preso parte in qualità di delegato italiano.

L’importante evento internazionale, organizzato dalla China Association for Military Science (CAMS) e dal China Institute for International Strategic Studies (CIISS), è stato patrocinato dal ministero della Difesa della Repubblica Popolare Cinese. La quarta sessione speciale del forum, la più rilevante, si è concentrata sull’importante tema dell’intelligenza artificiale (AI) e la condotta della guerra, affrontato da due punti di vista illustrati per START InSight.

Il primo, è il punto di vista delle applicazioni militari dell’intelligenza artificiale.

Il secondo, è il punto di vista dell’intelligenza artificiale nella nuova fase della rivoluzione degli affari militari (Revolution in Military Affairs, RMA) che ha dirette conseguenze sul concetto stesso di guerra e di pianificazione del processo decisionale: «Una vera e propria rivoluzione» – ha evidenziato ANM Muniruzzaman, presidente dell’Institute of Peace and Security Studies del Bangladesh – «che pone in una posizione di svantaggio mortale chi non si adegua alle potenzialità offensive e difensive dell’intelligenza artificiale».

BIG-DATA E INTELLIGENZA ARTIFICIALE COME STRUMENTO DI CONTRO-TERRORISMO

Ricco di spunti e stimoli il discorso del generale Wang Ning, comandante della forza armata della polizia cinese, che, nel suo intervento ha evidenziato il ruolo della tecnologia come strumento più importante del contro-terrorismo, in particolare attraverso la raccolta e l’uso dei big-data e dell’intelligenza artificiale per intercettare i network criminali e terroristici.

Praveen Chandra Kharbanda, ricercatore del Center for Land Warfare Studies dell’India ha evidenziato come l’intelligenza artificiale abbia il potenziale per imporre un radicale cambiamento alla RMA. In primo luogo l’AI ha la capacità di supportare il processo di decision making attraverso l’analisi delle informazioni; ciò garantisce una maggiore tempestività che deriva dall’analisi immediata di tutti i fattori, primari e secondari, che possono influire sulla realizzazione dei piani strategici ed operativi. In secondo luogo, la combinazione dei due elementi, “guerra elettronica” e capacità cyber, fornisce uno straordinario vantaggio sul piano militare, sia offensivo sia difensivo poiché garantisce un’elevata capacità di osservazione degli obiettivi avversari senza esporre i propri operatori (piloti, esploratori terrestri o marittimi) a rischi e minacce; parimenti avviene per la tutela delle proprie infrastrutture, che può essere ottenuta attraverso un limitato dispendio di risorse, in termini di soldati impiegati ed equipaggiamenti.

In questo ambito l’utilizzo di robot a controllo remoto o a controllo (totale o parziale) attraverso l’AI, diviene funzionale al supporto delle truppe sul campo di battaglia (boots on the ground), senza sostituirle del tutto; un’evoluzione tecnologica e culturale che, in particolare nel caso di conflitti asimmetrici, garantisce alla componente umana un ruolo che ad oggi rimane essenziale e primario.

Sul piano virtuale, a supporto di quello reale, vi è un’attività di wargaming sempre più realistica e adeguata che gode di un sempre maggiore supporto da parte dell’AI, sia nella fase di training sia in quella di pianificazione. L’altra dimensione del campo di battaglia contemporaneo, i social media rappresentano una grande opportunità di controllo e analisi, sebbene ciò possa rappresentare un potenziale rischio di controllo delle masse. In tale ampio quadro, in particolare quello relativo al wargaming, il ruolo del settore privato diviene fondamentale.

Zeng Yi, vice direttore generale della China North Industries Group Corporation Limited (NORINCO GROUP), ha posto in evidenza come il tradizionale “sistema meccanico” di combattimento subisca notevoli accelerazioni e revisioni proprio grazie all’applicazione dell’AI, mentre quello cyber diviene sempre più efficace. In tale quadro, il sistema di comando e controllo sarà sempre più condizionato dalle capacità di impiego della tecnologia AI, imponendone uno sviluppo costante nell’ambito dei military affairs. Ciò imporrà sempre più un ruolo prevalente dei sistemi automatici in ruoli di addestramento e combattimento diretto. È ormai evidente, ha concluso Zeng Yi, che «la supremazia del settore intelligence supportato dall’intelligenza artificiale dividerà in maniera netta gli attori sul campo di battaglia globale tra perdenti e vincenti».

Zafar Nawaz Jaspal, professore alla School of Politics and International Relations della Quaid-I-Azam University del Pakistan, ha posto all’attenzione della platea la vexata quaestio: «l’intelligenza artificiale sta per assumere un proprio ruolo nel combattimento: ne sarà capace?». L’analisi del relatore è stata incentrata sull’evoluzione del processo intelligence basato sull’AI che consentirà allo strumento militare di assumere un ruolo diverso da quello attuale, dando all’AI un ruolo di primo piano a livello tattico (sul campo di battaglia) ma non (ancora) sugli altri due: quello operativo e quello strategico; ma è un contributo che sarà sempre più importante e crescente.

Un aspetto rilevante posto all’attenzione della platea è stata la considerazione sul confronto diretto sul campo di battaglia tra due soggetti in possesso di capacità militari bilanciate: un’ipotesi in cui l’intelligenza artificiale cesserebbe di essere un fattore determinante alla vittoria. Si rende pertanto impellente e prioritaria la necessità di sviluppare continuamente lo strumento dell’intelligenza artificiale attraverso investimenti, ricerca e sperimentazione.

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE PUÒ CONDIZIONARE IL COMPORTAMENTO SOCIALE INFLUENZANDO E MODIFICANDO IN MANIERA SIGNIFICATIVA  LE STRUTTURE E LE FUNZIONI DEL SISTEMA SOCIALE

Leonid Konik, CEO dell’azienda russa COMNEWS Group, ha rilevato nel corso del suo intervento due elementi sostanziali. Il primo è che l’AI costituisce la base per le armi autonome nel prossimo futuro. Il secondo elemento è che l’AI, oggi, rappresenta il più grande contributo al processo intelligence e svolge un ruolo fondamentale contribuendo ai processi di problem solving e di decision making.

Focalizzando il suo intervento sull’aspetto sociale, e in particolare sulle “conseguenze sociali” dell’utilizzo dell’AI, il relatore ha rilevato come l’intelligenza artificiale contribuisca in maniera determinante all’applicazione del cognitive imaging (immagine cognitiva), ossia l’utilizzo di varie tecniche per influenzare e modificare in maniera significativa le strutture e le funzioni del sistema sociale. Con ciò ponendo le basi per un’analisi critica sulla questione etica dell’intelligenza artificiale nella RMA.

Secondo Konik, l’uso allargato dell’AI indurrebbe a un cambio del comportamento sociale da parte della popolazione sottoposta all’azione di controllo remoto; un fenomeno che viene riscontrato sia nel caso di azione di controllo da parte di soggetto esterno (nemico/avversario/influencer), sia da parte del proprio governo: i cittadini sono condizionati dall’azione di controllo e pertanto tendono ad adeguare il proprio comportamento. Al tempo stesso l’utilizzo di AI induce a cambiamenti di atteggiamento da parte degli avversari anche a livello operativo e tattico, come dimostrato dai talebani in Afghanistan che hanno adattato le proprie tecniche e tattiche anche in conseguenza dell’utilizzo dei droni. Possiamo immaginare cosa potrebbe provocare l’utilizzo di robot in una guerra asimmetrica, come quelle attuali in Afghanistan e Iraq?: cosa potrà accadere nella mente del nemico e delle popolazioni locali?

La stessa sfera etica del soggetto che implementa l’AI e che poi deve utilizzarla, ha concluso il relatore russo, condiziona anche lo sviluppo e l’applicazione dell’intelligenza artificiale; ma chi non tiene conto dell’aspetto etico ed è disposto ad utilizzare l’AI al massimo delle sue potenzialità sarà sempre avvantaggiato sul campo di battaglia.

Un quadro in evoluzione continua all’interno del quale nessuno può rimanere in attesa, in primis la NATO, ma anche l’Unione Europea, pur con la consapevolezza che la questione etica è, e sarà sempre più, tema di riflessione per i paesi dell’area euro-atlantica.

Claudio Bertolotti

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