La competizione geopolitica passa anche per l’IA

Pubblichiamo l’articolo di Enrico Casini e Andrea Manciulli nel numero di marzo 2023 di Airpress

Da tempo si fa un gran parlare dell’impatto dell’intelligenza artificiale nella attività umane. Dopo che alcune grandi aziende della Silicon valley hanno iniziato a mettere a disposizione ad un pubblico sempre più ampio la possibilità di sfruttare le enormi potenzialità di questa tecnologia, si è notevolmente ampliato il dibattito pubblico sull’impatto che essa può avere sulla nostra vita e, più in generale, sulla società. Del resto, da anni ormai, l’avvento dell’IA pone a noi tutti questioni irrisolte di ordine economico e sociale rilevanti, assieme a domande ben più complesse, di natura giuridica, etica, politica, filosofica, che non potranno essere a lungo evase.
È indubbio che l’intelligenza artificiale non è che una parte, per quanto importante, di un più grande insieme di tecnologie emergenti, o già emerse, che stanno rivoluzionando il mondo, cambiando letteralmente il nostro tempo e le nostre vite con una rapidità di cui ancora non vi è sufficiente consapevolezza nell’opinione pubblica. Dall’economia ai processi industriali, dalla sicurezza alla comunicazione, infinti sono i campi in cui la rivoluzione tecnologica sta producendo una mutazione senza precedenti: l’uomo è immerso in questa fase di cambiamento e non potrà che esserne sempre più coinvolto, visti gli infiniti campi in cui si sta sviluppando.
Proprio per la sua dimensione e portata globale, questa rivoluzione in corso è paragonabile a momenti della storia che hanno impresso un’accelerazione straordinaria al progresso delle società umane nel pianeta, con un elemento in più: la sua rapidità e la sua pervasività. Ma più di altre grandi innovazioni della storia, che dalle caverne hanno portato l’uomo fino sulla Luna, questa fase rivoluzionaria ha anche una dimensione di competizione geopolitica e strategica che interessa tutto il mondo, anche più del passato. Infatti, ormai il cuore della competizione tra le grandi potenze, e soprattutto tra Cina e Stati Uniti, riguarda proprio l’egemonia nei settori tecnologicamente più avanzati, cuore di questo processo di cambiamento, e, quindi, anche il primato nel controllo delle tecnologie che plasmeranno il futuro dell’umanità.
Se in passato, soprattutto a partire dalla rivoluzione militare e dalle esplorazioni oceaniche tra il 15° e il 17° secolo, e poi con le rivoluzioni industriali dei secoli successivi, era stato di fatto l’Occidente, Europa e poi Stati Uniti, a guidarne i processi e averne il primato mondiale, l’ascesa asiatica e la distribuzione del potere globale degli ultimi decenni, con l’avvento di nuove potenze emergenti e la loro affermazione nei campi della tecnica, oltre che dell’economia, ha di fatto aperto la competizione anche ad altri attori. Prima tra tutti la Cina. E non è un caso, se proprio in questa fase storica, il confronto tra Cina e Usa si giochi soprattutto intorno alle nuove tecnologie. Una sfida che non riguarda solo la geopolitica e l’economia del futuro, ma anche il destino stesso della democrazia, che proprio grazie alla rivoluzione industriale e all’affermazione del capitalismo e del liberalismo, ha potuto germogliare ed affermarsi in un’ampia parte del mondo, a partire dai paesi occidentali.
La rivoluzione tecnologica rappresenta una grande sfida per tutti noi, paesi democratici e occidentali, perché chi avrà il controllo, o il primato, nelle tecnologie del futuro, potrà anche rafforzare, e promuovere, il proprio modello sociopolitico. E i sistemi democratici sono già oggi fortemente coinvolti dai mutamenti in corso con l’avvento dell’era digitale, a partire dall’impatto dell’intelligenza artificiale sulle nostre vite.
Non si tratta di una partita banale: la tecnologia è già il cuore della competizione geopolitica tra potenze proprio per l’ampiezza del suo impatto. Impossibile ignorarlo: siamo di fronte alla sfida più importante dei prossimi anni.

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