L’Artico, la Russia e la terza via della seta marittima cinese

Due sono stati gli eventi che hanno di recente riacceso i riflettori sull’Artico: il primo è stato l’avvio di un mastodontico progetto di estrazione di gas naturale nella Penisola artica russa di Yamal, impianto di produzione che questo dicembre, secondo le autorità, ha  raggiunto la sua piena produzione; un secondo evento, non meno importante, è stata la diffusione del Libro Bianco cinese sull’Artico. Come questi due accadimenti hanno influenzato le dinamiche geopolitiche energetiche e commerciali nella regione?

A solo un anno di distanza da quando il Presidente Vladimir Putin dichiarava l’Artico una “Top Priority”, il principale impianto di estrazione di gas naturale di Yamal è entrato in pieno regime grazie all’inaugurazione dell’ultimo tratto del gasdotto Uktha-Torzhok che lo collegherà direttamente al sistema nazionale e al North Stream 2 in costruzione. In questa fase, uno dei più grandi giacimenti di gas naturale della Russia con una capacità di circa 4,9 trilioni di metri cubi di gas naturale, si prepara a consegnare fino a 115 miliardi di metri cubi all’anno per un periodo di 110 anni, dichiarano le autorità. Lo sviluppo del giacimento e del porto di Sabetta, è stata la massima ambizione di Gazprom da quando nel 2008 ha iniziato i lavori di costruzione dell’impianto, nelle remote terre della tundra della penisola di Yamal.

Yamal, a pieno ritmo, potrebbe produrre una quantità di gas sufficiente sia per il mercato europeo, già fornito attraverso il gasdotto North Stream 1, che via nave, per raggiungere il mercato asiatico. Con l’aumento delle attività di produzione degli idrocarburi nelle acque artiche russe potrebbe inoltre aumentare il traffico marittimo. In accordo con le stime del Ministero Russo per le Risorse Naturali, la navigazione lungo la Northern Sea Route potrebbe crescere entro il 2020 fino a raggiungere 40 milioni di tonnellate di materiale, di cui il gas liquido sarebbe la fetta principale, trainato dalla crescente domanda energetica asiatica.

La Cina, attore nello sviluppo economico artico ha lanciato la sua Arctic Policy a gennaio 2018, definendo la sua presenza nella Regione come “near-arctic state” – mettendo a disposizione ingenti risorse finanziare attraverso il Silk Road Fund. La Northern Sea Route, è stata inclusa dalla Cina nell’iniziativa infrastrutturale della Belt and Road Initiative. Attraverso la rotta polare Pechino si ritaglia una nuova sfera di influenza marittima garantendosi approvvigionamenti diversificati e nel prossimo futuro una posizione privilegiata nello sviluppo dei traffici commerciali verso l’Europa attraverso il passaggio a NordEst, dimostrando un’astuzia geopolitica e geostrategica che potrebbe proiettare la Cina quale attore globale in uno degli scenari ‘caldi’ nei prossimi decenni, senza lasciarsi scappare l’occasione di consolidare le sue relazioni con la Russia con il fine di formare un nuovo asse marittimo, commerciale e potremmo dire di difesa russo-cinese nell’Artico.

 

Federica Santoro è junior analyst presso il Centro Studi Geopolitica.info

 

Questo contributo è stato pubblicato originariamente e per esteso su:

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