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L’importanza della politica estera. Il convegno a Roma di ReL

Il recente convegno dell’Associazione ReL (Riformismo e Libertà) presieduta da Fabrizio Cicchitto, svoltosi a Roma e dedicato alla politica estera italiana. Breve resoconto del dibattito.

Cosa ci facevano Mara Carfagna, Pier Ferdinando Casini, Fabrizio Cicchitto e Marco Minniti riuniti nella stessa sala dell’hotel Nazionale a Roma in un caldo pomeriggio di luglio? Alt, nessuna dietrologia. Semplicemente si erano dati appuntamento per discutere assieme a Guglielmo Picchi, Massimo Franco e Mario Sechi della collocazione internazionale dell’Italia e della sua politica estera, in un dibattito promosso dall’Associazione Riformismo e Libertà, della quale Fabrizio Cicchitto è presidente.

Il convegno, intitolato appunto “La collocazione internazionale dell’Italia. Politica estera, della Difesa e dell’immigrazione” è durato in tutto un paio d’ore, è stato una utile occasione per approfondire, con punti di vista diversi, l’attuale politica estera italiana, tra continuità e discontinuità, in un periodo in cui, secondo le opinioni di alcuni analisti, sembra cambiare l’asse tradizionale della politica estera di Roma.

Fabrizio Cicchitto ha aperto i lavori specificando che il tema da affrontare è totalmente svincolato dai fatti dell’hotel Metropol, che sono significativi non per presunti accordi d’affari, ma per quanto le intercettazioni ambientali hanno fatto emergere da quei colloqui in termini di obiettivi politici, ovvero l’idea di far saltare lo status quo europeo. Ma a proposito di scelte di politica estera Cicchitto si è detto inoltre molto preoccupato per il memorandum sulla nuova via della Seta, recentememte firmato dall’Italia.

Mara Carfagna ha posto invece principalmente  l’interrogativo dell’eredità che lasceremo ai nostri figli e se questa sia migliore o peggiore di quella che i nostri padri, De Gasperi per tutti, hanno lasciato a noi. Massimo Franco ha evidenziato le difficoltà che inevitabilmente potrebbero affrontere gli alleati di governo nella politica che terranno nei confronti dell’Europa, anche a seguito della loro divisione sul voto alla nuova presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

Gugliemo Picchi, componente dell’attuale governo italiano, ha sottolineato invece che problemi di collocazione internazionale per l’Italia non ve ne sono e non ve ne saranno, infatti i contatti che il governo sta tenendo con Usa, Russia, Cina, Africa, Asia da un lato ribadiscono che siamo ancorati alla Nato, dall’altro che stiamo cercando di essere protagonisti, quanto mai in passato, della politica internazionale.

Marco Minniti ha ricordato invece che lo “zigzagare” dell’Italia tra Usa, Russia e Cina e determinate decisioni non prese a proposito di Libia e altrove stanno conducendo il nostro paese in un vicolo cieco di totale perdita di credibilità. L’intervista di Putin su Financial Times non deve rappresentare un nuovo paradigma, l’Italia ha il dovere di rimanere una democrazia liberale alleata ad altre democrazie liberali.

Pierferdinando Casini ha ringraziato la convocazione di un incontro sulla politica estera, assente totalmente dal dibattito pubblico italiano, e ha manifestato tutte le sue preoccupazioni, portando a paradigma il Venezuela di Maduro e le opposte posizioni di Lega e 5 stelle sul da farsi.

Mario Sechi infine ha concluso i lavori sottolineando come in realtà tutti i partecipanti avessero focalizzato gli stessi temi e quindi avessero ben chiare le priorità dell’agenda di politica estera, con ricette evidentemente differenti. Ribadiva infine come sarebbe necessaria una percezione maggiore di quanto, mai come oggi, la politica estera è anche politica interna. E su questo punto la centralità del tema scelto e l’importanza del dibattito promosso da ReL ha indubbiamente avuto il suo maggiore successo.

Alessandro Fonti

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