Droni e fulmini

Il futuro della guerra aerea tra caccia di sesta generazione e impiego dei droni. Cosa ci dicono le ultime evoluzioni della ricerca non solo in ambito occidentale

Il futuro della guerra aerea è intuibile da una foto scattata nel 2018. Mostra la fase di decollo di un Sukhoi Su-57 e presenta un dettaglio curioso nella livrea sul timone di coda. Oltre la stella rossa distintiva dell’aeronautica militare russa, vengono riprodotte due sagome facilmente distinguibili: un velivolo, probabilmente lo stesso Su-57 e un mezzo – escludendo l’ipotesi che i russi siano fan del Blackbird americano – non meglio identificato. Sullo sfondo l’elemento forse più importante: un fulmine grigio, generalmente simbolo di connessione elettronica.

Agosto 2019. Il Ministero della Difesa russo via TASS aiuta a chiarire il “mistero” legato alla seconda sagoma: dovrebbe chiamarsi S-70 Okhotnik, prodotto (anche lui) dalla Sukhoi ed ancora in fase di sviluppo. Trattasi di un “Udarno-Razvedyvatelnyi Bespilotnyi Kompleks” che tradotto in inglese – a mio avviso molto migliore dell’italiano quando si tratta di definire un’arma – risulta essere “Strike-Reconnaissance Unmanned Complex”. Il mondo lo ha già ribattezzato per semplicità “Hunter-B” (Okhotnik tradotto significa appunto cacciatore).

Trattasi di un drone classe UCAV (unmanned combat aerial vehicle); di lui si ignorano, ovviamente, l’avionica, i sistemi di guerra elettronica. Risultano invece abbastanza intuibili dal video diffuso il peso, circa venti tonnellate, le immancabili caratteristiche stealth per renderlo funzionale ad azioni di ricognizione ed attacco in ambiente nemico e la velocità, probabilmente subsonica in fase di crociera ma capace di garantire spunti supersonici per brevi periodi. Al netto di possibili ma improbabili sistemi avionici stupefacenti insomma di per sé l’Hunter-B – a differenza dell’Avangard di cui abbiamo già discusso – non sembra possedere alcuna caratteristica che dovrebbe far gridare al miracolo.

Un passo indietro. Due mesi prima del comunicato TASS, l’Air Force Research Lab (AFRL) americano annunciava il secondo test di volo del drone XQ-58A “Vakyrie”. Doug Szczublewski, program manager del AFRL, parlando del XQ-58A afferma che “è il primo esempio di una classe di UAV definita da un basso profilo di costi operativi e di procurement ma che allo stesso tempo fornisce capacità operative in grado di farne un game changer del campo di battaglia”.

Non è un mistero che il Valkyrie si proporrà come “loyal wingman” dell’F-35 e la vera rivoluzione nei velivoli di quinta generazione – il “game change” citato da Szczublewski – sta proprio nella possibilità di un velivolo manned di comunicare elettronicamente con uno o più droni (o asset) a supporto direttamente nel campo di battaglia: il fulmine grigio della livrea del Su-57. Il fulmine grigio certifica come l’idea non sia venuta solo agli americani, ma anche i russi si stiano attrezzando in tal senso.

La dichiarazione di Szczublewski è poi significativa anche per un altro dettaglio; il “basso profilo di costi operativi e di procurement” richiama le peculiarità intrinseche di qualsiasi drone ed il motivo per cui questa soluzione risulti così efficace ed efficiente in attività 3D (dull, dirty, dangerous): il drone può essere considerato sacrificabile e multi-funzionale (ricognizione o attacco) a seconda delle sole esigenze operative, con un’analisi dei rischi connessi molto più “rilassata” rispetto ad un mezzo dotato di caratteristiche equivalenti ma con pilota a bordo.

Nell’attesa dei caccia di sesta generazione il futuro della guerra aerea dipenderà non tanto dal perfezionamento delle caratteristiche stealth – ormai arrivate a maturità al netto dell’implementazione dei materiali compositi per ridurre ulteriormente la traccia termica del velivolo – ma dall’introduzione dei droni in attività operative fin qui esclusive dei mezzi manned e dalle “righe di codice” che verranno scritte per consentire a questi mezzi sia l’operatività di cui sopra, sia una comunicazione efficace tra i loyal-wingman/asset a supporto ed uno o più caccia manned, entrambi impegnati attivamente sul campo di battaglia.

Marco Tesei

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