Primarie Democratiche: dopo il Michigan Joe Biden allunga il suo vantaggio?

Dopo il recente turno delle primarie democratiche Joe Biden si afferma ancora e aumenta il suo vantaggio. La nomination si avvicina? Una nuova analisi per la rubrica #USA2020

Un nuovo turno elettorale di primarie per i Democratici si è svolto nella giornata di martedì 10 marzo e abbiamo assistito ad una nuova affermazione di Joe Biden. Probabilmente un altro passo decisivo per allungare il suo vantaggio conquistato dopo il Super Tuesday di una settimana fa. Spicca tra le affermazioni di Biden, soprattutto la vittoria nel Midwest, nel popoloso e industrioso stato del Michigan, che gli porta in dote 125 delegati per la prossima convention di Milwaukee. Una vittoria netta sul suo sfidante Bernie Sanders che lo fa avvicinare all’obbiettivo dei 1991 delegati necessari a decretare la sua nomination, rafforzata anche dalla sua affermazione contemporaneamente in Missouri, Mississippi e Idaho.

La vittoria in Michigan, lo stato che ospita la capitale dell’industria automobilistica americana Detroit, ha due elementi importanti da tenere in considerazione: il primo riguarda il fatto che quattro anni fa, in questo stato dove l’elettorato democratico è storicamente composto dalla working class oggi in crisi, fu Sanders ad affermarsi, a sorpresa, contro Hillary Clinton. Si trattò di una delle vittorie più clamorose e inattese della competizione del 2016. Forse la dialettica popolo contro establishment, su cui Sanders fondò al tempo molta della sua campagna, ebbe la meglio e spinse una larga parte di elettori democratici a scegliere con un voto di protesta proprio “l’outsider” Sanders, estraneo a quell’establishment di Washington impersonato invece dalla Clinton.  Sappiamo che poi, quello stesso clima di contrapposizione contro le élite partitiche ed economiche i diffusi sentimenti di paura e rancore che attraversavano e attraversano le classi medie e le periferie rurali in crisi nell’America del terzo millennio premiò in realtà Donald Trump nel voto presidenziale.

Per ora è ancora presto per prevedere cosa sarà a novembre, ma per adesso il dato significativo è che una parte quegli elettori del Michigan, che in passato avevano scelto Sanders, oggi hanno preferito il volto rassicurante di Biden, che infatti raccoglie maggiore successo proprio tra i colletti blu, le donne e le famiglie americane, oltre che sul voto della comunità nera. Al contrario di Sanders, che ha difficoltà con le categorie tradizionali del voto democratico, ma non riesce nemmeno a suscitare quella mobilitazione del voto giovanile che alcuni mesi era stata ipotizzata.

Il secondo tema riguarda il fatto, anch’esso molto rilevante, che Biden, oltre che sfondare elettoralmente nel Sud del paese, confermato dall’ampia vittoria in Mississippi con un consenso enorme nella comunità afro-americana che in questo stato è molto numerosa, sta acquisendo un vantaggio sempre maggiore negli stati del Midwest, come il Michigan appunto. Stati popolosi, ma soprattutto determinanti per la vittoria finale sia della corsa alla nomination che, soprattutto, delle presidenziali. Ricordiamo che furono gli stessi stati che quattro anni fa permisero a Trump di vincere e insediarsi alla Casa Bianca.

L’appuntamento adesso è verso i prossimi grandi stati, decisivi, che si pronunceranno tra pochi giorni, a partire già da martedì prossimo. Si avvicinano infatti gli appuntamenti in realtà importanti con la Florida, l’Ohio, la Pensylvania, New York, l’Illinois. Il vantaggio di Biden, sopratutto nei sondaggi, sembra sempre di più allargarsi in molti di questi, forse in ragione del fatto che, come alcuni opinionisti fanno notare, sta prevalendo probabilmente l’interesse dell’elettorato moderato e democratico di convergere su un unico candidato forte in grado di battere Trump. E questo, se dovesse essere una tendenza confermata anche nei prossimi turni, potrebbe obiettivamente favorire di più il moderato e rassicurante Joe Biden, a dispetto del senatore “radicale” del Vermont e la promessa della sua “rivoluzione”. Al quale, dopo la vittoria in Michigan, furbamente l’ex vice di Obama ieri ha teso la mano, con toni accomodanti e richiamando all’interesse comune, la vittoria contro Trump, iniziando già adesso a parlare da candidato alla presidenza in pectore. Adesso intanto cresce l’attesa per il confronto a due in TV, in programma nei prossimi giorni, che vedrà proprio il duello tra i due candidati. Potrebbe essere un altro passaggio determinante per definire gli equilibri della gara democratica. E siamo sicuri che Joe Biden cercherà di non farsi sfuggire l’occasione per continuare a crescere nei consensi sfruttando la sua abilità comunicativa e il suo tono, da esperto uomo delle istituzioni pronto a contendere a Trump la vittoria finale.

Nel frattempo, mentre Donald Trump continua la sua campagna per il paese preparandosi al confronto di novembre, anche negli States, come in tutto il mondo, crescono ansia e paura derivanti dalla crisi globale del Coronavirus. I casi sono aumentati notevolmente negli ultimi giorni, con un proporzionale aumento anche della polemica politica sul tema. Alcuni eventi pubblici, di Biden e Sanders, sono stati annullati, ma ancora è troppo presto per capire quanto sarà grande l’impatto che questa emergenza potrà avere in uno paese come gli Stati Uniti e soprattutto sul sistema sanitario americano, che è profondamente diverso da quello dei paesi europei.

Non è da escludere che questo tema, con il probabile crescere ulteriore di contagi nei prossimi giorni e il diffondersi dell’emergenza in sempre più stati, potrà avere ricadute progressivamente sempre più pesanti anche nel confronto, appena cominciato, per le presidenziali. Con un ritorno prepotente del tema sanità, viste le diverse opzioni, nel dibattito tra Democratici e Repubblicani.

Intanto, per quanto riguarda la corsa tra i democratici, già il pronunciamento dei prossimi stati, tra meno di una settimana, potrebbe già decidere il risultato finale della corsa stessa. A vantaggio di Biden, in caso di nuove nette vittorie. E chiudere il prima possibile la competizione interna, per concentrarsi alla riconquista della Casa Bianca, non sarebbe cosa da poco per i Democratici, viste le difficoltà della partenza. Novembre però è ancora molto lontano.

Enrico Casini

In evidenza un’immagine della città di Detroit in Michigan


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