Buon compleanno NATO!

Settantuno anni fa nasceva l’Alleanza Atlantica. Da allora non solo è cresciuta notevolmente, e ha vinto la Guerra Fredda, ma si è rinnovata e continua a rinnovarsi per affrontare le sfide presenti e future.

Il 4 aprile del 1949 dodici paesi, tra Europa e Nord America, davano vita a Washington alla più grande e longeva alleanza politico-militare della storia: la NATO. Di questi dodici faceva parte anche l’Italia.

Sono passati 71 anni da allora e l’Alleanza adesso non solo è più forte, ma anche notevolmente più ampia di allora, avendo raggiunto recentemente il numero di 30 paesi membri con l’ingresso della Macedonia del Nord. In settantuno anni di storia, da quando fu fondata nel cuore della Guerra Fredda come argine in Europa al comunismo e all’Unione Sovietica, molte cose sono cambiate, non solo perché il suo principale rivale di allora si è dissolto, ma anche perché il mondo intero è molto cambiato. La NATO stessa ha fatto molti passi in avanti cercando di rimanere al passo coi tempi, adattandosi ai nuovi scenari globali e reagendo alle nuove sfide alla sicurezza collettiva e internazionale.

Nel giorno del 71esimo anniversario la NATO si confronta oggi, come tutta la comunità internazionale e i singoli stati che la compongono, con una crisi epocale, derivante dalla pandemia del nuovo Coronavirus che negli scorsi mesi si è diffuso nel mondo e ha contagiato centinaia di migliaia di persone nel mondo, colpendo gravemente anche i suoi paesi membri, alcuni in particolare. Questa emergenza, per la sua repentina capacità di diffusione, le ricadute sanitarie, sociali, economiche e anche di natura politica e geopolitica, pone numerosi interrogativi alla NATO stessa e non solo ai singoli paesi. Si tratta di una sfida senza precedenti, paragonabile ad una guerra, radicalmente nuova e inaspettata, che sta mutando i termini del confronto globale e della stessa percezione di insicurezza. Ma potrebbe non essere l’ultima di questo genere e l’Alleanza nei prossimi anni potrebbe doversi trovare a fronteggiare, proprio per garantire la sicurezza collettiva dei suoi componenti, anche altre crisi simili di carattere biologico, ecologico o sociale.

Questo ovviamente complica notevolmente l’orizzonte globale, attraversato già da diversi anni, dalla fine della Guerra Fredda in particolare, da nuove forme di minaccia e di guerra con cui l’Alleanza si è misurata in questi anni: dal terrorismo alle guerre asimmetriche fino alle sfide più recenti, alle minacce cibernetiche e informative, alla guerra ibrida o al riemergere della competizione globale tra le grandi potenze, con il ritorno sulla scena della Russia e l’ascesa della potenza cinese. Sfide che hanno occupato in questi anni, fino al recente vertice di Londra, il confronto strategico e il dibattito interno all’Alleanza.

Certamente la complessità delle sfide odierne e future obbligano la NATO anche ad un ripensamento di alcuni dei suoi assetti e della sua strategia, soprattutto verso le minacce emergenti in alcune aree periferiche ai suoi confini, si pensi alla rilevanza strategica che sta assumendo l’Africa e in particolare tutto il Sahel, ma anche la proiezione verso l’Asia e l’estremo Oriente, dove si giocheranno molti degli equilibri globali futuri. E allo stesso tempo, implementare la capacità di reazione alle nuove emergenze, di cui il Covid-19 rappresenta un esempio, e alle nuove forme di insicurezza e di minaccia, che ad esempio sul fianco sud si sono manifestate con frequenza in anni recenti.

In questo contesto di insicurezza e conflittualità globale crescenti, la NATO rimane comunque un baluardo in difesa delle istituzioni democratiche dell’area Euro-atlantica e della sicurezza internazionale, con una capacità di proiezione, rispetto agli inizi, sempre più globale. Numerosi infatti sono gli scenari e i paesi i cui è al momento impegnata e coinvolta in missioni e operazioni molto complesse, dal Kosovo all’Afghanistan, ma con il crescere della tensione sui confini orientali e meridionali dovrà mantenere anche alta l’attenzione a protezione dei suoi confini.

A settantuno anni dalla sua fondazione l’Alleanza Atlantica rimane comunque un insuperato strumento di sicurezza e garanzia di protezione comune, capace di agire ed essere operativa in tempi rapidi su più fronti, intervenendo con risorse diverse per fronteggiare sfide e minacce differenti. Può indubbiamente crescere ancora e rinnovarsi nei mezzi e nelle strategie, come del resto ha fatto nel corso di questi decenni, continuando a promuovere i valori alla base del suo statuto e delle costituzioni dei paesi che la formano. Ma può anche sempre di più essere un consesso di confronto e discussione politica in cui promuovere e rafforzare l’unità transatlantica, cooperando sempre di più sul fronte della sicurezza anche con l’Unione Europea. Una necessità che in questa emergenza del Coronavirus e di fronte alle possibili ricadute politiche, economiche e geopolitiche che ci pone, si fa ogni giorno di più indispensabile.

La certezza, a settantuno anni dalla sua Fondazione, è che oggi, grazie anche alla NATO, tutti i paesi che ne fanno parte possono sentirsi ancora più sicuri e più forti tutti insieme.

Andrea Manciulli, Presidente di Europa Atlantica

Enrico Casini, Direttore di Europa Atlantica


Nell’immagine Dean Acheson firma il trattato NATO. Fonte Difesa.it

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