Verso le nominations. Dopo il ritiro di Sanders la corsa sarà tra Trump e Biden

Dopo l’annuncio del ritiro di Bernie Sanders la corsa per la Casa Bianca vedrà il confronto tra Joe Biden e Donald Trump. Ma in vista delle nominations ufficiali e delle Conventions di Democratici e Repubblicani, emergono nuovi sondaggi non sempre positivi per il Presidente in carica.

Bernie Sanders ha annunciato ufficialmente il suo ritiro dalla corsa per la nomination democratica. Un annuncio che era nell’aria da diversi giorni (che anche noi avevamo già ipotizzato nei giorni scorsi), vista anche la sospensione della campagna elettorale da parte del Senatore del Vermont sui Social Network.

Sanders ha dato l’annuncio ai suoi sostenitori ed elettori, rivendicando però quanto fatto fino ad oggi e di aver imposto al dibattito politico, sopratutto sul versante democratico, alcuni temi specifici considerati più “radicali”. Già sconfitto nel 2016 da Hillary Clinton, Sanders ha questa volta però  ha ottenuto meno consensi di quelli auspicati in alcune fasce sociali particolari, andati in gran parte a vantaggio di Biden, e alla fine ha ottenuto un risultato inferiore a molte aspettative dei suoi supporters, che speravano di poterlo vedere sfidare Donald Trump a Novembre ( insieme forse allo stesso Trump).

Dopo aver annunciato comunque il suo sostegno a Joe Biden, che adesso ha la strada spianata verso la Convention di Milwaukee, cercherà in ogni caso di far pesare negli equilibri interni al partito il proprio peso politico acquisito e il ruolo di volto dell’ala più radicale del partito. Dalla sua può spendere il consenso conquistato soprattutto sugli elettori più giovani, su cui ha sempre prevalso rispetto a Biden, il quale però è riuscito invece ad imporsi in gran parte degli stati del Midwest e del Sud, stati fondamentali per la corsa alla presidenza.

Infatti oltre agli stati popolosi della costa, o a quelli con orientamento politico più certo, sarà proprio negli stati marginali, nel Midwest, nel Sup o lungo la Rust Belt, che si giocheranno le sorti del confronto di Novembre e l’obiettivo per Joe Biden è riconquistare consenso, come in parte è già riuscito a fare rispetto alla Clinton tra molti elettori democratici, proprio in quelle realtà industriali, minerarie, rurali dell’America più profonda, tra la working class che quattro anni fa scelse in buona parte Donald Trump. Ma dovrà anche evitare che una parte dell’elettorato più fluido e mobile tra i sostenitori di Sanders, magari quelli più affascinati dalla sua narrazione radicale o anti-establishment, e anche i più giovani, per delusione decidano di non partecipare alle elezioni di novembre o, addirittura, possano cambiare candidato. Ipotesi che può apparire remota, ma non impossibile.

Per Biden quindi c’è adesso la sfida di ricompattare l’elettorato democratico, riuscire a parlare di più a sinistra, ma anche convincere una parte di quell’elettorato storicamente moderato, decisivo in molti stati, che non ha sempre accettato di buon grado Donald Trump. Non sarà facile. il tutto ovviamente, contestualizzato alla crisi drammatica che anche gli USA stanno vivendo a causa del Coronavirus, che condizionerà non poco il dibattito pubblico ma potrebbe incidere notevolmente sulla capagna elettorale anche sulla sua logistica (anche il solo fatto che tutte le primarie previste ad aprile sono state rinviate e la stessa convention democratica è stata posticipata di un mese la dice lunga).

Dall’altro lato però il Presidente in carica, forte della sua esposizione mediatica in questa fase, cercherà di risalire nei sondaggi e acquisire il consenso sufficiente per sconfiggere il suo rivale.

E proprio i sondaggi sembrano essere in questo momento un tema non banale per Donald Trump, visto che l’effetto di sostegno trasversale verso il Presidente non sembra essere scattato completamente, e la crescita di consenso per il suo operato registrato nelle scorse settimane sembra essersi rallentato. Infatti alcuni istituti in particolare rilevano ancora distanze abbastanza nette tra il tycoon e il suo sfidante Biden. Addirittura in un sondaggio realizzato dalla SSRS per la CNN[1] Joe Biden avrebbe al momento, su base nazionale un vantaggio su Trump pari a 11 punti percentuali, (53% contro il 42%). probabilmente non è così e infatti altri sondaggi presentano dati diversi, ma la media nazionale vedrebbe Biden al momento avanti in molti di questi. Va ricordato che la vittoria non passa necessariamente da un vantaggio di consenso su scala nazionale, come le scorse presidenziali ci ricordano, ma dalla vittoria stato per stato e dalla conquista della maggioranz atra i Grandi Elettori. Vincere negli stati decisivi, come riuscì a fare Trump quattro anni fa, è determinante e lo sarà ancora di più in confronto che si presenta potenzialmente molto polarizzato. E forse saranno proprio questi stati quelli dove la crisi e la recessione da Coronavirus potrebbero diventare più determinati anche nell’influenzare il consenso elettorale. Un tema non semplice per entrambi i candidati. La sfida di Trump per la sua rielezione passerà soprattutto attraverso la gestione in queste settimane dell’emergenza, dove deve cercare di continuare a rispondere in maniera reattiva e immediata e con misure efficaci. Ma dall’altro passerà soprattutto dalla concreta possibilità di recuperare consenso non solo su scala nazionale ma collegio per collegio, proprio negli stati dove le vittorie sono sempre di più in bilico e anche questa volta saranno decisivi per stabilire chi sarà l’inquilino della Casa Bianca nel prossimo mandato.  Conoscendo la sua tenacia non si risparmierà e non si tirerà indietro in questa sfida tutta aperta ancora e in cui, l’essere il Presidente in carica, sarà comunque un vantaggio niente affatto trascurabile. Negli ultimi 40 anni solo George Bush padre fu sconfitto da presidente uscente al primo mandato. E anche questo non è un caso.


[1] https://edition.cnn.com/2020/04/09/politics/cnn-poll-biden-trump/index.html

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *