La pandemia, la reazione della NATO e l’Italia.

Nell’emergenza Coronavirus la NATO ha messo in campo un ampio programma di aiuti verso paesi membri e partners. Terminata la crisi continuerà a svolgere la sua mission in nome della sicurezza collettiva, anche preparandosi ad affrontare possibili future crisi simili.

Gli aiuti di natura sanitaria arrivati in Italia e Spagna dalla Lituania nei giorni scorsi, sono solo gli ultimi di una lunga serie di contributi che gli alleati e la NATO, attraverso l’Euro-Atlantic Disaster Response Coordination Centre (EADRCC) hanno inviato nel nostro paese. L’Italia ha infatti potuto usufruire del sostegno di numerosi paesi membri dell’Alleanza, dagli Stati Uniti a Francia, Germania, Turchia, Polonia, Repubblica Ceca, e come l’Italia anche la Spagna e altri paesi, membri e partners, messi a dura prova e gravemente colpiti dall’epidemia di Covid-19 sono stati assistiti e lo sono anche in queste ore, con forniture di tipo medico e sanitario.

Tenendo conto delle sue possibilità e del suo ruolo, l’Alleanza Atlantica ha indubbiamente reagito con grande prontezza e capacità a questa emergenza, considerata la sua gravità e la sua imprevedibilità, riuscendo ad attivare in tempi rapidi un vasto sistema di coordinamento e di aiuti tra i paesi membri, che hanno messo a disposizione mezzi e risorse verso gli alleati più in difficoltà. E il programma ovviamente, non essendo esaurita la crisi, è ancora in piena attività.

In considerazione delle difficoltà del momento e della gravità della situazione, anche alcuni dei paesi che hanno prestato maggiormente soccorso sono pesantemente coinvolti nell’emergenza, è evidente quanto rilevante e importante sia stato questo lavoro svolto dalla NATO. Per questo, in qualità di paesi membri, dovremo cercare di aumentare ancora di più le capacità di cooperazione e collaborazione nel fare fronte a questa emergenza in corso, interagendo al meglio dei mezzi e delle possibilità, scambiando informazioni e competenze utili. Questo non solo per implementare le capacità dell’Alleanza nel fronteggiare il Covid-19 nei prossimi mesi, ma anche per predisporre strumenti e competenze funzionali a dotare la NATO di quanto necessario per possibili scenari di crisi di tipo epidemico e sanitario che nei prossimi anni potremo dover di nuovo fronteggiare.

Del resto da anni si ipotizzavano in numerosi documenti di analisi di think tank, Fondazioni, centri studi, la possibilità che una grave pandemia globale potesse svilupparsi all’improvviso, con pesanti ricadute a livello sanitario, sociale, economico, politico. Del resto la storia umana è stata spesso sconvolta  da grandi epidemie e anche guardando a esperienze e casi recenti come SARS, MERS, H1N1, ma anche dalla diffusione di virus come Ebola o AIDS, i rischi derivanti da una pandemia globale o da una grave epidemia sono molteplici, possono riguardare tutto il globo come singole regioni, con effetti fortemente destabilizzanti. La stessa crisi ancora in corso, non solo non si è ancora esaurita sul versante sanitario, ma sta già avendo gravi conseguenze a livello economico e sociale, e probabilmente, potrebbero anche aggravarsi nei prossimi mesi.  

Guardando però al futuro, anche prossimo, queste esperienza ci pone di fronte a due ordini di problemi diversi su cui sarà necessario misurarsi. Da un lato dovremo prepararci ad affrontare conseguenze del virus per quanto riguarda l’economica, la geopolitica e la sicurezza. Dall’altro, possiamo immaginare, e temere, che questo genere di emergenze potranno ripresentarsi. Per entrambe queste due diverse tipologie di problematiche dovremo prepararci ed essere pronti a reagire, mettendo in campo risorse, strumenti, strategie e la NATO sarà fondamentale, per affrontare sia il “dopo Coronavirus” che le future possibili minacce o emergenze di tipo ambientale, virologico o biologico.

Proprio rispetto a queste tipologie di crisi, la realtà drammatica dei cambiamenti climatici e dello sfruttamento ambientale intenso potrebbero favorire lo sviluppo di nuove emergenze improvvise capaci poi di influire, nelle aree colpite, anche nel peggiorare le condizioni di insicurezza e conflittualità statuali o nel generare crisi umanitarie, migratorie, sociali, sanitarie, politiche, anche gravi.

Il bacino del Mediterraneo, da questo punto di vista, è una regione particolarmente fragile, instabile ed esposta a simili potenziali crisi: per esempio emergenze ambientali o epidemiche,  in Medio Oriente, nel Sahel, fino all’Africa, potrebbero avere un effetto profondamente destabilizzante nella regione. Ma anche i paesi della sponda Nord non sono immuni. Proprio in previsione di simili problemi, e di scenari di crisi potenzialmente sempre più pericolosi ed esplosivi, con pesanti ricadute a livello internazionale, è evidente che sarà sempre più necessario sviluppare capacità di prevenzione, di reazione e di intervento, a partire proprio dalla stessa NATO.

L’emergenza Coronavirus, per la sua eccezionalità e imprevedibilità, può contribuire a implementare le capacità di reazione e il bagaglio di esperienza, non solo per superare la crisi attuale, ma anche in previsione di possibili scenari simili futuri. In questo, il coordinamento e la collaborazione della NATO, tra i paesi membri e i partners, può essere molto utile. Un’organizzazione come la NATO, anche per la sua missione fondamentale orientata alla garanzia e alla tutela della sicurezza collettiva dei suoi aderenti dovrà predisporsi sempre di più, in prospettiva, a poter azionare in tempi rapidi i propri meccanismi di reazione in eventi simili, considerata anche la loro capacità destabilizzante a livello politico, geopolitico ed economico. Il futuro ci può riservare altre impreviste crisi in grado di colpire pesantemente l’area euro-atlantica e la comunità internazionale, al pari di minacce tradizionali e convenzionali, ma anche in combinato con minacce di tipo non convenzionale o asimmetriche, dal terrorismo agli attacchi cibernetici. In questa emergenza abbiamo verificato come assieme alla pandemia, si siano diffuse campagne di disinformazione e ingerenza esterna, che hanno contribuito al prodursi di una pericolosa “infodemia” riferita al virus. La possibilità che emergenze e crisi simili possano essere utilizzate anche per combinare attacchi malevoli da parte di agenti esterni, anche non statuali, tesi a destabilizzare i sistemi politici democratici, le istituzioni nazionali e internazionali, e minacciare la sicurezza nazionale, è una realtà con cui gli stati dovranno misurarsi. Anche su questo fronte la NATO, magari in collaborazione con la UE, può rivestire una funzione di difesa e di reazione  a simili minacce “nuove”.

Ma superata l’emergenza sanitaria attuale, nel mondo colpito dalla crisi e potenzialmente instabile che il Covid-19 potrebbe lasciare in eredità, il ruolo che la NATO potrà garantire per tutelare la sicurezza collettiva dei suoi membri e rilanciare l’unità transatlantica sarà indispensabile, sia come consesso di natura politica-strategica, ma anche per la proiezione globale che l’Alleanza ha costruito in questi anni. Anzi, sarà forse la realtà che ci potremmo trovare davanti nei prossimi mesi, con un confronto tra potenze sempre più intenso e una grave crisi economica in corso, a rendere necessario per l’alleanza e per i suoi paesi membri, tra cui l’Italia, di fare un ulteriore passo in avanti sul piano strategico. La NATO ha vissuto dalla sua fondazione in poi adattandosi ai mutamenti politici internazionali dalla Guerra fredda all’11 settembre fino a oggi. 

Nonostante la crisi attuale la NATO non ha sospeso le sue numerose attività, sia a difesa dei confini dei paesi membri, sia nelle missioni e nelle operazioni fuori area e in alcune regioni strategiche: come Kosovo, Iraq, Afghanistan, sul fianco est e sud. Migliaia di donne e uomini sono tutt’ora impiegati nelle attività e nelle operazioni in essere, a cui contribuisce con un ruolo decisivo anche l’Italia, come uno dei paesi più coinvolti a livello di uomini, mezzi e risorse impiegati. Il grande bagaglio acquisito negli anni di esperienze, competenze, strumenti, sul piano operativo, la capacità di coordinamento e di rapido intervento, l’integrazione tra le forze armate, la condivisione di obiettivi e procedure, possono permettere alla NATO di adattarsi ancora e meglio alle prossime sfide, preparandosi sia al mondo che verrà dopo la fine della pandemia, sia alle minacce ed emergenze future e impreviste che potrebbero presentarsi.

Per l’Italia, che nonostante la crisi ha continuato a mantenere responsabilmente i suoi impegni in campo atlantico e internazionale, la dimensione della NATO sarà fondamentale nei prossimi mesi per superare l’emergenza presente, ma anche per poter contare sul supporto e la sicurezza che l’Alleanza può garantire.

Lavorare perché la NATO acquisisca un protagonismo sempre maggiore, sia nel rilancio delle relazioni transatlantiche  che nel predisporre una strategia per affrontare il “dopo pandemia”, può essere per il nostro paese un modo utile cui dedicare parte del proprio ruolo dentro l’Alleanza e rafforzarlo ulteriormente. 

In un mondo dove le cause di insicurezza e conflittualità potrebbero purtroppo aumentare, la NATO può essere un indispensabile bastione di difesa collettiva e di protezione dei valori democratici. Per il nostro paese, considerata la pesantezza della crisi in corso e la nostra posizione geografica, rafforzare il nostro protagonismo all’interno della NATO, e verso i nostri partner storici a partire dagli USA, potrà essere utile e necessario non solo per garantire la nostra sicurezza, ma anche per rilanciare la nostra economia e proteggere i nostri interessi strategici.

Enrico Casini è Direttore di Europa Atlantica

Andrea Manciulli è Presidente di Europa Atlantica

Immagine tratta dal sito Nato.int

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