La NATO e le nuove sfide alla sicurezza nel mondo post-Covid

La riunione dei Ministri della Difesa della NATO è un passaggio importante nel percorso avviato per rafforzare la NATO, anche alla luce delle nuove sfide alla sicurezza nel mondo post-Covid

La riunione dei Ministri della Difesa dei paesi NATO è in corso in questi giorni in video conferenza, con l’obiettivo, già anticipato dal Segretario Generale Jens Stoltenberg, di affrontare una discussione su alcuni temi di grande rilievo e urgenza per il presente e il futuro dell’Alleanza. Infatti la riunione vuole essere un’occasione per assumere alcuni orientamenti rispetto a temi decisivi ed essenziali, a partire dalla preparazione dei paesi membri e della NATO stessa ad una eventuale seconda ondata pandemica, ma anche alle missioni internazionali in Iraq e Afghanistan, al tema della deterrenza, in particolare nel confronto con la Russia e il suo ritrovato attivismo sul fronte missilistico, e alla difesa comune dalle emergenti minacce globali.
Si tratta di temi effettivamente molto rilevanti, a partire dalla possibilità che i paesi Europei, e il mondo, possano venire colpiti da una seconda ondata di diffusione del Coronavirus, nonostante in realtà in larga parte del mondo non si sia neppure esaurita ancora la prima. Una possibilità che deve essere al momento presa in considerazione con grande serietà a tutti i livelli, non solo nazionali, ma anche delle organizzazioni internazionali.
È evidente che nel contesto globale di forte cambiamento, accelerato anche dalla pandemia, con l’emergere costante di minacce nuove, soprattutto di natura asimmetrica o ibrida, e l’intensificarsi della forte competizione tra le potenze, il ruolo di un’organizzazione come la NATO può essere fondamentale per rafforzare la sfera comune di sicurezza contro le minacce tradizionali e delineare allo stesso tempo possibili nuove strategie di azione contro fenomeni emergenziali improvvisi come quelli di tipo pandemico, biologico, ambientale.
Dopo l’esperienza drammatica del Covid-19, affinché questa lezione sia stata davvero appresa, è indispensabile prepararsi, sempre di più, a future nuove minacce o eventi simili. Che una grave pandemia potesse sconvolgere il nostro mondo, mettendo in crisi istituzioni, economie, comunità, era una possibilità che da tempo numerosi analisti avevano previsto. Purtroppo, nel suo avverarsi, ha davvero prodotto un cambiamento che potrebbe contribuire a modificare non solo le condizioni generali del confronto strategico globale, già in una fase di profondo mutamento, ma agire in profondità favorendo trasformazioni sempre più rilevanti, ad esempio nel settore della nuove tecnologie, in quello sanitario, nell’organizzazione del lavoro e delle imprese, con ricadute davvero rilevanti sul piano individuale delle vite di ciascuno di noi. A questi elementi, per quanto possa sembrare al momento difficile fare previsioni certe sul futuro del mondo, la pandemia potrebbe incidere sull’economia globale, sia per gli effetti gravissimi della crisi in corso, che pure favorendo possibili cambiamenti di rilievo. Ad esempio sulle catene globali del valore, così centrali nei processi produttivi odierni, o sulle catene di approvvigionamento delle imprese, ma anche rispetto al ruolo degli stessi Stati nell’economia e al tema della tutela di asset strategici nazionali, il cui perimetro va progressivamente allargandosi.
Quindi appare chiaro come i possibili cambiamenti in essere nello scenario globale possano essere molto rilevanti per la sicurezza, la stabilità e il benessere dei paesi NATO. Per questo affrontare questa discussione, in sede politica, tra i paesi dell’Alleanza è certamente fondamentale, partendo proprio dal tema della possibilità di una seconda ondata pandemica, e della collaborazione indispensabile, a livello sanitario, logistico, e nel campo della ricerca scientifica tra i paesi membri, per evitarla o affrontarla.

L’esperienza maturata in questi mesi, in cui la NATO ha svolto un ruolo decisivo di coordinamento e supporto ai paesi più in difficoltà, può rappresentare una buona base di partenza, sia per prepararsi a sfide future simili che per aggiornare le capacità della NATO in questo genere di emergenze, oltre che un ulteriore passo in avanti per rendere l’Alleanza ancora di più al passo con i mutamenti degli scenari di sicurezza globali.
Ma come è indispensabile aggiornare le capacità della NATO su temi nuovi, sfruttando le competenze acquisite anche in questa esperienza, e adottando un approccio sempre più flessibile, è altrettanto importante che la NATO continui a presidiare le questioni più strettamente collegate alla sua mission tradizionale, attraverso sia la sua azione in difesa dei paesi membri, con le attività ad esempio di protezione dei confini e dello spazio aereo e monitorando costantemente le possibili minacce esterne, siano esse simmetriche, asimmetriche o bride, ma anche investendo sulla continua crescita delle sue capacità militari, aggiornando la propria strategia di deterrenza e di difesa, ad esempio nel campo missilistico, e infine continuando a presidiare aree di crisi o a forte presenza di potenziali minacce e tensioni come quelle in cui è impegnata con le proprie missioni internazionali. Indubbiamente la presenza NATO nei Balcani e nel Mediterraneo è centrale, per la sicurezza europea, così come sono fondamentali, per la stabilità internazionale e la lotta al terrorismo, le missioni in Afghanistan e Iraq. Missioni all’interno delle quali è decisiva anche la presenza militare italiana.
Indubbiamente però, al di là delle decisioni che verranno assunte in questa ultima riunione dei Ministri della Difesa e del lavoro che l’Alleanza sta continuando a portare avanti, sia sul fronte del contrasto al Covid che rispetto alla garanzia della sicurezza collettiva, è importante che il confronto interno al campo atlantico assuma sempre di più anche un valore strategico e politico. Come Stoltenberg ha più volte ribadito, giustamente, e come la sua azione politica e diplomatica dispiegata a tutto campo in questi mesi dimostra, la NATO deve sempre di più diventare anche una Alleanza politica, e non solo militare e il foro fondamentale del dialogo transatlantico.
La dimensione del confronto politico è fondamentale, anche per aggiornare le sue linee strategiche, e per posizionare l’Alleanza nel mondo, anche in vista degli assetti futuri post Covid.
Non si tratta di un passaggio banale, perché passa sempre di più dal rafforzamento del ruolo della NATO stessa, da una progressiva estensione delle sue funzioni e delle sue attività, come il contrasto alla pandemia ha dimostrato, e da un rafforzamento della sua dimensione decisionale e istituzionale, in quanto composta da consessi in cui i principali paesi euro-atlantici possono confrontarsi e assumere insieme decisioni strategicamente rilevanti per il loro futuro. Non solo, è anche attraverso la NATO che questi stessi paesi alleati, possono mettere in campo azioni di coinvolgimento dei partners che nel mondo condividono gli stessi valori e le stesse istituzioni democratiche, o che hanno priorità di sicurezza condivise.
Il percorso NATO 2030, lanciato recentemente dal Segretario Generale, può certamente aiutare a dare sempre più forza alla dimensione politica dell’Alleanza, per rendere ancora più evidente e concreto il processo di rinnovamento e di rafforzamento della NATO stessa. Un processo per cui è indispensabile investire sulla solidarietà reciproca e la coesione, sul confronto e la collaborazione, anche, magari, per aggiornare il piano strategico dell’Alleanza alla luce di quanto il mondo è cambiato negli ultimi 10 anni e di quanto stia cambiando in maniera repentina in questi mesi. Un cambiamento che è necessario accompagnare con un’azione decisa e coordinata da parte dei paesi alleati.
Del resto una NATO più forte politicamente e più coesa conviene ai paesi europei come a Stati Uniti e Canada, conviene all’Unione Europea, con cui il rapporto di collaborazione va rafforzato in tutti i settori, conviene soprattutto all’Italia, che proprio nella dimensione euro-atlantica dovrà rilanciare il suo ruolo internazionale anche con l’obiettivo, in questa fase di cambiamenti globali, di tutelare e promuovere i suoi interessi strategici. Più forte sarà la NATO, più forti saremo anche noi nell’affrontare le sfide del futuro.

Andrea Manciulli è Presidente di Europa Atlantica

Enrico Casini è Direttore di Europa Atlantica

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