“FOLKS’N’FOOLS”: DOMANI NON E’ UN ALTRO GIORNO! L’ANALISI DI ANTINORI

L’analisi di Arije Antinori, docente di Criminologia e Sociologia della devianza, sui recenti fatti di Capitol Hill e la complessità e pericolosità dei fenomeni di violenza collettiva nell’era della post-verità.

“Noi non siamo qui come conquistatori ma come liberatori per ridare il controllo su Gotham ai suoi abitanti…” recitava Bane, il brutale nemico di Batman, nel celebre The Dark Knight Rises di Chris Nolan. E per un giorno, non un giorno qualunque ma il giorno della ratifica della vittoria di Biden, Washington si trasforma in Gotham City, e Capitol Hill, il cuore della democrazia statunitense, viene inghiottito dall’immaginario violento dell’estremismo pro-Trump.

L’assalto cui abbiamo assistito ci deve far riflettere sulla complessità e pericolosità dei fenomeni di violenza collettiva nell’era della post-verità. Il movimento “connettivo” che si è reso protagonista di tali violenze, si struttura ed organizza prevalentemente online, nell’infosfera neo-complottista, attraverso la piattaforma social Parler dove l’apparente banalizzazione del conflitto socio-politico e culturale attraverso lo stigma, lo stereotipo, la populististica derisione dell’Altro, cela la pervasività aggressiva delle strategie di memetic warfare attraverso l’ecosistema (cyber-)sociale disintermediato. Qui la propaganda diviene “propulsione” che si determina successivamente in azione sul territorio, nella forma di violent smart mobs. La coagulazione, tra gli altri in estrema sintesi, di:

– Proud Boys, miliziani organizzati, per lo più con addestramento ed esperienza tattico-militare, che prestano il loro servizio di “difesa” soprattutto a livello comunitario nelle province. Si ritengono la prima linea di sostegno civile a Trump, i difensori più valorosi della patria. Le loro narrazioni sono principalmente machiste, sessiste, islamofobe e autarchiche;

– White Supremacy, gruppo più maturo in quanto a storia poiché  affonda, con una certa continuità ideologico-strutturale, le proprie radici nell’esperienza razzista statunitense attraverso l’ideologia della superiorità genetica della “razza banca”. Tuttavia, negli ultimi anni si assiste alla crescente identificazione di tale ideologia con un’interpretazione distorta e militarizzata della tradizione cristiano-protestante statunitense. Si battono affinché la “purezza” delle proprie famiglie non venga contaminata dalle minoranze. Alcune falangi si caratterizzano a livello locale e rurale per un iper-ecologismo militante e armato. L’organizzazione nel suo complesso è reticolare, con un’importante presenza femminile, e coordinamento nazionale e internazionale;   

– miliziani, galassia disorganizzata a livello collettivo, ma localmente riconosciuti soprattutto nelle province. Conservano una matrice millenarista e survivorista, condividendo famigliarmente la necessità di prepararsi all’apocalisse atomica. Sono caratterizzati da una certa capacità militare e i gruppi più oltranzisti vengono considerati espressione del dilagante Racially- or Ethnically- Motivated Terrorism (REMT). Si aggregano in modo spontaneo in occasione di proteste su strada, grazie alla condivisione del medesimo target, spesso manichemisticamente identificato nel Male, nel Demonio.  

– Boogaloo Bois, magma disomogeneo e micro-organzizzato, interprete di un’eccentricità anarco-tecnologica, lontana dalla tradizione anarchica, che si riconosce in polarizzazioni politiche opposte, e si sostanzia talvolta attraverso l’organizzazione di piccole squadre armate prevalentemente dedite alla vigilanza territoriale in rifiuto delle autorità di polizia. I loro appartenenti sono giovani che condividono la passione del gaming online, del visual storytelling, comunicano attraverso matrici metalinguistiche fatte di memi e 1337. Con il selfismo e comunicazione emozionale esprimono la “schizzofrenia” della loro identità anti-sociale, reazionaria, ma anche solidale con i grandi movimenti di protesta. Dichiarano di prepararsi per una rivoluzione libertaria imminente e travolgente, ma hanno scarsa capacità di compattazione soprattutto a causa delle due grandi matrici confliggenti, quella suprematista e quella pro giustizia razziale. Spesso nella retorica REMT online sono definiti dispregiativamente rookies.  

 – Qanon, non sono semplicemente, folklore, follia collettiva, rabbia e degenerazione selfista, questo movimento-nel-movimento, è un interessante esempio dell’evoluzione, al tempo della post-verità,  del complottismo tradizionale, in quello che ritengo si debba definire “Cospireazionesimo” intendendo evidenziare: la matrice cospirazionistica, la modalità espressiva attraverso la reazione tattico-violenta eterodiretta – sollecitata prevalentemente da propaganda e disinformazione online -, nonché la pseudo-ideologia ultraconfessionale. Uno dei loro punti di forza è il radicamento di alcuni loro membri nella politica e nelle imprese statunitensi, dove la lotta contro il Deep State e la “lobby pedofila dei Democratici” viene condivisa in modo settarico, segreto. Il vero valore aggiunto della loro capacità di permeazione, nel tessuto socio-culturale statunitense, di contagio culturale, di serializzazione dell’azione è tutta nell’efficacia del modello attoriale di devianza collettiva che definisco “folks’n’fools” ove possono trovare spazio/tempo di aggregazione – e collante digisociale nella disinformazione ibrida -, al contempo l’istrionismo, il rigore negazionista, il familismo iperconservatore e l’esoterismo no-vax.

Insomma, siamo decisamente lontani dagli anni in cui, dopo il 9/11, si elaboravano nuove strategie di contrasto degli insurgents nei teatri di crisi. Oggi gli Stati Uniti scoprono la potenza eversiva, tanto in termini interni quanto reputazionali esterni, dell’insorgenza autoctona.

Si diffonde, quindi, l’incessante propaganda estremistica con l’obiettivo di ridurre la complessità dell’esistente, seducendo e manipolando, giorno dopo giorno, l’individuo sempre più vulnerabilmente immerso nella solitudine digitale. Appare evidente la necessità, ritengo ormai vitale, per le odierne democrazie, di comprendere la profondità digitale degli estremismi contemporanei attraverso metodologie e tecniche di threat e risk assessment, così come di future foresight necessarie ad analizzare il mutamento e l’evoluzione delle molteplici matrici identitarie di cui si popolano, giorno dopo giorno, le infosfere ove l’odio si sedimenta trasformandosi in cultura (cyber-)sociale. Prevenire, mitigare e contrastare tali minacce significa prepararsi istituzionalmente e culturalmente in modo adeguato per fronteggiare la tanto imminente quanto – ahimè – immanente trasversalità multidominio della radicalizzazione e auto-radicalizzazione “informazionale” quale threat-of-threats sia per la sicurezza pubblica quanto per quella nazionale.

Arije Antinori è Professore di Criminologia e Sociologia della devianza. PHD in Criminologia applicata alle Investigazioni e alla Sicurezza, PHD in Scienze della Comunicazione. EU Senior Expert on Terrorism and TOC, HW and Stratcom Expert, Analista Geopolitico e OSINT


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