Il ritorno della guerra convenzionale in Europa

Articolo realizzato per il numero di marzo della rivista Airpress.

Le immagini drammatiche dell’invasione russa dell’Ucraina hanno riportato la nostra memoria a un tempo che credevamo lontano, agli anni bui del Novecento in cui l’Europa è stata più volte teatro di sanguinose guerre.
Purtroppo questi eventi tragici rappresenteranno nei prossimi anni probabilmente un punto di svolta, una nuova frattura storica. Come lo è stato venti anni fa l’11 settembre 2001. Un passaggio da cui potrà prendere avvio una nuova fase delle relazioni internazionali in cui, a noi europei, sarà richiesto di restare fermamente uniti nel difendere la democrazia, il nostro modello di società, il nostro benessere e la nostra sicurezza.
Nel corso del Novecento l’Europa ha conosciuto alcune delle più grandi tragedie della storia. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, durante la guerra fredda, era stata la frontiera del confronto bipolare tra Est e Ovest. Ma proprio per evitare le tragedie del passato i paesi europei hanno dato vita al processo di integrazione europea e aderito al sistema di sicurezza euro-atlantico.
Questa nuova crisi non solo rappresenta la più seria minaccia alla sicurezza euro-atlantica da diversi decenni, ma potrebbe determinare per tutta l’Europa il ritorno al centro del confronto strategico e geopolitico globale, con un coinvolgimento diretto non solo del fianco orientale, oggi il più esposto, ma anche del suo fianco meridionale. In un contesto di instabilità e competizione globale, che vede il Mediterraneo allargato e l’Europa, come il cuore di questo contendere e che si può allargare alle coste sud del Mediterraneo come al Vicino oriente.
La NATO è stata per tutta la seconda metà del Novecento fino ad oggi, la principale garanzia di sicurezza e pace sul continente europeo. L’Unione Europea, insieme alla NATO, ha garantito stabilità, benessere, democrazia. Non è stato un caso se quegli stessi paesi, dalla Polonia alla Romania, dal Baltico ai Balcani, un tempo oltre la cortina di ferro, una volta liberi dai regimi che li avevano oppressi per decenni, abbiano chiesto di entrare a far parte sia della comunità atlantica che dell’Unione Europea. Con l’ambizione di un futuro di pace, prosperità e libertà.
Oggi questi due pilastri dell’Occidente politico, che tengono insieme le grandi democrazie euro-atlantiche, sono direttamente coinvolte da questa crisi. Di fronte a questo attacco contro l’Ucraina, e alla minaccia che rappresenta nella sua gravità, non abbiamo altra scelta, come Occidente, se non quello di rispondere con fermezza e restare uniti. In questa crisi si è manifestata in tutta la sua grandezza, dopo tanto tempo, un tipo di minaccia militare molto diversa da quelle con cui negli ultimi anni ci siamo spesso confrontati, che avevano nell’asimmetria l’elemento dominante. Una minaccia che taluni, erroneamente, ritenevano superata e che oggi, invece si ri-materializza ai nostri confini con tutto il suo peso, riportando in vita anche lo spettro atomico. Anche per questo motivo, questa crisi, spinge noi europei a rafforzare ancora di più i rapporti con gli alleati, a partire dagli Stati Uniti, e ad affrontare senza più incertezze il tema della sicurezza comune dell’Europa. Con la necessità di rafforzare da un lato l’essenziale cooperazione tra UE e NATO e allo stesso tempo di proseguire rapidamente anche sulla strada della difesa comune, intesa come il secondo pilastro per la nostra sicurezza comune. Al fianco della NATO.
In questa ora buia della nostra storia, che non sappiamo ancora quali conseguenze potrà produrre sul piano politico, economico e militare, in Occidente siamo tutti chiamati a rimanere uniti. Lavorando perché questa grave crisi e la guerra possano cessare presto, riportando il confronto sul piano diplomatico, ma determinati nel difendere la democrazia.

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