Usa e Cina: rivalità e alleanze globali

L’articolo di Enrico Casini e Andrea Manciulli per il numero di aprile di Airpress

Nel 2017 un famoso politologo americano, Graham Allison, pubblicò un libro, intitolato “Destined for War. Can US and China escape thucydide’s trap” che suscitò tra gli esperti un ampio e acceso dibattito. Citando Tucidide e la Guerra del Peloponneso, l’autore ipotizzava che Stati Uniti e Cina, potenze sempre più concorrenti nello scenario globale, potessero entrare violentemente in rotta di collisione. Con il rischio, come documentato nel libro con vari esempi storici precedenti, di una guerra tra le due potenze.
L’ipotesi di un possibile scontro militare tra Cina e Stati Uniti è ormai molto diffusa nella comunità degli studiosi di politica internazionale. Certamente, le tensioni sono nel corso degli ultimi anni andate enormemente crescendo, al netto del colore delle amministrazioni americane, e con la guerra in Ucraina non hanno fatto altro che accrescersi. E la vicenda Taiwan potrebbe essere solo che uno dei possibili elementi di frattura anche in futuro.
Il recente incontro tra Xi e Putin e il ruolo assunto a livello globale dalla Cina, palesano sempre di più le intenzioni cinese di rivendicare una postura di primaria importanza sul piano internazionale, in palese alternativa a quello svolto dall’Occidente. E anche le recenti affermazioni cinesi, nei confronti degli Usa, per quanto possano essere viziate da una certa strumentalità, evidenziano un chiaro tentativo di costruire un fronte politico anti-occidentale di cui la Cina sembra volersi candidare ad essere la guida. Che possa diventare nel tempo una sorta di nuovo “polo antagonista” al mondo libero è difficile da dire. Certamente l’eterogeneità tra i diversi regimi autocratici che potrebbero comporlo è ben maggiore di quella che caratterizzava nel Novecento il fronte comunista. Questa eterogeneità ideologica e culturale, che spesso nasconde diversi interessi nazionali, potrebbe non impedire la formazione di una coalizione di paesi non-democratici contrapposta a quelli democratici, ma potrebbe anche essere un limite.
Negli ultimi anni, soprattutto sul versante economico e tecnologico, lo scontro si è fatto sempre più aspro. E non a caso la stessa NATO, e l’Europa, hanno iniziato a guardare alla Cina come ad una rivale strategica. La “NATO globale”, disegnata con il nuovo concetto strategico, potrà essere uno dei nuovi protagonisti di questa nuova stagione di competizione tra potenze globali, di cui Usa e Cina saranno, inevitabilmente i principali attori. E potrà essere anche il consesso perfetto, per unire i paesi democratici euro-atlantici.
In futuro, la temperatura del confronto potrebbe scaldarsi ancora, con alcuni possibili punti di rottura. Dalla crisi ucraina, ancora lontana da essere risolta, alle tensioni nel Pacifico. Ma sarà soprattutto la competizione sulle nuove tecnologie, dal digitale all’energia, a rappresentare il cuore dello scontro tra i contendenti.
Anche per questo, il fronte dei paesi occidentali, necessariamente, dovrà rafforzarsi non solo cementando alleanze e collaborazione con i paesi del pacifico come Corea del sud, Giappone e Australia, ma avrà di fronte anche la grande scommessa di tentare di riaprire il dialogo e rafforzare i legami con i paesi africani e quelli mediorientali, aree del mondo dove la Cina è sempre più attiva. In tutto questo restano due grandi incognite, fondamentali per i futuri equilibri globali: da un lato il ruolo che in questa sfida vorrà giocare l’Europa, al fianco dei suoi alleati. E dall’altro, il destino del gigante indiano, un paese democratico e in grande ascesa, che sta sempre di più giocando un ruolo autonomo sul piano internazionale. I contorni di questa sfida sono comunque già ben delineati ed è chiaro quale sia la posta in gioco: il futuro degli equilibri geopolitici globali.

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