I Balcani occidentali al bivio

I Balcani occidentali al Bivio. La NATO, KFOR e il ruolo dell’Italia, è il nuovo interessante libro curato da Matteo Bressan e pubblicato da Informazioni della Difesa, la Rivista dello Stato Maggiore della Difesa.

Del lavoro di Matteo Bressan, analista della Nato Defense College Foundation, oltre che docente presso LUMSA e SIOI, e anche autore e collaboratore del nostro blog e di Europa Atlantica, recentemente si è parlato durante un incontro a Roma, al Circolo Diplomatico, con la presenza del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Gen. Salvatore Farina, dell’Ambasciatore Alessandro Minuto Rizzo e di Alessandro Politi, rispettivamente Presidente e Direttore di NDCF e del Gen. Francesco Paolo Figliuolo, già comandante tra 2015 e 2016 di KFOR (nella foto).

Dal canto nostro poterne brevemente parlare ci permette di descriverne l’utilità, non solo per la qualità dei pezzi presenti, scritti dal curatore ma anche da altri autori esperti e competenti, ma soprattutto ci da l’occasione di sorvolare rapidamente il tema Balcani, e le principali sfide che interessano questa tormentata area dell’Europa.

Il fatto che proprio lo Stato maggiore della Difesa abbia offerto di pubblicare questo lavoro conferma l’attenzione del nostro paese, attraverso le sue istituzioni politiche, diplomatiche e militari, proprio verso i Balcani. Infatti, non a caso, l’area balcanica, fin da quando l’Italia è un paese unito, rappresenta una delle aree geografiche strategicamente più rilevanti e importanti per la nostra politica estera. E dopo lo sfaldamento della repubblica di Yugoslavia e le crisi degli anni novanta, i Balcani sono tornati ancora di più al centro del nostro interesse, non solo per ragioni di natura politica ed economica, ma anche legate alla nostra sicurezza nazionale.

L’Italia, come il libro racconta e come testimoniano questi quasi venti anni di impegno italiano in Kosovo, ha svolto e potrà continuare a svolgere un ruolo decisivo, per la stabilizzazione dell’area e per rilanciare il processo di integrazione con l’Unione Europa dei paesi balcanici. Certamente, la situazione politico-istituzionale oggi presente nei contesti più complessi e ancora conflittuali, o potenzialmente tali, nell’area, ci obbliga ad aumentare la nostra attenzione e il nostro operato per evitare che rivalità, rancori, e contrasti possano incendiare il clima già spesso teso. In particolare, in alcuni paesi, e in alcune aree di confine, dove i conflitti, seppur latenti, sono ancora vivi ma dove anche problematiche legate alla sicurezza internazionale, e in particolare alla diffusione e alle penetrazioni jihadiste, sono all’ordine del giorno.

I recenti esiti elettorali della Bosnia Erzegovina, il mancato raggiungimento del quorum del referendum che avrebbe aperto la strada all’ingresso della Repubblica di Macedonia del Nord in Europa e nella NATO, così come l’annosa questione dei rapporti tra Serbia e Kosovo, confermano quanto alcuni paesi dei Balcani occidentali siano ancora di fronte ad un bivio, tra il restare ancorati alle sfide ereditate dalla dissoluzione della Jugoslavia e l’integrazione euro – atlantica. Infatti i Balcani sono ancora oggi il crocevia di vecchie tensioni nazionaliste mai sopite, che possono esplodere in ogni momento, ma alle quali si sono aggiunti rischi e minacce legati ai network internazionali della criminalità organizzata, relativi al traffico di stupefacenti e di armi. Ma anche ai traffici di essere umani, che nell’area balcanica hanno un nodo strategico e un crocevia logistico che ci interessa direttamente, e una pericolosa presenza di forme di radicalizzazione jihadista, storicamente radicata dai tempi della guerra in Bosnia negli anni novanta e oggi reso ancora più grave dal tasso elevatissimo, se proporzionato alla popolazione, di foreign fighters che, tra il 2011 ed il 2016, si sono uniti alle milizie di Daesh e Al Qaeda per combattere in Siria e in Iraq. Inoltre in questa area si concentrano tensioni internazionali e interessi diversi, di paesi e potenze spesso rivali, che non da ora, bensì da secoli, vi si confrontano.

Del resto la regione balcanica è una cerniera naturale, storicamente, tra europa centrale, occidentale e orientale, e per questo, oltre ad essere una terra di incontro, di traffici commerciali e di scambi culturali, è anche una zona dove si intrecciano diverse sfide strategiche: è la cerniera naturale di un arco di sfide che riguardano direttamente il futuro dell’Europa e dell’Alleanza atlantica. In questa area il Fianco Sud della Nato si collega al Fronte Est e si concentrano molteplici minacce, dall’instabilità dei regimi politici locali, ai nazionalismi identitari, al terrorismo, alla criminalità transnazionale. Tutte sfide che UE e NATO sono chiamate a fronteggiare e con cui, anche indirettamente, la presenza alleata in Kosovo, con la guida italiana della missione KFOR, si troverà costantemente a dover fare i conti.

I Balcani dunque hanno un ruolo essenziale, non solo per la nostra politica estera, ma in quanto potenziale hub logistico per traffici illeciti e jihadisti di ritorno dai fronti del jihad mediorientale, anche per la nostra sicurezza nazionale e per la sicurezza europea. Di sicuro la possibilità di approfondire alcuni aspetti, non solo storici, ma attualissimi, legati proprio alla sicurezza nell’area, potrà essere di grande utilità non solo per gli addetti ai lavori e agli studiosi di politica internazionale, quanto anche per chi, solo per interesse, vorrà approfondire la conoscenza di questa area dell’Europa, così prossima ai nostri confini e così vicina, per il nostro paese, anche sul piano storico e culturale.

I Balcani sono vicini, molto più di quanto si immagini; e sono stati già molte volte determinanti, nella storia europea, più di quanto a volte rammentato. Tenere viva questa memoria e coltivare l’interesse strategico verso i paesi balcanici può essere non solo utile, ma molto importante anche per tutelare e promuovere i nostri interessi strategici, economici, politici. Basta ricordarlo con maggiore continuità e non solo, magari, in occasione di qualche crisi o emergenza.

*Enrico Casini è Direttore dell’Associazione culturale Europa Atlantica. Aretino, laureato in Scienze internazionali all’Università di Siena si è perfezionato presso il Corso Executive in “Affari strategici” della LUISS “Guido Carli” di Roma. E’ stato Capo della segreteria del Presidente della Delegazione parlamentare italiana alla NATO. Si occupa di studi strategici, terrorismo, politica internazionale e italiana.

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