La visita della delegazione Taliban in Turkmenistan: verso nuove convergenze geopolitiche in Asia Centrale

Cosa si muove in Asia Centrale? Nuove dinamiche e possibili evoluzioni geopolitiche all’orizzonte nella regione. L’importanza dei progetti infrastrutturali ed energetici. L’analisi di Fabio Indeo

L’incontro tra una delegazione di Taliban afgani (capeggiata dal Mullah Abdul Ghani Baradar) e le autorità politiche turkmene (guidate dal vice Primo Ministro Turkmeno e Ministro degli Esteri Rashid Meredov) svoltosi ad Ashgabat il 6 febbraio assume una notevole rilevanza nel quadro geopolitico regionale in mutamento, in quanto riflette nuovi orientamenti in politica estera e l’obiettivo condiviso e primario delle repubbliche centroasiatiche di rafforzare la cooperazione economica regionale in uno scenario di stabilità e sicurezza di lungo periodo.

Benché siano trapelate poche indicazioni relativamente alle tematiche trattate nell’incontro, Suhail Shaheen (membro della delegazione Taliban) ha fatto una dichiarazione alla stampa che evidenzia il nuovo approccio del movimento “Cercheremo di contribuire alla prosperità del nostro popolo e allo sviluppo della nostra nazione offrendo protezione (dagli attacchi) a tutti i progetti (infrastrutturali ed energetici)”.

In sostanza, i Taliban ribadiscono il loro sostegno alla realizzazione dei progetti energetici ed infrastrutturali che coinvolgono le due nazioni, garantendo la protezione e la sicurezza delle infrastrutture: il gasdotto TAPI (acronimo delle nazioni coinvolte, progetto pensato per trasportare gas turkmeno in India e Pakistan attraverso il territorio afgano), l’elettrodotto TAP e i collegamenti ferroviari tra Turkmenistan ed Afganistan. È opportuno ricordare che i Taliban formularono una promessa analoga nel 2016, soprattutto in relazione al gasdotto TAPI, anche se poi in realtà hanno avuto un atteggiamento diametralmente opposto,con frequenti attacchi e distruzione di infrastrutture energetiche e di trasporto (documentate) in territorio afgano, in particolare le linee elettriche che trasportavano elettricità dai paesi confinanti come Tagikistan ed Uzbekistan.

L’impegno Taliban di proteggere il futuro gasdotto TAPI rappresenta un importante garanzia per il Turkmenistan, condizione che le consentirebbe di attirare investitori internazionali che intendano finanziare la realizzazione dell’oneroso progetto (costo stimato 10 miliardi di dollari). Infatti, sino ad oggi la mancanza di sicurezza nei territori che dovrebbero essere attraversati dall’infrastruttura ha sostanzialmente rallentato i lavori di realizzazione. La capacità del gasdotto TAPI dovrebbe raggiungere i 33 miliardi di metri cubi (Gmc) annui, correndo per oltre 1800 km dal Turkmenistan all’Afghanistan occidentale (Herat) per poi dirigersi a sud verso Kandahar e Pakistan sino a Fazilka in India. Oltre alle royalties relative ai diritti di transito (stimate attorno ai 500 milioni di dollari all’anno), l’Afghanistan beneficerebbe di 5 Gmc all’anno, mentre Pakistan ed India di 14 Gmc di gas natural ciascuna. Negli ultimi mesi si sono registrati dei progressi, a seguito della decisione del presidente turkmeno Berdymuhammeddow di accogliere le richieste indiane e pakistane di ridurre il prezzo di vendita del gas, precondizione per l’avvio della costruzione delle rispettive tratte nazionali, in  modo che questo prezzo sia competitivo con quello del GNL che risulta conveniente per il Pakistan.

Il gasdotto TAPI riveste un’importanza fondamentale per il Turkmenistan, pilastro della strategia di diversificazione – attualmente incompiuta – delle rotte d’esportazione, e per ridurre l’eccessiva dipendenza dalla Cina, unico mercato d’esportazione assieme alla Russia, che da qualche mese ha ripreso ad acquistare forniture di gas turkmeno. Inoltre, gli introiti derivanti dalla vendita del gas verrebbero destinati a rimpolpare il disastrato bilancio nazionale e risollevare l’economia, che appare comunque fortemente condizionata dalla pesante dipendenza dall’esportazione di idrocarburi: nonostante le cifre trionfalistiche fornite dal governo turkmeno, relative ad una crescita dell’economia nazionale del 5,9% nel 2020 – con una riduzione dello 0,4% rispetto al 2019,[1] quindi irrealisticamente immune dalle devastanti conseguenze economiche prodotte dalla pandemia globale – lo scenario economico interno si connota in maniera diametralmente opposta.

Oltre al gasdotto TAPI, Turkmenistan ed Afganistan sono impegnate ad estendere la cooperazione nel settore elettrico: in quest’ambito, i Taliban hanno espressamente dichiarato la loro volontà di proteggere le reti di trasmissione e gli elettrodotti che connettono le due nazioni. Il Turkmenistan è uno dei principali fornitori di elettricità per l’Afghanistan (soprattutto nelle province settentrionali, alcune delle quali sono sotto controllo Taliban) e mira a raddoppiare le esportazioni nei prossimi anni. A gennaio 2021 è stato inaugurata la prima sezione del progetto TAP, un elettrodotto destinato a collegare Karki, Andkhoy e Pul-e Khomri.

Inoltre, il dialogo Turkmenistan-Taliban e la volontà di questi ultimi di proteggere i corridoi infrastrutturali di trasporto va letto anche sulla base della roadmap trilaterale elaborata da Turkmenistan, Azerbaigian ed Afghanistan per rafforzare la cooperazione attraverso il potenziamento del corridoio intermodale di trasporto Lapis Lazuli, destinato a connettere la regione euroasiatica con i mercati europei. Il progetto prevede la realizzazione di rotte terrestri (ferroviarie e stradali) che attraversano il Turkmenistan sino al porto di Turkmenbashi, poi un corridoio marittimo attraverso il Caspio sino al porto azerbaigiano di Alyat, e poi attraverso la bretella ferroviaria Baku-Tbilisi-Kars dal Caucaso sino all’Europa.

Il coinvolgimento nel progetto Lapis Lazuli presenta dei benefici rilevanti per l’Afghanistan, sostanzialmente privo di sbocchi (landlocked) sui mercati internazionali e fortemente dipendente dalle rotte d’esportazione attraverso il Pakistan: dal 2018 (anno di avvio del corridoio Lapis Lazuli) il governo di Kabul beneficia di una rotta d’esportazione più breve, mentre il commercio bilaterale con l’Azerbaigian è cresciuto di oltre il 50%. Il Turkmenistan ha finanziato e supportato la realizzazione del tratto afgano della linea ferroviaria Akina–Andkhoy, in quanto il corridoio Lapis Lazuli offre un’enorme opportunità di diversificazione commerciale, promuovendo una maggiore interconnettività e cooperazione regionale.

Alla base di questo mutato approccio del Turkmenistan (e degli altri stati della regione) nei confronti dei Taliban vi è la percezione che essi non rappresentino più una minaccia alla stabilità e ai confini statuali delle repubbliche secolari centroasiatiche, ma vengono invece considerati come un interlocutore politico forte, da tenere in considerazione in quanto possono garantire quella stabilità e sicurezza necessaria per l’implementazione dei diversi progetti energetici ed infrastrutturali destinati a promuovere la cooperazione regionale.

A questo processo di legittimazione ha sicuramente contribuito l’accordo di Doha tra Stati Uniti e Taliban (“Agreement for Bringing Peace to Afghanistan”) del 2020. nel quale i Taliban si sono impegnati a combattere i gruppi terroristi armati riconducibili all’Islam radicale come Al Qaeda e soprattutto la cellula di Daesh nella regione centroasiatica – Stato Islamico-Khorasan (IS-K). I Taliban hanno espressamente ribadito di voler perseguire obiettivi e finalità prettamente nazionali, ovvero la creazione di un Emirato Islamico dell’Afghanistan, e di non avere alcuna intenzione di estendere la propria influenza nelle repubbliche circostanti, prospettiva rassicurante per il Turkmenistan che guarda sempre con apprensione alle fonti di instabilità lungo il confine con l’Afghanistan ed al potenziale destabilizzante di eventuali incursioni armate di gruppi islamico-radicali nel territorio nazionale.

Appare significativo che due delle tre nazioni confinanti con l’Afghanistan (Uzbekistan e Turkmenistan) abbiano intavolato un forum di dialogo con i Taliban. In quanto nazione non allineata ed essendo il principio di neutralità positiva uno dei cardini della politica estera turkmena – riconosciuto anche dalle Nazioni Unite – la repubblica centroasiatica si è offerta negli anni per ospitare negoziati di pace tra il governo di Kabul ed i Taliban, ma senza successo

Nell’agosto 2018 il presidente uzbeko Mirziyoyev ospitò a Tashkent una delegazione Taliban, con l’obiettivo di creare uno scenario di stabilità all’interno del quale l’Afghanistan possa svolgere il ruolo di snodo cruciale dei progetti infrastrutturali ed energetici destinati ad avere un impatto regionale. Ovviamente Tashkent mirava a promuovere anche degli interessi nazionali strategici, considerato che l’Uzbekistan era l’unica nazione centroasiatica ad avere un collegamento ferroviario con l’Afghanistan (Termez-Hairaton-Mazar I Sharif) e consolidate relazioni economico-commerciali ed energetiche, esportando energia elettrica con l’ambizione di ampliare la rete di distribuzione ed approvvigionamento.

In una prospettiva geopolitica, il successo di questa cooperazione regionale tra Taliban e Turkmenistan (e repubbliche centroasiatiche) risulta funzionale agli obiettivi della strategia cinese e soprattutto americana nella regione: infatti, lo sviluppo dell’interconnettività infrastrutturale in Asia Centrale (e il coinvolgimento dell’Afghanistan) costituisce un pilastro della Belt and Road Initiative, ma rappresenta altresì un obiettivo perseguito dalla strategia statunitense nella regione. Appare sintomatico che un mese prima dell’incontro Taliban-Turkmenistan, il Rappresentante Speciale per la Riconciliazione in Afghanistan Khalilzad (principale artefice dell’accordo di Doha) abbia compiuto visite ufficiali in Turkmenistan, Afghanistan, Pakistan, sottolineando la necessità di rafforzare la cooperazione tra queste nazioni per promuovere l’interconnettività regionale, il commercio e lo sviluppo. I progetti di gasdotto TAPI e dell’elettrodotto TAP sono apertamente sostenuti dall’Amministrazione Americana (come risulta dal Forum Trilaterale con Afghanistan e Turkmenistan tenutosi ad ottobre 2020), cosi come lo sviluppo del corridoio Lapis Lazuli che in sostanza esclude tre dei principali attori geopolitici regionali, ovvero Russia, Cina ed Iran.


[1]    Turkmenistan Today, Extended session of the Cabinet of Ministers of Turkmenistan, February 12, 2021, https://www.tdh.gov.tm/en/post/26051/extended-session-cabinet-ministers-turkmenistan


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