Tra Occidente e Oriente che mondo sarà?

Comprendere meglio il nuovo corso della storia e l’ascesa asiatica ci può aiutare non solo a conoscere meglio gli altri intorno a noi, ma anche a comprendere come possiamo reagire. Il libro di Kishore Mahbubani può aiutarci a chiarire un po’ meglio le nostre idee.

Il mondo sta vivendo una fase di profondo cambiamento. Secondo alcuni commentatori e analisti autorevoli siamo entrati nel “Secolo asiatico”, nel quale assisteremo all’ascesa delle nuove potenze dell’estremo oriente sulla scena globale. Questa nuova fase della storia dovrebbe corrispondere al declino dell’Occidente e alla sua perdita definitiva di influenza sul mondo.

Indubbiamente, per quanto non vi siano certezze assolute a questo riguardo, è chiaro che sia in atto un grande processo di mutamento degli equilibri economici e politici globali che sta radicalmente cambiando anche le nostre vite. E forse questa cosa non è stata ancora compresa bene.

Infatti, non sempre in Occidente abbiamo una percezione corrispondente alla realtà dei fatti, a tutto ciò che ci circonda e sta accadendo. Eppure è ormai evidente che la crescita turbolenta ed impetuosa delle nuove potenze asiatiche, Cina, India e gli altri paesi emergenti, a ritmi per noi ormai lontanissimi, sta influendo anche sulle nostre condizioni di benessere e ha modificato gli equilibri economici globali.

Come racconta e descrive bene nel suo ultimo libro Kishore Mahbubani, chi vive nei paesi in ascesa, al contrario di molta parte della popolazione occidentale intimorita dai cambiamenti in corso e ancora condizionata dai postumi della crisi del 2008, non solo riesce a guardare al proprio futuro con ottimismo e speranza, ma confida che lo sviluppo economico darà a i suoi figli ancora più possibilità di crescita e di benessere delle sue. Le parti, rispetto a qualche decennio fa, sembrano essersi invertite. La nostra idea del mondo come di un luogo oscuro e pericoloso, non corrisponde all’idea che in tanti, in Oriente o nei paesi emergenti, si stanno facendo, mentre intravedono al concreta possibilità di migliorare le proprie vite. E questo in sostanza uno dei concetti che Mahbubani cerca di consegnarci con la sua ultima interessante opera, per farci comprendere bene quali pensieri alberghino nelle menti di tanti uomini d’Oriente come lui.

In un mondo sempre più globale e interconnesso, conoscere meglio ambizioni, aspirazioni, e il punto di vista di chi vive la parte del mondo oggi in ascesa, è molto importante, se non fondamentale. Per questo motivo consiglio la lettura proprio del libro di Kishore Mahbubani “Occidente Oriente chi vice e chi perde”, edito in Italia da Bocconi editore.

L’autore è un illustre ex diplomatico e professore di Singapore, che per la sua esperienza e i suoi studi conosce molto bene noi occidentali e anche i complessi intrecci della diplomazia mondiale, avendo a lungo operato all’interno di istituzioni come le Nazioni Unite.

Perché è utile leggere questo libro? Perché può aiutarci a capire dove sbagliamo nel guardare gli altri e nel comprendere le loro strategie, perché in fondo li conosciamo poco, ma anche, per capire come e cosa pensano del mondo, in questa complicata fase di cambiamento globale. Non ci sono risposte scontate, e abituati a leggere e sentire le opinioni di analisti occidentali come noi, non sempre si finisce per avere una percezione corretta della realtà e dei suoi molti protagonisti diversi.

Mahbubani invece può aiutarci proprio a uscire dal nostro guscio. Egli conosce bene la nostra parte del mondo, conosce i nostri difetti, conosce le regole dela diplomazia e la politica internazionale, ed essendo un colto intellettuale proveniente da una delle tigri dell’Asia, Singapore, conosce bene anche quali sentimenti animino diffusamente la popolazione e le classi dirigenti dei paesi in espansione nel Sud-est asiatico. È un punto di vista che fa bene conoscere, perché giunge proprio dalla parte in crescita dell’Asia, che rimane ancora così lontana e per certi versi poco conosciuta per noi.

Egli vede con grande speranza e ottimismo il nostro tempo e l’occasione che questa fase di espansione e distribuzione della ricchezza e del potere globale possono produrre. Descrivendoli come la grande opportunità, per l’umanità, di abbattere davvero povertà e miseria in buona parte dei paesi. Il suo ottimismo però ci aiuta a capire quello di una generazione intera di uomini e donne, soprattutto in Asia, che hanno visto migliorare le proprie condizioni di vita e hanno avuto accesso alla classe media, oltre che a una vita ben più dignitosa e benestante di quella dei propri genitori. Forse sta proprio qui, nella speranza di una vita migliore rispetto alle generazioni precedenti la grande differenza tra l’ Occidente e gli altri. In Occidente vince oggi la paura per il futuro, in Asia, soprattutto nei grandi paesi in espansione, vince comunque la speranza per un futuro migliore. Non è un discrimine banale. Ed è una differenza che in Occidente non tutti abbiamo ben chiaro, convinti, che se noi guardiamo con pessimismo e paura il presente e il futuro, tutto il resto del mondo debba farlo. Che se noi vediamo nel mondo un luogo esclusivamente minaccioso, pieno di miserie e di povertà, debba esserlo davvero per tutti, anche per coloro che in realtà, sono usciti dal cono d’ombra della povertà.

Ma questa regione in ascesa, con l’Asia e le sua grandi potenze che stanno riprendendo il posto che per lungo tempo era stato loro nel mondo, potrebbe essere un luogo molto migliore, per Mahbubani, ma potrebbe anche peggiorare molto. L’incognita è appesa a tanti fattori, ambientali, economici, politici, ma anche a come l’Occidente reagirà al nuovo paradigma e al mutamento di condizioni. Se, non lo accetterà, chiudendosi nella paura e nell’arroganza potrebbero sortire effetti non positivi. Se invece lo accetterà, come se fosse inevitabile dato il suo declino altrettanto certo evidenziato dai dati economici e demografici, cambiando strategia e approccio agli altri, il futuro del mondo potrebbe vedere nuove forme di collaborazione e una maggiore condivisione di responsabilità e risorse. questo almeno sembra pensare l’autore.

Questo libro ci offre comunque la possibilità di aiutarci ad aprire gli occhi. Comprendere cosa e chi si muove dall’altra parte del mondo può essere utile anche a capire come muoverci noi. Mahbubani ha il pregio non solo di conoscere molto bene i nostri limiti e difetti, e molte delle sue critiche sono giustissime, soprattutto alla miopia delle elites e delle classi dirigenti d’Occidente, ma in alcuni passaggi il suo ottimismo, agli occhi di un occidentale realista può risultare comunque eccessivo.

Egli, convinto che sia da una prospettiva di collaborazione che possano scaturire condizioni migliori per tutti, non rinuncia a esortare l’Occidente a cercare di cambiare strategia e abitudini, per non piegarsi in se stesso. A differenza di molti altri autori che in questi anni hanno scritto per descrivere le magnifiche sorti dell’ascesa asiatica o l’inevitabile arrivo del secolo asiatico, riesce a mantenere un certo equilibrio, anche riconoscendo i meriti storici dell’Occidente oltre ai suoi errori, senza cedere all’esaltazione che altri fanno del pragmatismo e della tecnocrazia orientale. Anzi intravedendo anche limiti e rischi dell’attuale fase di squilibrio globale, e di una crescita economica senza controlli.

Una cosa è certa e la lettura di Mahubani ce lo conferma. Il mondo sarà sempre di più in un futuro prossimo dominato e conteso da potenze rivali e in competizione. Se sapremo regolare queste competizioni, e le differenti ambizioni in campo, forse potremo evitare maggiore disordine e violenza. Ma non sarà facile farlo, a nostro avviso. E anche in ragione di questa nuova stagione di competizione e rivalità globale, e di possibile instabilità crescente, l’Occidente deve cambiare strategie e visioni, partendo, anche da una maggiore comprensione dei suoi obiettivi e soprattutto di se stesso. Deve evitare di chiudersi a riccio e reagire in maniera scomposta agli altri e alle loro legittime pretese.  Su questo ci sentiamo d’accordo con Mahbubani: molto di quello che accadrà nei prossimi anni dipende anche da come l’Occidente vorrà guardare e reagire all’ascesa asiatica.

Mi pare vi sia intanto molto su cui discutere dalle nostre parti. Intanto, leggere un libro non banale scritto da un autore non occidentale può essere un primo esercizio utile da compiere.

Enrico Casini, Direttore di Europa Atlantica

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