Giappone: dopo Abe il governo sarà guidato da Yoshihide Suga

Dopo le dimissioni del Premier Shinzo Abe sarà Yoshihide Suga a succedergli alla guida del Partito Liberal Demicratico e del governo. Un breve profilo dei due politici giapponesi

Con la vittoria nelle primarie per la leadership del Partito Liberal Democratico, Yoshihide Suga succede a Shinzo Abe alla guida del partito e nei prossimi giorni potrebbe essere eletto alla guida del governo giapponese.

Dopo le dimissioni di fine agosto, quando il premier in carica Abe aveva annunciato la sua volontà di dimettersi per motivi di salute, nel partito di maggioranza, si era aperta la competizione per la sua successione tra alcuni dei nomi più in vista e più noti del partito. A prevalere con 377 voti sui 300 del secondo è stato l’ex braccio destro di Abe, Suga, già segretario generale del governo e in passato ministro.

Il Partito Liberl Democratico, forza politica di espressione conservatrice al governo dal 1955 al 2009 e poi dal 2012 fino a oggi, forte anche del consenso che i sondaggi oderini gli attribuirebbero, ha dunque scelto il successore di Abe premiando un leader esperto e in sostanziale continuità con il predecessore. Forte dei numeri in parlamento il PLD non avrà problemi a confermare la scelta di Suga per il governo.

Chi è il nuovo leader del PLD e futuro premier nipponico? Suga è un politico noto in Giappone, ma diversamente da molti suoi colleghi e dallo stesso Abe, non appartiene ad una “dinastia” di uomini politici né da una famiglia altolocata. Figlio di un agricoltore e di una maestra, nato nella Prefettura di Akita, a Ogachi, nel 1948, si è laureato all’università di Hosei, rinunciando alle attività di famiglia, legate all’agricoltura. Ha scalato dal basso tutta la carriera politica all’interno del partito, fino a diventare deputato prima, nel 1996, e poi ministro e infine assumere la carica di Segretario generale del governo durante gli anni della premiership di Shinzo Abe. A differenza di Abe, come detto, Suga è un politico non appartenente ad una grande famiglia politica e si può dire si sia sostanzialmente fatto da se, cosa che potrebbe anche diventare un fattore di popolarità.

Succede a Shinzo Abe, l’uomo che ha governato più a lungo nella storia recente del Giappone, leader del PLD e del governo giapponese già tra il settembre 2006 e il settembre 2007 e poi rieletto dalla Dieta nazionale nel 2012 fino allo scorso agosto.

Abe, che ha impresso con autorevolezza una sua impronta sia alla politica economica del paese, la famosa Abeconomics, che alla politica estera, a partire dagli stretti rapporti con gli USA, è stato anche uno dei sostenitori della necessità di riformare la costituzione pacifista del paese, per dotare il Giappone degli strumenti necessari alla sua difesa militare. Abe appartiene alla corrente più conservatrice del PLD, e indubbiamente, per il suo carisma e le sue scelte, lascia un’eredità importante al suo successore. A differenza di Suga è figlio e nipote di illustri esponenti politici e appartiene, come molti politici nipponici, a una famiglia tradizionalmente vocata alla politica.

Il nuovo leader guiderà il governo probabilmente fino alle prossime elezioni, previste a fine 2021, in una fase delicata per il paese. Sia a livello interno, per la situazione economica e il peso del debito pubblico nazionale, che a livello internazionale, data dalla crisi economica globale e dalla pandemia. Ma le sfide che dovrà affrontare, anche in ragione della posizione strategica e geopolitica della potenza nipponica, riguarderanno sicuramente anche i rapporti con le potenze dell’area asiatica, a partire dalla Cina, e le tensioni nel Pacifico. La relazione stretta, con gli alleati occidentali e soprattutto gli Stati Uniti, resteranno una probabile costante della politica estera e strategica giapponese. Il Giappone, paese democratico e tra i più moderni al mondo, rimane una delle grandi potenze economiche globali e uno degli alleati più forti per gli Usa, soprattutto nell’area del Pacifico. Con questa scelta, nel segno della stabilità di governo e della continuità, è difficile immaginare che nel rapporto con gli Usa e nella politica estera potrà cambiare qualcosa. Probabile che il nuovo primo ministro si impegnerà soprattutto sul fronte interno e soprattutto a livello economico, proprio per rafforzare l’economia nazionale e continuare a garantire stabilità politica al paese.

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