L’Iraq al bivio. Le elezioni e le sfide della stabilizzazione oltre Daesh

Sono 15 gli anni che separano il discorso del “mission accomplished” di George W. Bush dall’annuncio della sconfitta di Daesh da parte del Premier iracheno Abadi. Tre lustri in cui l’Iraq è stato risucchiato in un vortice ciclico di violenze e attentati, speranze e illusioni, senza alcuna soluzione di continuità e, soprattutto, senza che nessuno sia stato in grado di interromperlo, anche quando le circostanze l’avrebbero permesso.

Oggi, con le elezioni politiche del prossimo 12 maggio, siamo sospesi nuovamente tra quello che potrà essere il riscatto iracheno e la condanna al ritorno verso un periodo di caos. Ma pur con i suoi corsi e ricorsi, la storia non si ripete mai uguale a se stessa. Per l’Iraq di oggi ciò è tanto più veritiero, quanto più si allarga l’orizzonte mettendo il Paese nel contesto mediorientale. Un contesto in cui emerge, impellente, la necessità di costruire un nuovo ordine regionale, circostanza che sottolinea ed esalta l’importanza strategica dell’Iraq. Questo contributo, curato dal Ce.S.I. – Centro Studi Internazionali, intende analizzare le principali sfide dell’Iraq alla vigilia del voto e offrirne alcune possibili chiavi di lettura.

 

Gabriele Iacovino è Direttore del Ce.S.I.

 

Lorenzo Marinone è analista del Ce.S.I.

 

Contributo pubblicato dal Centro Studi Internazionali  www.cesi-italia.org

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