Attacchi in Arabia Saudita, effetti sul prezzo del petrolio

Le conseguenze degli attacchi di pochi giorni fa subiti dalle raffinerie saudite sui prezzi nel mercato petrolifero e alcuni possibili sviluppi. Una breve analisi

L’attacco inferto contro le due maxi raffinerie del colosso petrolifero Saudi Aramco ha causato un’impennata del prezzo del Brent, il prezzo di riferimento sui mercati per il greggio estratto nel Mare del Nord, balzato in apertura del 20% a oltre $71 al barile[1] per poi stabilizzarsi a metà giornata intorno ai $65-66, nonché un rialzo del 9,3% ($60 al barile)[2] anche per il WTI (West Texas Intermediate), ossia il paniere-benchmark che caratterizza i greggi estratti nel sud degli Stati Uniti.

L’incursione, ritenuto il “cigno nero” dei mercati petroliferi, ha messo fuori uso il 6% delle forniture mondiali giornaliere di greggio, pari a 5,7 milioni di barili[3]. Fonti vicine al colosso saudita affermano che la produzione venuta improvvisamente a mancare, potrà ritornare sul mercato solo tra qualche settimana (ad oggi raggiunto il 40% della produzione). Per tale motivo sia Riad che Washington hanno annunciato che compenseranno il taglio della produzione attingendo alle riserve strategiche, che in giugno ammontavano a 188 milioni di barili per i sauditi e 630 milioni di barili per gli statunitensi, determinando una lievitazione dei prezzi del petrolio sino alla soglia dei 100 dollari se le forniture non saranno ripristinate rapidamente.

L’offerta di petrolio nel mondo, grazie sia alla produzione corrente che alle riserve strategiche, si mantiene ancora alta ma i rincari potrebbero comportare pesanti impatti sulla crescita economica globale in un momento non proprio roseo, addensato da incertezze e tensioni geopolitiche tra cui la guerra dei dazi Usa-Cina, l’escalation nell’area mediorientale fra Usa e Iran e il caso Brexit.

Ripercussioni che saranno inevitabili per i bilanci del colosso petrolifero Saudi Aramco in ottica della IPO[4] pianificata per i prossimi 12 mesi e più volte rinviata, il cui incidente ha gettato la luce sulle vulnerabilità del più grande esportatore al mondo, mettendo in discussione la sua reputazione come produttore affidabile oltre che l’incapacità del Paese di proteggere i proprio asset. L’ambizioso piano del principe Mohammed bin Salman è basato sulla diversificazione dell’economia nazionale, utilizzando i proventi della quotazione per investire in altri settori oltre il petrolio, rinnovabili in primis, e rafforzare le casse dello Stato.

Saudi Aramco, ritenuto un obiettivo cruciale per Riad, punta a essere valutata per un complessivo di 2 trilioni di dollari, questo vuol dire che collocando sul mercato l’1% del suo capitale genererebbe un IPO di 20 miliardi di dollari[5]. Una valutazione ritenuta ottimistica e sovrastimata, oltre che legata alla necessità di un prezzo del Brent superiore aglio $80 dollari al barile e un prezzo del petrolio decisamente più elevato.

Nel lungo periodo, l’aumento dei prezzi del petrolio potrebbe costringere la BCE ad un alleggerimento delle politiche monetarie adottate in questi anni così da far salire più velocemente i tassi di interesse e scongiurare un eventuale aumento dell’inflazione.

Gli Stati Uniti, a loro volta, possono essere considerati in qualche modo gli unici al momento “avvantaggiati” in questa vicenda, acquisendo la leadership di maggiore produttore di petrolio al mondo e di quello in più rapida crescita . Normalmente le tensioni nel Golfo Persico farebbero aumentare i prezzi del petrolio, ma i timori di una frenata dell’economia e la decisione della Federal Reserve di ridurre i tassi di interesse hanno spinto le azioni verso il basso. Infine, l’attuale prezzo non riflette pienamente il grado delle vulnerabilità mostrate dagli impianti sauditi che  sicuramente subiranno l’aumento del premio per il rischio geopolitico[6].

Negli ultimi tempi l’Opec+ ha ridotto la produzione, ragion per cui vi è una grande capacità inutilizzata che potrebbe tenere i prezzi del petrolio bassi, stimati intorno ai $60 dollari a barile. L’enorme liquidità del paese farà si che la produzione del petrolio sarà ripristinata rapidamente, facendo ritornare i prezzi ai livelli pre-crisi.

Domenico Bevere


[1] https://oilprice.com/oil-price-charts/46

[2] https://oilprice.com/oil-price-charts

[3] https://www.theguardian.com/world/2019/sep/16/trump-says-us-locked-and-loaded-after-saudi-arabia-oil-attack-as-crude-prices-soar-iran-aramco

[4] https://www.ft.com/content/9e7de300-d4b3-11e9-8367-807ebd53ab77

[5] https://www.ft.com/content/2fe92944-d9fa-11e9-8f9b-77216ebe1f17

[6] https://www.wsj.com/articles/aramco-ipo-risk-is-part-of-the-equation-11568804580

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