Iraq: le sfide aperte del nuovo governo e il rapporto con la NATO

Il Segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha salutato  con un colloquio telefonico il nuovo Primo Ministro iracheno. L’Iraq rimane teatro di un’importante missione della NATO e un partner strategico per l’Occidente.

Nello scorso autunno il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha visitato l’Iraq, paese strategico nel quadro della regione mediorientale, ma anche destinazione di un’importante operazione dell’Alleanza atlantica in campo ormai da alcuni anni. Infatti, durante il vertice NATO di Bruxelles del luglio 2018, fu deciso di lanciare la missione NATO Iraq (NMI), su richiesta dello stesso Iraq, principalmente con finalità di addestramento e formazione, condotta nel pieno rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Iraq. La missione ha preso avvio a Baghdad nell’ottobre 2018 e coinvolge alcune centinaia di istruttori, consulenti e personale di supporto dei paesi alleati. Si tratta di una missione particolarmente importante per l’Alleanza, non solo nel panorama delle attività tese al sostegno dei paesi partner nella lotta al terrorismo, ma anche per promuovere sicurezza e stabilità in una zona particolarmente fragile e a rischio.

L’Iraq, negli anni precedenti il 2018, era stato teatro dell’ascesa di ISIS e tutt’ora rimane terra fortemente esposta a minacce di tipo terroristico e tensioni politiche e sociali. Anche per questi motivi la presenza e il supporto della NATO è particolarmente rilevante nel paese, che geograficamente si trova nel cuore del Medio Oriente in prossimità di aree di crisi come la Siria, e soggetto al rischio di ingerenze esterne da parte di altri paesi della regione o a forti tensioni interne. L’Iraq nel corso degli ultimi anni, non solo per effetto della nascita del sedicente Stato Islamico, è stato teatro di feroci scontri, attentati e continue forme di violenza e di instabilità che possono avere, e hanno avuto, riverberi in tutta l’area. In particolare il rapporto e l’influenza del vicino Iran, ha avuto negli ultimi anni un peso molto rilevante negli equilibri interni del paese.

Oggi, nonostante le tensioni che attraversano la regione e si ripercuotono sul paese, ma anche in conseguenza della pandemia globale del nuovo Conoravirus che ha investito i paesi dell’area, l’Iraq sta faticosamente cercando di avviare un nuovo corso politico. Eppure a causa della pandemia rischia serie conseguenze di tipo economico, sociale e politico in grado di minare il fragilissimo equilibrio politico-istituzionale nazionale. Il nuovo governo appena insediatosi guidato da Mustafa Al-Kadhimi, uomo accreditato come molto vicino all’Occidente che eredita una situazione molto difficile, dovrà fare i conti da subito non solo con i problemi tradizionali che affliggono la società irachena  e il paese e non solo con le minacce che minano la sua sicurezza e la sua stabilità politica, ma anche con l’epidemia e i suoi pericolosi effetti.

La pandemia può essere un problema drammatico, in tutti i paesi del Medio Oriente, non solo per i sistemi sanitari locali, già molto deboli, ma anche per le conseguenze di tipo socio-economico che possono determinare nel tempo, con un prolungarsi dell’epidemia nel tempo, ricadute gravissime per economie già di per se molto deboli. In particolare, se si considera il combinato disposto della crisi dei prezzi del petrolio e delle ricadute del Covid 19 a livello globale, con il crollo dei consumi e delle produzioni industriali e, in particolare, dei consumi di idrocarburi, paesi come l’Iraq possono subire danni molto pesanti alla propria economia nazionale, dove il petrolio rappresenta la prima fonte di reddito.

Il rapporto con i paesi occidentali e la NATO, anche nel quadro del tentativo di stabilizzare progressivamente il paese e di rafforzarne la sicurezza, resta quindi centrale per l’Iraq. Per questo, anche da parte Atlantica, le attenzioni verso “la terra tra i due fiumi” è molto elevata. Pochi giorni fa, proprio nel quadro dei rapporti di collaborazione e di cooperazione tra NATO e Iraq, il Segretario generale Stoltenberg in un colloquio telefonico aveva colto occasione per complimentarsi con il nuovo Primo Ministro, dopo la conferma del suo incarico da parte del Parlamento, esprimendo anche la sua vicinanza e la disponibilità dell’Alleanza a proseguire nelle buone reciproche relazioni.

Stoltenberg ha anche espresso solidarietà al popolo iracheno alla luce della pandemia globale, sottolineando appunto la disponibilità della NATO a fornire assistenza, in base a un’eventuale richiesta delle autorità irachene, e ha voluto ringraziare il Primo ministro per il suo impegno nella lotta al terrorismo, garantendo il supporto da parte della NATO a proseguire i suoi sforzi per rafforzare le forze di sicurezza irachene e la reciproca cooperazione, anche nel settore della lotta al terrorismo. Del resto le buone relazioni tra NATO e Iraq possono contare anche sulla cooperazione sviluppata a partire dalla Missione di addestramento della NATO in Iraq (NTM-I) dal 2004 al 2011, durante la quale sono stati formati circa 15.000 ufficiali, e poi, dal 2011, quando la NATO ha deciso di concedere lo status di partner e nel settembre 2012 è stato firmato un programma di partenariato e cooperazione individuale concordato, che fornisce un quadro per il dialogo politico e la cooperazione su misura, fino alla recente missione.

Nei prossimi mesi, in particolare anche per gli sviluppi e le conseguenze che l’attuale crisi internazionale del nuovo Coronavirus potrebbe avere nella regione, l’Iraq resterà un partner strategico per i paesi occidentali, a cui anche l’Italia sta prestando supporto con una delle più importanti missioni internazionali delle nostre forze armate. Le numerose sfide che il paese oggi si trova davanti, e che potrebbero influire sul suo futuro, potrebbero essere complicate anche dalle ricadute della pandemia. Il nuovo Governo iracheno, certamente, si troverà nei prossimi mesi a dover affrontare molte di queste sfide complesse e il rapporto stretto con i paesi occidentali e la NATO potrà essere utile per cercare di garantire sicurezza e stabilità.

Fonte immagine sito Nato.int

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