1 settembre 1939: il giorno che cambiò il mondo

Ottanta anni fa il Terzo Reich nazista attaccava la Polonia dando inizio alla Seconda Guerra mondiale. Il mondo non sarebbe stato più lo stesso. Un breve commento

Sono trascorsi ottanta anni dalla mattina del 1 settembre 1939. Un giorno destinato a cambiare  il corso della storia in maniera irreversibile e drammatica.

Quando, quel giorno, le truppe tedesche iniziarono l’invasione della Polonia, è probabile che in pochi avessero considerato l’ipotesi che sarebbe seguita una nuova guerra di scala planetaria. Per quanto la rimilitarizzazione della Germania e la postura sempre più aggressiva di Hitler a livello internazionale avrebbero potuto fare capire molto prima che il rischio di uno scontro militare con gli Alleati stava crescendo nel tempo. E invece, da quell’evento, come non era stato per l’occupazione della Cecoslovacchia o dell’Austria pochi mesi prima, prese inizio la Seconda Guerra mondiale e in poco tempo iniziarono a formarsi due schieramenti ben distinti che poi, allargandosi di anno in anno, si sarebbero fronteggiati per 6 lunghi anni.

Al tempo il mondo era già molto diviso politicamente. Ai grandi paesi democratici come Regno Unito e Francia si contrapponevano paesi guidati da regimi totalitari e autoritari come l’Italia fascista di Mussolini, come la Germania, guidata dal regime nazista che immaginava la costruzione di un “Grande impero millenario” capace di dominare l’Europa e il mondo, e l’Unione Sovietica staliniana. Queste ultime due, pochi giorni prima del 1 settembre, avevano sottoscritto un patto di non aggressione (il patto Molotov-Ribbentrop) che avrebbe permesso a entrambi i paesi di evitare scontri diretti ( almeno fino al 1941) e a Stalin di acquisire una parte della Polonia, a seguito dell’attacco tedesco, e di muovere indisturbato verso i paesi baltici e la Finlandia.

I mesi che seguirono l’occupazione lampo della Polonia, nella quale i nazisti misero subito in campo il loro eccezionale potenziale bellico schiacciando in pochi giorni le deboli difese polacche e bombardando Varsavia in uno dei primi bombardamenti urbani su larga scala della storia, dopo un breve stallo, fu una serie impressionate di conquiste verso occidente fino al giugno del 1940 e l’occupazione della Francia. Per alcuni mesi le sorti della guerra sembrarono già segnate. E con esse quelle del mondo intero. Non lo si ricorda mai abbastanza: nell’estate del 1940 la Germania nazista dominava l’Europa continentale; l’Italia fascista era da poco scesa in guerra al suo fianco, senza determinare nessuna svolta significativa nella guerra, ma comunque assicurando uomini e territori strategici al servizio del Terzo Reich hitleriano. Alle due potenze nazifasciste, simbolo della violenza totalitaria, già unite, quattro anni prima, nel sostegno alle forze di Franco in Spagna, si era disposto anche il Giappone militarista, che con il suo ambizioso e un po’ spregiudicato disegno imperiale di dominio del Pacifico e dell’Asia.

Le potenze dell’Asse nel 1940, un anno circa dal 1 settembre, sembravano dominare la guerra. La Francia era stata di fatto sconfitta, e resisteva sopratutto nei territori delle sue colonie, la Gran Bretagna, guidata da Winston Churchill, resisteva da sola contro la furia nazista, che gli avrebbe scatenato contro una violentissima campagna aerea su Londra. Ma il Regno Unito, ultimo faro della democrazia in Europa, per quanto indebolito e isolato, resistette, a lungo, strenuamente, sotto la guida dell’uomo che possiamo davvero considerare, a molti anni di distanza da quei giorni, come il vero vincitore della guerra. In poco tempo le cose erano molto cambiate dal 1 settembre del 1939, quando proprio la Gran Bretagna aveva dichiarato guerra alla Germania con poca convinzione, senza avere l’idea che la guerra che sarebbe seguita sarebbe durata 6 anni. L’idea invece era più quella di cercare di riportare Hitler al tavolo delle trattative. Come era già stato in passato. Ma si trattava di una illusione che in pochi mesi, sotto il rullo compressore dei cingoli dei loro carri armati, i Tedeschi avrebbero spazzato via, occupando una per una le grandi città europee.

Gli Stati Uniti invece, nel 1939 guardavano divisi e isolati l’Europa che si preparava a una nuova carneficina. La memoria della Grande guerra, con le sue trincee e i suoi milioni di soldati massacrati lungo le linee del fronte, era ancora viva in tutti i protagonisti di quella nuova guerra che stava scoppiando. Come aveva frenato per anni inglesi e francesi di fronte all’aggressività tedesca, frenava adesso, a guerra scoppiata anche gli Americani. Gli Stati Uniti poi, usciti da poco dalla tragedia della Grande Depressione, erano divisi, al loro interno, e non mancavano movimenti di destra che simpatizzavano pubblicamente per i nazi-fascisti o altri che in nome dell’isolazionismo rivendicavano la neutralità americana di fronte alla nuova guerra. Lindbergh, il famoso aviatore, era uno dei più celebri rappresentanti di un movimento isolazionista, America First, che spingeva perché gli USA non si schierassero nella nuova guerra europea. Nessuno anche oltre oceano pensava che quanto stava accadendo, anche nei primi mesi del 1940, avrebbe portato agli sviluppi dei mesi e degli anni successivi. Per quanto potessero spaventare, Germania e Giappone, non erano sempre percepiti come una minaccia diretta. Almeno fino a quando le navi all’ancora a Pearl Harbor, nelle Hawaii, non furono attaccati dai caccia del Sol levante. Solo allora gli Stati Uniti scesero in guerra, rinunciando al loro isolamento, guidati da uno dei più grandi presidenti della loro storia, e di fatti, con la loro potenza demografica, economica, industriale  e militare, determinarono gli esiti successivi della guerra permettendo agli Alleati di vincere il conflitto.

Rispetto al 1914, la guerra, questa volta, fu davvero mondiale, nel senso che coinvolse direttamente o indirettamente tutti i continenti del mondo. È stata la più cruenta e violenta della storia umana, con quasi 60 milioni di morti di cui, per la prima volta, in parte maggioritaria civili e con una divisione ideologica e politica molto forte tra i due schieramenti in campo. Ha visto la piena evoluzione della guerra verso una evoluzione strategica e operativa in cui la meccanizzazione degli eserciti, con allarga diffusione di carri armati e mezzi motorizzati, e l’uso della grandi armi di distruzione di massa divennero decisivi. Rimane ancora oggi, per fortuna, l’unico conflitto in cui sono state impiegate armi atomiche. Ma vide anche l’affermazione definitiva del potere aereo, sia per l’impiego massiccio dei bombardamenti strategici contro città e obiettivi civili oltre che militari, sia per l’uso in appoggio ad operazioni terrestri o navali che per il trasporto e il lancio di truppe paracadutate. Ma durante la guerra furono anche commesse vergognose rappresaglie e persecuzioni di massa contro le popolazioni civili e abomini come lo sterminio nazista degli ebrei in Europa.

La Prima Guerra Mondiale aveva avuto effetti e conseguenze sul piano geopolitico e storico che ancora oggi vediamo. Ridefinì i confini europei cancellando imperi secolari, come quello zarista, ottomano o austriaco, in Medio Oriente, tutt’ora esistono gli assetti, in parte messi in discussione in anni recenti, decisi al termine della Grande Guerra. Molte delle decisioni avventate e sbagliate prese contro la Germania nel 1919 predisposero, insieme alla crisi del 1929, le condizioni per l’affermazione del nazismo. L’isolazionismo americano, una politica economica che negli anni Trenta fu orientata in molti grandi paesi al mercantilismo e al protezionismo, l’avanzare in Europa di forme autoritarie di governo e di nazionalismo, (ricordiamo i numerosi regimi fascisti o pseudo tali sorti in Italia, nella penisola iberica, e in europa orientale in quel periodo), la debolezza del multilateralismo e dell’internazionalismo rappresentato dal fallimento della Società delle nazioni e, infine, i desideri imperiali dei paesi come Italia, Germania e Giappone, gettarono le condizioni per lo scoppio del conflitto. Una volta scoppiato degenerò in poco tempo.

Terminata la guerra, una delle immagini che più rimane più celebre, raffigura i tre futuri vincitori Stalin, Roosevelt, Churchill riuniti per definire gli assetti del mondo futuro. Alla guerra succedette infatti un nuovo riassetto geopolitico del mondo e dell’Europa, che usciva di scena ufficialmente dal suo ruolo di guida globale, certificando l’ascesa definitiva degli USA come nuova superpotenza egemone del campo occidentale e del mondo. La Prima guerra mondiale aveva portato gli USA a svolgere un ruolo internazionale rilevante e a guidare il processo di pace di Parigi, la Seconda guerra certificò la loro primazia rispetto alle potenze del vecchio continente e del mondo, avendo sostituito la Gran Bretagna e sbaragliato le potenze emergenti tedesca e giapponese. Senza gli USA, probabilmente, la guerra avrebbe avuto un esito diverso, soprattutto in Europa.

Terminata la guerra si costituì un nuovo ordine internazionale di cui i due poli, al centro di due sistemi politici alternativi e contrapposti, diventarono Stati Uniti e URSS. I due grandi vincitori della guerra, che avevano diviso in aree di diversa influenza la stessa Germania. Nacque così il nuovo mondo e l’Europa fu attraversata da nord a sud dalla cortina di ferro evocata da Churchill.  Lo sarebbe rimasta per 40 anni esatti, fino al 1989. Ma in quel mondo diviso in due, durante la Guerra fredda, sarebbero nate la NATO e la CEE, poi UE, sarebbero sorte le Nazioni Unite, la Banca Mondiale, le grandi organizzazioni multilaterali internazionali. L’Europa, dopo la tragedia della guerra, avrebbe iniziato il suo periodo più lungo di stabilità e di pace, ancora oggi, per fortuna, in essere. Sotto l’ala protettiva degli Stati Uniti e della NATO.

Quel giorno di settembre del 1939 oggi ci sembra molto lontano. Le immagini che ritraggono i soldati tedeschi alzare le sbarre al confine con la Polonia, così distanti nel tempo, quasi strane. Oggi la società europea è molto restia alla guerra e al bellicismo, forse anche per la memoria sempre viva di quella guerra terribile che devastò città e campagne in tutto il continente. Eppure, occorre ricordare, che mentre nel nostro tempo si va affermando, per la prima volta, un ordine internazionale diverso da quello scaturito nel 1945, con nuove potenze emergenti che sfidano l’egemonia americana, in Europa sono tornati a soffiare venti preoccupanti di nazionalismo a tratti velato di revisionismo e anche di razzismo. Non sono allarmi causali, ce lo dicono per esempio i numeri crescenti relativi agli atti di antisemitismo registrati in numerosi paesi europei. Le politiche di chiusura professate da alcuni paesi, ai propri confini, sono la prova anche di questo nazionalismo di ritorno,  che sposa sempre di più, in molte parti del mondo, anche una certa simpatia verso forme di mercantilismo e di protezionismo economico.

L’ordine liberale occidentale è messo oggi a dura prova a livello politico ed economico. Non mancano, anche nei paesi occidentali, forme di simpatia verso regimi autoritari, revisionisti e illiberali. Insieme alle istituzioni democratiche, anche in paesi di lunga tradizione democratica, sono minacciate anche quelle multilaterali internazionali, come la UE o l’ONU. Guarda caso tutto questo si produce per effetto anche di una gravissima crisi economica, nel 2008. Corsi e ricorsi storici.

In Europa, dove la guerra combattuta dai nostri nonni sembra così lontana, i rischi per cui vecchie rivalità che si credevano scomparse possano riemergere e nuovi conflitti possano nascere, anche improvvisamente, per effetto di crisi  economica, risentimento e nazionalismo, non sono stati mai del tutto superati. E se le due sponde dell’Atlantico si allontanano questi rischi, come la storia insegna, possono solo aumentare. Il mondo oggi è molto cambiato dal 1939 e anche dal 1945, non vi sono in Europa regimi totalitari come negli anni trenta e la Guerra fredda è finita cin la sconfitta dell’Unione sovietica, ma la democrazia, che guida i governi del Nord America e dell’Unione europea, resta un bene fragile e prezioso che merita sempre di essere difeso e protetto. Soprattutto in tempi di crisi.

Ricordare come dal 1 settembre del 1939 in pochi mesi il mondo intero si ritrovò coinvolto in una guerra devastante e globale, può essere utile come esercizio di memoria storica e come monito, per i tempi futuri.

Enrico Casini è direttore di Europa Atlantica

Fonte immagine di copertina sito Wikipedia

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