Torna la paura per il terrorismo a Parigi

Un atto di terrorismo ha visto come protagonista un giovane ceceno, che ha ucciso un professore di storia a Parigi. Nel pieno della Pandemia di Covid 19 la Francia si sveglia di nuovo con la paura per “i terroristi della porta accanto

Nonostante la tragedia in corso della pandemia e l’emergenza che ha costretto la Francia ad adottare misure molto dure di contrasto alla diffusione del virus, la città di Parigi, fortemente colpita da questa seconda ondata pandemica, è stata nuovamente teatro di un altro atto violento di terrorismo, di possibile ispirazione jihadista. A pochi giorni dal ferimento di quattro persone, per mano di un giovane di origine pachistana, questa volta un giovane diciottenne, di origine cecena, ha ucciso e decapitato un professore di storia e geografia, reo di aver esposto durante una lezione scolastica le celebri vignette della rivista satirica Charlie Hebdo che erano state anche la causa il 7 gennaio 2015 dell’attentato contro la redazione del giornale. Un evento che, ricorderanno in molti, riportò drammaticamente il tema della minaccia terroristica islamista al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica europea.

Gli attacchi del Gennaio 2015 a Parigi, che costarono la vita a venti persone, in cui oltre alla redazione al giornale satirico fu coinvolto anche un negozio Kosher, sono cambiate molte cose e sono accaduti molti fatti nuovi, che hanno mutato il quadro generale di riferimento, a livello internazionale, ma non la natura profonda e la brutale violenza della minaccia terroristica per come si è evoluta negli ultimi anni.

La Francia è stata in questi anni forse il paese più colpito e più coinvolto dalla furia violenta dei terroristi jihadisti: ha pagato un prezzo molto alto per la violenza jihadista e ha visto alcuni degli attacchi più spettacolari e drammatici (si ricordi il Bataclan o la strage di Nizza) e un numero elevato anche di atti di singoli, ma è stato anche il paese  da cui negli scorsi anni sono partiti più jihadisti alla volta della Siria e dell’Iraq richiamati da Al Qaeda e dalle milizie dello Stato Islamico e dove da più tempo e con più diffusività, la nuova versione violenta del jihadismo 2.0 sembra essersi diffusa soprattutto in ambienti di periferia, nelle carceri, tra giovani di seconda o terza generazione o tra singoli autoradicalizzati. 

Tutto l’occidente in questi ultimi anni è stato colpito dalla ferocia Jihadista: alcuni paesi oltre alla Francia in particolare, dal Belgio al Regno Unito alla Germania agli Stati Uniti, ma resta il dato terribile di quanto l’Europa e la Francia, siano state violentemente colpite in questa ultima stagione di terrorismo jihadista soprattutto in concomitanza con l’esperimento statuale dell’autoproclamato Califfato. Tutto l’Occidente però così come i regimi moderati del Medio Oriente e del Nord Africa sono però il bersaglio dei jihadisti e della loro violenza. Nessuno è escluso e nessuno può sentirsi al sicuro da questa minaccia, anche i paesi meno colpiti. Dobbiamo essere pienamente consapevoli che tutti i paesi europei sono a rischio, soprattutto in questa ultima stagione della violenza jihadista alimentata molto attraverso i canali online.

Oggi se l’esperimento statuale jihadista dell’ISIS non esiste più, sul piano territoriale è stato sconfitto anche se rimangono sacche di resistenza e di presenza jiadista in alcuni territori tra Siria e Iraq e si sospetta che molti miliziani islamisti attendano nascosti il momento di poter colpire, la minaccia di Al Qaeda, come di ciò che resta virtualmente del Califfato è sempre forte e a questa si aggiunge la minaccia dei fanatici e dei violenti cresciuti in questi anni nel mito del “Califfato” oppure sensibili alle sirene del jihadismo e pronti a colpire, anche singolarmente. Infatti resiste la retorica violenta jihadista, soprattutto in rete, resiste nascosta alla luce del sole e alla ribalta dei media, che sembrano essersi dimenticati di questa minaccia subdola  e pericolosa, e continua a seminare veleno e fare proseliti, soprattutto attraverso il web. Resiste l’ideologia e si potrebbe diffondere, anche in tempi di pandemia, forse soprattutto in questa fase complicata della nostra storia, anche sfruttando rabbia, frustrazione, alienazione, risentimento che con la Pandemia certamente non sono diminuiti, oppure attecchendo in condizioni socio-culturali predisposte alla violenza e al fanatismo.

La casistica possibile, come ci ha insegnato l’esperienza di questi anni, è molto varia e spesso siamo stati davanti, soprattutto nei casi di attacchi di singoli, a casi svincolati da precisi piani o strategie partorite da organizzazioni strutturate, ma anche ad azioni autoindotte nel chiuso di una stanza o nate all’interno di circoli ristretti, di piccoli gruppi, magari non di cellule organizzate, a volte anche prive di legami strutturati con le organizzazioni. Eppure è proprio questa particolarità, questa proliferazione e individualizzazione incontrollata della minaccia, soprattutto attraverso le azioni di singoli fanatici, a volte indotte anche dall’emulazione e non sempre da ordini precisi, con cui dobbiamo fare i conti e di cui dobbiamo tenere conto, oltre ovviamente al rischio di attacchi condotti dalle organizzazioni clandestine. Si tratta di una necessità essenziale per la nostra sicurezza, anche in questi giorni in cui ci troviamo a dover combattere contro la seconda ondata del Covid, in cui contagi e malati stanno aumentando in tutta Europa.

In Francia, dopo gli eventi di settembre, l’”incubo terrorismo” potrebbe tornare. Anche se molti elementi di questo ultimo evento devono essere verificati, questa volta si è palesato in maniera violentissima, con una decapitazione e la morte successiva del suo autore durante lo scontro con la polizia. Sono seguiti nelle ultime ore degli arresti e si sta indagando per approfondire eventuali legami dell’autore, che non sarebbe stato seguito come soggetto a rischio radicalizzazione.

Fatti terribili che sembrano riportare le lancette indietro di qualche tempo, non molto a dire la verità, e che invece ci confermano quanto purtroppo la minaccia del fanatismo jihadista e della radicalizzazione violenta, soprattutto di giovani soggetti, sia purtroppo attualissima. Nonostante la pandemia, in piena emergenza sanitaria, si ripresenta in tema del terrorismo jihadista. E non possiamo sottovalutarlo, perché proprio in un contesto difficile  di grande tensione e di paura come quello che oggi tutta l’Europa si trova a vivere, può diventare un problema serio, in grado di produrre nuove tensioni e nuove forme di rabbia e terrore.

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