Dai palloni aerostatici ai droni. Breve storia dei primi esempi di guerra aerea e minaccia asimmetrica

Dai palloni aerostatici ai droni. Breve storia dei primi esempi di guerra aerea e minaccia asimmetrica

Dalle invenzioni del XIX secolo ai droni moderni: cosa c’è di comune tra l’impiego dei primi palloni aerostatici per fini bellici e l’uso dei droni con finalità militari? Marco Tesei ci racconta una breve storia dei primi esempi di minaccia asimmetrica e guerra aerea, frutto dell’ingegno di alcuni inventori ottocenteschi.

Il XIX secolo è un periodo storico particolare segnato da grandi trasformazioni sociali, politiche, culturali ed economiche. E’ il secolo che rappresenta l’inizio dell’età contemporanea e la seconda rivoluzione industriale, ma anche il canto del cigno per quella categoria di esseri umani comunemente definiti “inventori” o “scienziati” a tutto tondo, senza doverne specificare la disciplina di studio o la specializzazione.

Elon Musk, famoso inventore dei giorni nostri capace di intuizioni rivoluzionarie come Paypal, Tesla Motors o SpaceX, deve parte della sua fama proprio a quell’eclettismo che un secolo prima era necessità oltre che virtù.

Il XIX secolo è il secolo di Carl Friedrich Gauss, probabilmente l’ultimo degli “scienziati” – egli era infatti contemporaneamente matematico, astronomo e fisico – e sicuramente tra le menti più brillanti di ogni epoca. Uno che nel tempo libero amava calcolare numeri primi, necessariamente a mano, appuntandoli in taccuini rigorosamente tutti uguali. Un genio assoluto che da un lato disdegnava misteri secolari come il teorema di Fermat – una sfida paragonabile alla “conquista della Luna” ed effettivamente superata solo nel 1993 da Sir Andrew Wiles – e nel mentre rivoluzionava l’astronomia, l’ottica, il magnetismo, l’analisi matematica ed altre.

Il XIX secolo è anche il secolo di un austriaco meno noto, all’anagrafe Franz Von Uchatius, che nel 1845 appena trentaquattrenne comincia ad interessarsi a due marchingegni all’epoca considerati poco più che giocattoli per famiglie benestanti: lo stroboscopio di Von Stampfer (austriaco anche lui) e il fenachitoscopio di Plateau (belga). Ci torneremo dopo.

E’ il 2 Luglio 1849 quando il Maresciallo Radetzky, deciso a stroncare la resistenza della Serenissima Repubblica di Venezia, decide di affidarsi a un giovane colonnello d’artiglieria e alla sua spregiudicata intuizione. Il colonnello Franz – per tutti Benno – Von Uchatius da alcune settimane lavorava su un progetto che, almeno sulla carta, era senza sbavature: equipaggiare un certo numero di palloni aerostatici con cariche di esplosive che, attraverso opportuni automatismi, dopo un certo tempo si sarebbero sganciate per colpire la città. Il primo bombardamento aereo della storia, per di più con velivoli unmanned. L’unica variabile non controllabile nel progetto di Uchatius è il vento, che il giorno del bombardamento decide di parteggiare per la Serenissima ricacciando i duecento palloni verso il mare.

L’azione dimostrativa fallisce ma non per questo viene sottovalutata dagli assediati: il primo ad accorgersi della nuova minaccia è un ufficiale della Repubblica, il maggiore friulano Giuseppe Andervolti, che temendo nuove azioni similari decide di equipaggiare dei Congreve – una specie di razzo di progettazione inglese già usato per bombardare Copenhagen nel 1811 – con soluzioni appositamente pensate per neutralizzare i palloni di Uchatius. Nasce la contraerea.

Non ci sarà bisogno di utilizzare i Congreve riadattati: il 25 Luglio Uchatius riprova a bombardare Venezia, il vento che si schiera nuovamente con gli assediati, Radetzky perde la pazienza e torna a metodi di assedio più convenzionali. A forza di cannoneggiamenti dal mare il 27 Agosto gli austriaci entrano a Venezia.

Questa lunga e romanzata introduzione per segnalare che le basi su cui si fondava l’idea di Uchatius, così come l’origine delle preoccupazioni di Andervolti, siano argomenti giunti praticamente inalterati fino ai giorni nostri. Il mezzo aereo senza pilota è, allora come adesso, una minaccia asimmetrica. Come tale, al pari delle attività terroristiche che sono massimo esempio di asimmetria, non esiste in nessun caso un sistema di contromisure di facile attuazione.

Questa asimmetria può essere condensata in tre principali argomenti.

Il drone moderno, così come un aerostato del XIX secolo, è una minaccia strategicamente asimmetrica perché garantisce la massima efficienza operativa avendo generalmente meno vincoli della contromisura predisposta per la difesa. Il principale problema di Radetzky era che pur utilizzando i cannoni con la loro massima gittata, questi permettevano di colpire soltanto i quartieri periferici di Venezia. La città era inoltre comunque adeguatamente protetta dalla cinta muraria che impediva eventuali incursioni terrestri o navali. La naturale capacità degli aerostati di scavalcare agilmente la cinta muraria per colpire le aree nevralgiche della città con la stessa facilità con cui si poteva colpire la periferia era un chiaro vantaggio strategico. Uchatius lo sapeva e Radetzky lo intuì, dando il suo benestare all’iniziativa del suo ufficiale.

Il drone moderno, come un aerostato del XIX secolo, è anche una minaccia tecnologicamente asimmetrica. Tale asimmetria non si basa, come si potrebbe pensare, su un presunto livello tecnologico superiore del drone rispetto alle contromisure: è invece vero l’esatto opposto. Tale assunto è comune per tutte le minacce tecnologicamente asimmetriche e ben noto agli addetti ai lavori: è più semplice produrre esplosivi IED che dispositivi per il rilevamento dell’esplosivo stesso. Per autoprodurre un drone oggi basta una carta di credito con cui acquistare le parti meccaniche ed elettroniche prese singolarmente e una guida di assemblaggio facilmente reperibile gratuitamente in rete. Stessa cosa non si può dire dei sistemi anti-drone che, nonostante la crescente richiesta, si assestano ancora o su livelli sperimentali oppure ad esclusivo uso militare e solo per determinati scenari semplificati.

Tornando al XIX secolo è ragionevole pensare che Andervolti, artigliere esperto, fosse consapevole delle enormi difficoltà derivanti dall’utilizzo della sua contromisura (i Congreve) del 1811 per contrastare un sistema d’arma tecnologicamente più semplice e con basi di progettazione già consolidate nel 1783 (esperienza dei Mongolfier) e dinamiche note da secoli.

La terza asimmetria è diretta conseguenza delle prime due: oggi impiegare per attività malevole un drone regolarmente acquistato nel mercato consumer o auto-prodotto comporta un costo inferiore ai mille euro laddove una qualsiasi contromisura, dal drone da intercettazione, al cannone elettromagnetico, all’aquila addestrata – si, vengono utilizzate anche le aquile – comporta costi di almeno un ordine di grandezza superiore. Il tutto senza considerare la variabile “spaziale” oggi ben nota anche al Security Manager dell’aeroporto di Gatwick: se basta un singolo drone per aggredire una certa area, è improbabile che basti una singola contromisura per proteggere la stessa area.

Continuando con i parallelismi storici, si consideri che uno degli approcci più “classici” nello sviluppo di contromisure si basa sull’impiego della stessa tecnologia del sistema d’arma da neutralizzare. Così come sono stati sviluppati velivoli da intercettazione, o missili anti-missile, allo stesso modo oggi vengono studiati i droni anti-drone. L’approccio al tema della contromisura a quanto pare non dipende dal tempo o dal livello tecnologico ma è tipico della creatività umana: ancora un italiano, l’eccentrico ingegnere milanese di origini venete ed in esilio a Londra (pare fosse massone) Federico Piatti, venuto a sapere degli aerostati di Uchatius, progettò un aerostato da intercettazione.

In sostanza mentre oggi ci troviamo a prendere consapevolezza delle potenzialità dei droni e dei rischi ad essi correlati, nella seconda metà del XIX secolo il mondo cominciava ad intravedere le potenzialità e i rischi della guerra aerea.

Intanto Benno Uchatius, ormai quarantenne in congedo, decide di rivoluzionare il mondo una seconda volta. Ricordate lo stroboscopio e il fenachitoscopio? Uchatius partendo da questi inventò il primo proiettore della storia. Benno Uchatius è contemporaneamente sia l’ispiratore della guerra aerea condotta con mezzi unmanned che il padre della cinematografia. Che meraviglia gli inventori del XIX secolo.

Marco Tesei ha conseguito la laurea in ingegneria aeronautica nel 2013 presso l’Università di Roma Tre. Le sue aree di ricerca sono le nuove tecnologie per la security, i droni e i sistemi di supporto decisionale basati sull’intelligenza artificiale. Vive a Roma.

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