Al via i negoziati di pace per l’Afghanistan

Sono iniziati il 12 settembre a Doha, in Qatar, gli storici negoziati di pace per l’Afghanistan tra Talebani e governo di Kabul. L’intervento del Segretario generale della NATO Stoltenberg e le speranze della comunità internazionale

Il 12 settembre sono iniziati i negoziati di pace tra Talebani e governo di Kabul, a Doha, in Qatar. Un evento che il Segretario di Stato americano Mike Pompeo, presente all’insediamento dei lavori, ha definito “storico”, avendo l’obiettivo di mettere fine a 19 anni di guerra. In realtà l’Afghanistan è un paese sconvolto dalla guerra da oltre 40 anni di guerra, se si considerano l’invasione sovietica e poi la guerra civile successiva alla liberazione del paese e al ritiro russo.

Il ministro degli Esteri del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani insieme al segretario di Stato Usa Pompeo e all’inviato speciale di Washington per l’Afghanistan Zalmay Khalilzad, hanno presenziato l’avvio dei lavori dei colloqui, alla presenza di rappresentati sia del Govenro di Kabul che del Movimento dei Talebani. L’occasione per raggiungere la fine delle violenze, pur tra numerose incognite, è adesso un obiettivo concreto cui la comunità internazionale guarda con grande interesse e attenzione, nella speranza che davvero, il travagliato paese dell’Asia Centrale, possa trovare una pacificazione reale e la cessazione delle violenze.

Dopo 19 anni dall’inizio dell’occupazione americana a seguito degli attacchi dell’11 settembre 2001, quando proprio l’Afghanistan dei Talebani era diventata la base logistica per l’organizzazione terroristica Al Qaeda che aveva progettato e realizzato gli attacchi in America, anche la NATO, direttamente imepgnata da molti anni sul campo con la propria missione, segue con interesse l’evolvere della situazione afghana e gli esiti dei colloqui appena cominciati.

Infatti il Segretario generale della NATO Jens Stoltenberg è intervenuto tramite collegamento video alla cerimonia di apertura dei negoziati per ribadire come, proprio con l’inizio dei colloqui, si stia entrando in una nuova fase del processo di pace e per confermare che oltre agli Afghani, anche la comunità internazionale, che in questi anni ha sostenuto il processo di stabilizzazione dell’Afghanistan, desidera la pace. In questo è importante sottolineare, a livello internazionale, quanto anche l’Alleanza Atlantica, in campo da molti anni in Afghanistan, abbia condotto sforzi ingenti e significativi per sostenere il processo di pace nel paese  e la sua stabilizzazione.

Stoltenberg ha proprio sottolineato quanto Alleati e partners della NATO abbiano condotto in 19 anni importanti sforzi e sacrifici che hanno permesso il raggiungimento di risultati importanti, nel paese, e senza i quali sarebbe stato difficile avviare un reale processo di pace. La NATO ha fatto molto in questo periodo e oggi, gli Alleati, si aspettano che dai colloqui possa uscire in maniera costruttiva un accordo in grado di non retrocedere rispetto agli importanti risultati conseguiti, per esempio sul piano dei diritti delle donne e della tutela dei minorie delle minoranze. La NATO continuerà certamente a condure il proprio impegno per la pacificazione dell’Afghanistan, al fianco della sue forze di sicurezza e della popolazione.

L’impegno NATO in Afghanistan nel corso degli ultimi anni è cambiato e si è evoluto. Infatti il 31 dicembre 2014 la missione ISAF è terminata lasciando spazio alla nuova missione “Resolute Support” (RS), incentrata sull’addestramento, consulenza ed assistenza in favore delle Forze Armate e delle Istituzioni afgane. Si è trattato di un passaggio importante ad un tipo diverso di missione, “No Combat”, incentrata appunto sull’ausilio, il supporto, l’addestramento delle forze di sicurezza afghane e la costante collaborazione con le istituzioni statuali nazionali del paese al fine di consolidare il processo di stabilizzazione e di affermazione dello stato di diritto.

L’Italia, come è noto, ha svolto e continua tutt’ora a svolgere un ruolo di primo piano nel quadro della missione NATO. L’impegno italiano prevede un impiego di 800 militari, 145 mezzi terrestri e 8 mezzi aerei, suddivisi tra personale con sede a Kabul e contingente dislocato ad Herat presso il TAAC-W, dove continua il proprio lavoro di addestramento, assistenza e consulenza a favore delle Istituzioni e delle Forze di Sicurezza locali concentrate nella Regione Ovest. Una regione particolarmente rilevante, sul piano strategico e per la sicurezza del paese.

L’avvio di questi negoziati, cui tutta la comunità internaizonale guarda con attenzione, è un segnale importante, nella speranza che possano dare esiti positivi a favorire la fine delle violenze e l’inizio di un concreto processo di pacificazione in un paese martoriato dalla guerra da troppo tempo.

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