Perché i temi ambientali sono importanti per il futuro della NATO

Di cosa si è parlato a Bruxelles nel seminario promosso dalle rappresentanze di Italia e Regno Unito alla NATO intitolato “NATO and Nature: a changing climate. Why the environment matters to security and what to do about it” dedicato all’impatto delle tematiche ambientali sulla sicurezza dell’Alleanza.

Perchè i temi ambientali, come il cambiamento climatico, sono rilevanti per il futuro della NATO? Quanto possono incidere sulla sicurezza internazionale e sulla stabilità dei paesi membri dell’Alleanza?

Del binomio ambiente-sicurezza si è parlato presso la sede della NATO a Bruxelles, in un importante seminario intitolato “NATO and Nature: a changing climate”, un evento di altissimo livello, promosso dalle delegazioni di Italia e Regno Unito presso l’Alleanza Atlantica nel quadro della partnership tra i due Paesi per la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26).

Queste tematiche di grande rilievo sono entrate di recente all’ordine del giorno nel dibattito interno dell’Alleanza, e hanno assunto sempre di più una centralità che questo evento ha colto in pieno. Se già il Concetto Strategico approvato a Lisbona nel 2010, infatti, li menzionava tra i fattori che “definiranno il futuro ambiente di sicurezza in aree di interesse per la NATO e avranno il potenziale di incidere significativamente sulla capacità della NATO di pianificare e operare”, è altrettanto evidente che l’evoluzione recente del fenomeno dei cambiamenti climatici ha contribuito in modo significativo a mutare la percezione collettiva di questi temi, con ripercussioni in ogni settore incluso quello della sicurezza.

Le minacce all’ambiente, come il cambiamento climatico, hanno un impatto sulla sicurezza e la stabilità degli stati, e rientrano tra le minacce “ibride” tipiche di questa epoca, che stanno contribuendo a modificare gli scenari della sicurezza internazionale, di cui la NATO deve tenere conto. Scenari sempre più globali e sempre più complessi, che impongono all’Alleanza un continuo aggiornamento delle sue capacità.

Per queste ragioni il seminario promosso a Bruxelles è stato un evento di grande rilievo, che ha affrontato tematiche centrali per il futuro della sicurezza collettiva e che ha visto la presenza, tra gli altri, del Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg, il quale a margine ha commentato come “NATO’s core task is to preserve peace. Climate change is fuelling instability and conflict. So to fulfil our core responsibility, NATO must play its part.” 

Oltre al Segretario Generale sono stati presenti il Vice Primo Ministro e Ministro della Difesa del Granducato di Lussemburgo Francois Braush, il Vice Segretario Generale del SEAE con delega per le questioni economiche e globali, Stefano Sannino e il Commissario dell’Unione Africana per l’economia rurale e l’agricoltura, Josefa Sacko. Il seminario, svoltosi in modalità “ibrida” sia dal vivo che con collegamenti via web, ha coinvolto anche numerosi esperti di sicurezza e tematiche ambientali, rappresentanti dei principali think tanks internazionali. Dopo la relazione di Tom Middendorp, Presidente del Consiglio Militare internazionale su clima e sicurezza, il seminario si è sviluppato con due sessioni di lavoro dedicate alla duplice prospettiva con cui il tema è stato affrontato. Infatti questo evento ha offerto una prospettiva ampia di riflessione e di analisi su questi temi, al fine di approfondire proprio il rapporto sempre più stretto tra ambiente e sicurezza.

L’Ambasciatore italiano Francesco M. Talò, rappresentante permanente dell’Italia alla NATO, ha così commentato: “I cambiamenti climatici hanno importanti ricadute securitarie. Sono un moltiplicatore di alcune sfide. Da una parte c’é l’impatto dei cambiamenti climatici sulla nostra sicurezza. Dall’altro quello dei nostri dispositivi di sicurezza sull’ambiente. In un’alleanza di democrazie occorre aver sempre ben presente il sentire delle nostre opinioni pubbliche. Oggi é piú facile vedere la gente scendere in piazza per l’ambiente piuttosto che per altre ragioni. La verità é che ambiente e pace vanno di pari passo. In aree devastate dalla guerra la natura é distrutta cosí come in regioni nelle quali l’ambiente é devastato da fenomeni quali la desertificazione si possono innescare migrazioni di massa che generano profonde forme di instabilità

Il seminario ha offerto spunti di riflessioni interessanti su molti temi di grande attualità (anche in considerazione della recente esperienza dalla pandemia da Covid-19), come quello della resilienza delle nostre società, in particolare per quanto riguarda i nostri sistemi di sicurezza e i nostri sistemi produttivi, che in occasione di calamità o eventi imprevisti di grande impatto devono essere in condizione di poter continuare a funzionare. Ma ha permesso soprattutto di affrontare temi come quello dell’impatto delle attività militari sull’ambiente, a partire dall’esperienza delle Forze Armate italiane che da tempo hanno avviato progetti tecnologicamente innovativi su questo settore, permettendo di acquisire un’esperienza e un approccio che l’Italia ha ritenuto importante condividere con i partner dell’Alleanza.

Importante inoltre, nell’ottica della centralità che questi temi stanno assumendo anche per la dimensione della sicurezza, il fatto che si sia riflettuto, nel corso dell’evento, di aree geografiche particolarmente esposte ai rischi legati ai cambiamenti climatici o ai rischi ambientali, come la regione Artica o quella del Mediterraneo e del continente africano, aree di rilievo strategico per l’Italia e che segnano il confine nord e sud dell’Alleanza. Ma decisivo, proprio per fare fronte alle nuove sfide derivanti da queste tematiche, sarà rafforzare ulteriormente la collaborazione internazionale della NATO con le altre organizzazioni internazionali, come l’ONU e l’Unione Europea (interlocutori tradizionali per l’Alleanza, soprattutto il secondo) ma anche l’Unione Africana – rappresentata a livello politico in occasione del seminario e di rilevanza crescente per la NATO, che con essa intrattiene regolari rapporti anche attraverso lo Hub Regionale per il Sud costituito presso il Comando Congiunto Alleato di Napoli. Proprio a questo fine, significativo che questo evento fosse inserito nel contesto del COP26, e abbia permesso di affrontare temi, tradizionalmente tipici di un contesto onusiano, all’interno della NATO e con un punto di vista sempre più globale. A questo proposito, in relazione all’importanza di questi temi per il futuro della NATO, l’Ambasciatore Talò, conversando con noi al termine dell’evento, ha aggiunto una riflessione proprio sul ruolo sempre più “globale” della NATO dei prossimi anni. “Affrontare questi temi permette alla NATO di assumere sempre di più una visione globale. La NATO, anche con l’iniziativa di diplomazia pubblica promossa dal Segretario Generale Stoltenberg denominata NATO2030, vuole sempre di più guardare a una prospettiva di medio e lungo periodo, affrontando questioni di portata sempre più ampia; a questo proposito condurre una riflessione sull’importanza del binomio ambiente-sicurezza ci permette di guardare avanti con uno sguardo lungo, su questioni che saranno sempre più importanti per il nostro futuro.”

Infatti, i Paesi dell’Alleanza Atlantica da tempo sono impegnati in una riflessione sull’adattamento e la modernizzazione della NATO per far fronte alle nuove sfide alla sicurezza. Sfide impegnative, come aggiunto dall’Ambasciatore, su cui è fondamentale il ruolo e la visione globale della NATO e la sua capacità di sviluppare collaborazioni con altre organizzazioni regionali o internazionali. “In futuro su questi temi sarà sempre più importante rafforzare il rapporto di collaborazione con l’Unione Europea, ma anche con l’Unione Africana, visto l’impatto che proprio in Africa ha un fenomeno come il cambiamento climatico”, ha aggiunto l’Ambasciatore ”Per questo è stato significativo che al seminario abbiano partecipato anche dei rappresennati dell’Unione Africana”.

Come anche l’attuale emergenza sanitaria globale della pandemia da Covid-19 ci ha dimostrato, in futuro, la NATO, insieme alle altre organizzazioni internazionali come l’Unione Europea, potrebbe sempre di più essere coinvolta nel fronteggiare crisi ed emergenze sempre più “ibride”, con un impatto sempre più critico sulle nostre società. È evidente che anche i temi di natura ambientale, come per esempio l’impatto del cambiamento climatico sulla stabilità degli stati, in particolare in alcune regioni del mondo, possono avere rilevanza sul piano strategico e geopolitico, incidendo significativamente sulla sicurezza comune.

Questi temi dovranno necessariamente continuare a stare al centro del confronto sull’evoluzione della NATO, non solo a livello teorico, ma anche per quanto riguarda le risposte e gli strumenti che l’Alleanza riuscirà a mettere in campo, per garantire la sicurezza delle popolazioni e dei paesi membri.

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