NATO: di cosa si è discusso nella riunione dei ministri della Difesa

Si è svolta la riunione dei Ministri della Difesa della NATO. I punti principali in discussione, la presenza del nuovo Segretario alla Difesa americano, la posizione e il ruolo dell’Italia. Breve report

Mercoledì 17 e giovedì 18 febbraio si è tenuta la riunione dei ministri della Difesa della NATO. La prima dall’insediamento della nuova amministrazione Biden, cui ha preso parte il nuovo Segretario alla Difesa Lloyd Austin.  Una riunione importante, in questo inizio di 2021, che si prospetta un anno di grande rilievo per la NATO in cui dovranno essere prese alcune decisioni significative e in cui l’Alleanza è attesa da diversi passaggi rilevanti. Un anno decisivo però anche alla luce della sfida continua con il COVID, che nello scorso anno ha duramente impegnato l’Alleanza in uno sforzo costante di sostegno ai propri paesi membri e partner e nel coordinamento degli aiuti, e che anche nei prossimi mesi continuerà a tenere impegnate sia le strutture alleate preposte all’emergenza che le forze armate dei paesi membri.

La riunione, giunta pochi mesi dopo l’appuntamento con cui si era chiuso il 2020 a dicembre, è stata dunque il primo incontro ufficiale per i ministri della Difesa dei paesi atlantici a cui ha potuto partecipare il rappresentante della nuova amministrazione guidata dal Presidente Joe Biden. Un passaggio non rituale e anzi, molto atteso, soprattutto tra gli alleati europei, vista la speranza che questa nuova amministrazione statunitense possa favorire un reale rilancio delle relazioni transatlantiche e investire concretamente nel multilateralismo e in un proficuo rapporto di collaborazione costante tra gli alleati. La NATO, da questo punto di vista, quale consenso strategico che vede la presenza non solo dei maggiori paesi dell’UE, ma anche di Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna, Norvegia, numerosi paesi balcanici, Turchia, può essere un luogo perfetto per il rilancio di questa nuova stagione di multilateralismo euro-atlantico. E le parole spese durante il suo intervento al Dipartimento di Stato dal nuovo Presidente, in materia di diplomazia, ruolo degli USA nel mondo, rapporti con gli alleati, possono da questo punto di vista rappresentare l’inizio di una fase nuova.

Il programma delle due giornate, svolte in video conferenza, ha visto numerosi temi all’ordine del giorno, come spesso in queste occasioni, con un confronto dedicato a tutte le principali questioni di natura strategica e politica che riguardano l’Alleanza. Infatti, nel corso della prima giornata, le sessioni si sono concentrate intorno alla  condivisione di osservazioni sul documento di riflessione strategica “NATO 2030”, nel quadro dell’iniziativa avviata già un anno fa dal Segretario Generale e che dovrebbe condurre fino al prossimo vertice, e poi a temi come deterrenza, resilienza e innovazione, centrali per la NATO del futuro, anche alla luce delle esperienze maturate negli ultimi mesi nella lotta contro il COVID o nel confronto strategico globale con le altre potenze emergenti o per fare fronte alle nuove minacce asimmetriche e ai cambiamenti prodotti dalle tecnologie dirompenti. Al centro del dibattito anche il tema del Fianco Sud dell’Alleanza e la cooperazione fra NATO e UE. In particolare, su questo punto, si è svolta una sessione che ha visto la partecipazione dell’Alto Rappresentante UE Josep Borrell e dei Ministri della Difesa Finlandese e Svedese.

Importante anche il confronto, nella seconda giornata di lavori, dedicato soprattutto alle missioni NATO in Afghanistan e Iraq. Nel merito della prima la discussione non ha portato ancora ad una decisione definitiva sulle sue prospettive, rimanendo la NATO ancora fortemente impegnata nel lavoro di assistenza, consulenza e addestramento sul campo afghano, in questo momento particolare per la storia del paese centro-asiatico, ma dall’altro lato invece è stato deciso un importante aggiornamento per quanto riguarda la missione in Iraq, paese anch’esso fondamentale, nel cuore del Medio Oriente, in cui nel corso degli ultimi mesi sono riemerse tensioni pericolose e soprattutto l’organizzazione terroristica dell’ISIS è tornata a colpire. La missione in Iraq sarà infatti potenziata, visto che anche dopo il recente attacco a Erbil si conferma la difficoltà delle condizioni di sicurezza sul campo. La NATO aumenterà la sua presenza nel paese passando da 500 a 4000 unità sul campo, con funzioni di assistenza e addestramento. Un segnale importante, in un paese che vede tra l’altro già una rilevante presenza italiana.

Il Segretario Generale Jens Stoltenberg, in particolare nei diversi punti stampa tenuti nel corso di queste giornate, precedenti e successive alle riunioni ministeriali, ha affrontato volta per volta i principali argomenti discussi, dal tema delle missioni internazionali al tema dei rapporti tra gli alleati, alle questioni attinenti al ruolo della NATO, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza collettiva. In merito a quanto discusso tra gli alleati, ha dedicato parole molto precise anche al tema della condivisione degli oneri di spesa nella NATO, tema caro a tutte le amministrazioni americane fin dai tempi di Obama. L’obiettivo del raggiungimento del 2% del Pil per le spese per la difesa è un impegno molto caro agli USA, necessario per una più equa condivisione degli oneri nell’Alleanza, ma che tutti gli Alleati si sono impegnati a raggiungere nel tempo. Si tratta di uno sforzo utile, che, a detta del Segretario Generale, gli europei hanno la convenienza a perseguire, perchè “è nell’interesse della nostra sicurezza investire di più nella difesa”.

Per quanto riguarda l’Italia, il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini, recentemente riconfermato nel suo incarico nel nuovo esecutivo guidato da Mario Draghi, ha preso parte agli incontri della riunione portando la posizione italiana sui principali argomenti trattati.

In merito alla discussione svolta nel primo giorno del meeting, il ministro Guerini ha avuto modo di ribadire la centralità del rapporto transatlantico per l’Italia, posizione espressa con nettezza e forza davanti al Senato anche dal Presidente del Consiglio Mario Draghi, ma anche l’importanza per l’Italia di questioni come il Fianco Sud, la cooperazione tra NATO e UE, la riflessione strategica intorno al futuro dell’Alleanza. Del resto NATO e UE, come affermato dal Ministro, sono i “pilastri della nostra sicurezza” e l’Italia lavora attivamente per il rafforzamento della dimensione della Difesa europea in modo complementare all’Alleanza. Nel corso della riunione Guerini ha ribadito la necessità dell’Alleanza di rafforzare l’attenzione verso il Mediterraneo e il Fianco sud, considerato che anche il report di esperti NATO2030 ne ha confermato l’importanza strategica.

L’Italia è uno dei paesi più coinvolti nelle attività dell’Alleanza in particolare nelle missioni internazionali, basti vedere il ruolo rivestito in Kosovo, Afghanistan e Iraq, ma anche la partecipazione alle attività nei paesi baltici o in Islanda. Proprio in merito delle missioni internazionali, di cui si è discusso nel secondo giorno di ministeriale, Guerini, dopo aver ricordato l’attacco di Erbil, ha ribadito il sostegno dell’Italia al rafforzamento della missione in Iraq,  con lo scopo di estendere le attività di addestramento, consulenza e esercitazione, coerentemente con le condizioni di sicurezza, considerata anche l’importanza della presenza NATO in un paese strategico per gli equilibri della regione. Nella discussione in merito alle altre missioni, Guerini ha richiamato l’attenzione degli alleati anche in merito alla missione in Kosovo, dove è indispensabile mantenere alta la guardia, considerata l’importanza della Missione per gli equilibri nei Balcani occidentali.

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