Ministeriale Esteri della NATO: un’Alleanza per il presente e il futuro

Il 23 e 24 marzo si è tenuta la ministeriale Esteri della NATO, il primo incontro in presenza dopo un anno. La riunione ha visto la partecipazione, tra gli altri, del Segretario di Stato americano Antony Blinken che ha riaffermato, per la prima volta al Quartier Generale dell’Alleanza, il massimo impegno degli Stati Uniti nei confronti della NATO, alleanza cruciale per contrastare le sfide dell’oggi e del domani. Durante la prima giornata, un po’ in linea con quanto avvenuto nella ministeriale Difesa dello scorso febbraio, si è discusso della riflessione NATO 2030 e le nuove sfide che la NATO deve affrontare, di difesa e deterrenza, e della situazione nella regione del MENA, con particolare attenzione alle missioni in Afghanistan – per il quale gli alleati ancora non sono arrivati ad una decisione comune – e in Iraq. La Russia invece è stata la protagonista indiscussa della seconda giornata, alla quale hanno partecipato anche i ministri degli Esteri di Finlandia e Svezia e l’Alto Rappresentante dell’UE Josep Borrell. Questi due giorni di incontri sono stati importanti anche per preparare il terreno per il prossimo Summit di Bruxelles che, al momento, ancora non ha una data ufficiale.

“La NATO continuerà ad adattarsi”, questo uno degli elementi fondamentali sottolineati nella dichiarazione finale dei ministri degli Esteri alleati nonché pietra angolare della riflessione NATO 2030 lanciata lo scorso giugno dal Segretario Generale Jens Stoltenberg. Proprio la capacità di adattamento è una delle caratteristiche cruciali che ha reso la NATO – “l’alleanza più forte della storia” – in grado di superare il collasso dell’Unione Sovietica, gli attentati dell’11 settembre e l’invasione russa in Crimea. In questo senso, tale peculiarità sarà sempre più importante per affrontare le numerose sfide dell’oggi e del domani, non solo quelle convenzionali – si pensi all’assertività della Russia e all’ascesa della Cina – o a quelle del terrorismo, del dominio cyber e della proliferazione delle armi nucleari ma anche a quelle che l’Ambasciatore Francesco M. Talò, Rappresentante Permanente dell’Italia alla NATO – in una recente intervista a margine della ministeriale Difesa della NATO – ha definito tematiche: la pandemia, il cambiamento climatico e le tecnologie emergenti e dirompenti.

La prima giornata: NATO 2030 e nuove sfide, deterrenza e difesa, Afghanistan e Iraq

I temi caldi della prima giornata della ministeriale sono stati il processo NATO 2030 e le nuove sfide che l’Alleanza dovrà affrontare, la difesa e la deterrenza e la situazione nell’area del MENA, in particolare le missioni in Afghanistan e Iraq. Ancora una volta, gli alleati si sono trovati d’accordo sul fatto che le relazioni transatlantiche rimangono l’elemento fondamentale per la propria difesa collettiva e per la progressiva coesione e stabilità politica, invocata nel Summit di Londra del 2019 e ripresa da Stoltenberg con la sua riflessione sul futuro dell’Alleanza.

La novità più importante della giornata è però la proposta portata avanti dallo stesso Segretario Generale che, durante la conferenza stampa conclusiva della prima giornata, ha reso noto di aver suggerito un aumento sostanziale del finanziamento comune per sostenere la deterrenza e difesa alleata per poter contrastare in maniera più efficace le minacce alla zona euro-atlantica. Si è parlato poi di resilienza, per la quale si è deciso di stabilire degli tandard minimi tra gli alleati per le infrastrutture critiche come le telecomunicazioni e le forniture energetiche, e di cambiamento climatico. Di tale dossier, particolarmente importante per l’Amministrazione Biden – lo conferma l’istituzione della figura dell’Inviato speciale per il Clima – si sono sottolineati gli impatti che può avere sul contesto di sicurezza. Stoltenberg ha affermato che la NATO può essere pioniera in questo campo e contribuire a raggiungere l’obiettivo net-zero. A tal proposito, è bene sottolineare che anche l’Italia si sta muovendo verso una progressiva consapevolezza della crucialità dei cambiamenti climatici per le questioni di sicurezza: nel settembre del 2020 la Rappresentanza Permanente dell’Italia alla NATO, insieme a quella britannica, ha organizzato un seminario sul rapporto tra ambiente e sicurezza, introdotto proprio dal Segretario Generale. Relativamente alle tecnologie emergenti e dirompenti, si è sostanzialmente ribadito quanto scritto dal gruppo di riflessione nel report NATO 2030: United for a New Era:il mantenimento del vantaggio tecnologico è uno degli obiettivi fondamentali su cui la NATO basa la propria capacità di dissuadere e difendersi da potenziali minacce e proprio per questo c’è la necessità di promuovere la cooperazione transatlantica anche in questo ambito.

I ministri degli Esteri hanno poi proseguito le consultazioni sulla presenza della NATO in Afghanistan con la missione Resolute Support e, nonostante abbiano sottolineato il pieno sostegno a tutti gli sforzi per rinvigorire il processo di pace, non c’è stata una decisione definitiva sul prosieguo della missione – come era accaduto anche durante la ministeriale Difesa. Sull’Iraq invece nessuna novità rispetto allo scorso febbraio quando è stato deciso di aumentare il personale coinvolto nella NATO Mission Iraq (NMI) che passerà da 500 a 4.000 uomini. Tuttavia, è da sottolineare l’incontro bilaterale tra il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio e il Segretario Generale Stoltenberg, in cui il capo della Farnesina – come aveva già fatto il ministro della Difesa Lorenzo Guerini durante un’audizione presso le Commissioni Difesa di Senato e Camera – ha confermato il massimo impegno dell’Italia in Afghanistan e il ruolo di primo piano in Iraq. Inoltre, si è concordato che l’Alleanza debba fare di più per gestire l’arco di instabilità nel Fianco Sud.

La seconda giornata: dual-track approach con la Russia e controllo degli armamenti

La Russia è stata la grande protagonista della seconda giornata della ministeriale. Il Quartier Generale della NATO, per l’occasione, ha ospitato anche i “partner più stretti” ossia i ministri degli Esteri di Finlandia e Svezia nonché l’Alto Rappresentante dell’UE Josep Borrell. Gli alleati, insieme ai propri partner, hanno evidenziato che nonostante da anni si siano impegnati in un dialogo significativo con la Russia, quest’ultima ha aumentato il proprio “comportamento repressivo” in patria e la propria assertività all’estero, continuando con il rafforzamento militare ad ampio raggio dal Baltico al Mar Nero, dal Mediterraneo all’Artico nonché nell’area del MENA.

Gli alleati hanno concordato sulla necessità di continuare ad implementare e ad adattare gli elementi di deterrenza e difesa – osservando con attenzione “la crescente minaccia missilistica russa” – seguendo quanto fatto dal Summit del Galles del 2014 in poi, senza dimenticare l’importanza della collaborazione con i propri partner tra cui l’Unione Europea per portare avanti delle azioni che siano più efficaci possibili. In sostanza, quello che è emerso dalla seconda giornata è che la NATO si impegna nel proseguire il cosiddetto dual-track approach nei confronti della Russia, un approccio che combina una forte deterrenza e difesa da un lato e l’apertura al dialogo dall’altro.

Sul fronte del controllo degli armamenti, durante la conferenza stampa a margine della seconda giornata di colloqui, Stoltenberg ha evidenziato l’importanza del rinnovo del trattato New START non solo in quanto risultato di una proficua collaborazione tra Stati Uniti e Russia ma anche perché possa essere da esempio per un maggiore sforzo nel campo del controllo internazionale degli armamenti nucleari. Il Segretario Generale ha successivamente affermato, e questo è interessante sottolinearlo, la necessità di accordi che coprano più armi e più Stati, tra i quali la Cina viene citata espressamente: “il regime di controllo degli armamenti deve tener conto delle nuove realtà”.

Dalla ministeriale è emerso come la NATO sia intenzionata nel continuare il suo lungo processo di adattamento per affrontare le nuove sfide. Per farlo, però, ci sarà bisogno di un nuovo Concetto Strategico che rinnovi quello del 2010 e che delinei con precisione l’approccio strategico dell’Alleanza per gli anni a venire; gli ultimi incontri tra gli alleati sono serviti infatti a preparare il terreno per prossimo Summit di Bruxelles dal quale, probabilmente, usciranno le fondamenta del nuovo documento strategico dell’Alleanza. Sarà anche necessaria una maggiore coesione e stabilità politica, così come invocate da Stoltenberg con la riflessione NATO 2030. Ultimo, ma non meno importante, l’impegno degli Stati Uniti rimane fondamentale: le parole di Blinken da Bruxelles lasciano ben sperare. La NATO sembrerebbe essere tornata al centro dell’approccio strategico di Washington.

Alessandro Savini, Centro Studi Geopolitica.info


Immagini tratte dal sito Nato.int

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