Una NATO sempre più globale. Al summit di Bruxelles si disegna il futuro dell’Alleanza

Durante la due giorni di Bruxelles si sono incontrati i rappresentanti dei 30 paesi alleati e di 8 partner chiave (tra cui il Giappone). Tra gli impegni assunti l’aumento degli aiuti all’Ucraina e l’approvazione della Carta del DIANA.

Dal summit di Bruxelles concluso pochi giorni fa, nel quale si sono incontrati i Ministri degli Esteri dei paesi NATO e di altri otto partner, sono emersi numerosi temi significativi.

Nella conferenza stampa a margine dell’incontro, il Segretario generale dell’Alleanza Stoltenberg ha ribadito come la NATO continuerà a rafforzare il proprio supporto all’Ucraina sotto il profilo della fornitura militare, giacché “un ritiro della Russia non pare essere all’orizzonte: nulla indica che Putin abbia cambiato i suoi obiettivi generali, e cioè controllare l’Ucraina e ottenere vittorie militari sul campo di battaglia”. In particolare, il proposito sembrerebbe essere quello di dare agli ucraini, come affermato dal Segretario di Stato americano Blinken, “10 sistemi anti-carro per ogni tank russo”. Tale rafforzamento non ha l’obiettivo di intensificare il conflitto in corso, bensì mira a prevenire il rischio di escalation, evitando il coinvolgimento diretto della NATO nelle ostilità.

L’ampliamento degli aiuti era atteso e doveroso. Tuttavia, la notizia da segnalare è la presenza al summit dei rappresentanti di Svezia, Finlandia, Georgia e Ucraina e quella inedita degli “AP4”, cioè Australia, Nuova Zelanda, Corea del Sud e Giappone. Siccome il conflitto russo-ucraino non può più essere visto come un evento circoscritto, ma ha, anzi, profonde implicazioni sulla sicurezza globale, la risposta dovrebbe essere quanto più estesa e condivisa possibile.  

Svezia e Finlandia, che nel corso delle ultime setimane si sono fortemente avvicinate all’Alleanza e che già sono membri dell’Unione Europea, potrebbero godere di un processo di adesione accelerato alla NATO, poiché già rispettano gli standard dell’Alleanza e ne rappresentano due interlocutori chiave. Georgia e Bosnia-Erzegovina potrebbero invece essere destinatarie di aiuti specifici, in quanto paesi sotto pressione e potenzialmente prossimi alla minaccia. In particolare, per la prima si è discusso di integrare il Substantial NATO–Georgia Package con interventi negli ambiti della consapevolezza situazionale, della sicurezza delle comunicazioni e del cyber; per la seconda si è pensato ad un pacchetto di aiuti volti al rafforzamento delle capacità difensive.

La grande novità, tuttavia, sta nella partecipazione dei quattro paesi dell’Indo-Pacifico all’incontro, e in particolare del Giappone, che procederà ad un massiccio riarmo per la prima volta dalla Seconda Guerra mondiale. La loro presenza è una risposta alla non celata indulgenza della Cina nei confronti di Mosca, che Stoltenberg non ha mancato di sottolineare in sede di conferenza stampa. Tale clima esiziale, caratterizzato da questa convergenza russo-cinese, palesa ormai la necessità di tracciare una discontinuità con il passato e di approdare verso la cosiddetta “Global NATO”, che potrebbe associarsi al nuovo Strategic Concept – la cui formalizzazione è prevista per il prossimo giugno al summit di Madrid.

I paesi alleati hanno poi approvato la Carta del Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic (DIANA): un programma tramite il quale verranno selezionate e finanziate – tramite un NATO Innovation Fund del valore di un miliardo di euro complessivi – imprese e start-up che operano nell’ambito delle innovazioni per la difesa e la sicurezza, con il fine di affinare il vantaggio tecnologico dell’Alleanza. Il focus di DIANA sarà sulle deep technologies, cioè quelle tecnologie “emergenti e rivoluzionarie” in settori stimati prioritari, come l’intelligenza artificiale, i big data, le tecnologie quantistiche, le biotecnologie, i materiali innovativi e l’aerospazio.    

Strumenti, questi, che saranno funzionali ad affrontare con una certa “consistency” le sfide – attuali e future – lanciate alla sicurezza dell’Occidente, e non solo.

Domiziano Cristiani

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