Il 2019, i 70 anni dalla nascita della NATO e i 30 dalla caduta del Muro di Berlino

Ripartire dal senso profondo di due anniversari che rappresentano qualcosa di più di una semplice ricorrenza, per aprire una riflessione sul rilancio del progetto e della funzione strategica dell’Alleanza Atlantica e dell’unione Europea

Il 2019 sarà probabilmente un anno decisivo per molte questioni che interessano il nostro paese. Al netto del nostro dibattito interno, è evidente che questo anno sarà particolarmente significativo più in generale per la politica internazionale e per il destino dell’Europa, intesa come Unione. E proprio per quanto possa essere importante, in vista di maggio, sarà anche l’anno in cui cadranno due ricorrenze particolarmente significative per la nostra storia continentale e anche per il futuro delle relazioni euro-atlantiche.

Ad Aprile, infatti, ricorreranno i 70 anni dalla fondazione della NATO. L’Italia è stato uno dei paesi fondatori e nonostante durante tutto il Novecento sia stato uno dei paesi più fortemente divisi e condizionati, politicamente, dalla frattura ideologica della Guerra Fredda, non ha mai fatto mancare la sua convinta adesione al progetto atlantico. In decenni di storia repubblicana nessun governo ha mai messo in discussione la nostra presenza tra i grandi paesi atlantici, e dalla fine degli anni settanta, anche quella che al tempo era la più grande forza di opposizione poltica del paese, il PCI, per voce del suo segretario, manifestò, con un’intervista nel 1976 passata alla storia, la famosa preferenza per “l’ombrello protettivo della NATO”.

Lungi da noi strumentalizzare un episodio, per quanto molto importante su cui gli storici discutono da anni, ma si tratta di un esempio significativo del clima e delle scelte di politica estera di un paese come l’Italia, che sono una certezza e una costante nelle classi dirigenti del paese. Del resto, i famosi tre cerchi in cui si sviluppa la nostra politica estera sono proprio rappresentati, oltre al campo atlantico, anche dalla nostra proiezione verso il Mediterraneo e quella verso l’Europa. E proprio alla storia d’Europa guarda anche il secondo significativo anniversario che questo anno, a novembre, celebreremo. Infatti nel novembre del 1989 veniva abbattuto il Muro di Berlino. Un evento storico travolgente, che in poco tempo non portò soltanto alla fine della Guerra Fredda, ma anche al crollo dei regimi socialisti nell’Europa Orientale, al collasso dell’Unione Sovietica, alla riunificazione tedesca e al succesivo allargamento a Est sia dell’Unione Europea che della stessa NATO, vincitrice della Guerra Fredda. Con tutte le conseguenze che questi eventi hanno avuto fino ad oggi, ai nostri giorni.

In qualche modo, la nascita della più grande e potente alleanza politico/militare della storia, la NATO, e quaranta anni dopo, la fine della Guerra Fredda con l’inizio di una nuova epoca per il mondo intero, sono molto legati tra loro. Come tali vanno considerati. E il nostro paese, in questo, essendo stato protagonista sia della NATO che dell’Unione Europea dallo loro nascita, deve rilanciare il proprio ruolo all’interno di entrambi questi due grandi progetti, che in qualche modo, oggi, rappresentano nel mondo due pilastri di democrazia e libertà, insieme agli Stati Uniti d’America.

L’Europa in particolare sconta attualmente difficoltà e problemi di varia origine, soprattutto di natura politica, derivanti anche dal fatto che, proprio negli anni novanta, si è pensato che la sola unione economica e monetaria potesse bastare per tenere unito un continente che fino a pochi anni prima era diviso da una cortina di ferro assiepata di uomini armati su entrambi i lati, e, soprattutto, per secoli era stato insanguinato dalle più feroci guerre che la storia umana ricordi. I problemi odierni, la crisi di identità che l’Europa sta vivendo, come tutto l’Occidente, le difficoltà sociali, economiche, politiche, che stiamo attraversando, la stessa crisi delle istituzioni democratiche, ci dicono che qualcosa, necessariamente, va cambiato per salvare ciò che in decenni è stato costruito. Ma anche la NATO, in questo frangente storico e nell’attuale contesto internazionale, probabilmente, deve ridefinire il suo ruolo e la sua missione, non più soltanto con una proiezione regionale, rilanciando di conseguenza la sua azione e il consenso intorno alla sua esistenza. Anche in una sempre più stretta partenrship con l’Unione Europea stessa.

Per questo siamo convinti che queste ricorrenze non debbano solo essere celebrate, con il dovuto orgoglio, ma è fondamentale che vengano contestualizzate rispetto alle sfide strategiche del presente e, soprattutto, rispetto al progetto e ai valori che rappresentano ancora.

Per l’Europa stessa possono assumere un valore ancora più profondo alla vigilia delle elezioni di maggio, per molti le più importanti da quando i cittadini europei sono chiamati unitariamente a eleggere il parlamento del’Unione. Non soltanto, crediamo, per la contrapposzione tra forze di diversa matrice, europeiste e sovraniste, di cui si sente molto parlare, ma anche, per le prospettive che da queste elezioni potranno venire, per il futuro dell’Unione e per il progetto di riforma e di rilancio del suo progetto e delle sue istituzioni.

Che l’Unione Europea sia un progetto imprescindibile per il futuro dei paesi che ne fanno parte è convinzione di molti. Ma a nostro modesto avviso, è decisivo affrontare da subito, non solo in vista del voto di maggio, una seria riflessione sul progetto europeo e sulle sue prospettive alla luce, soprattutto, di quello che nel mondo sta accadendo. Ricordando bene, che l’Europa è entrata in difficoltà a partire dai primi anni duemila, e quindi sono già un pò di anni che attraversa questa fase sempre più grave di crisi, ed è tornata preda di egoismi, diffidenza e divisioni, non soltanto in corrispondenza della grande crisi economica dal 2011 in poi, ma anche quando progressivamente si è allentato il rapporto con il suo alleato storico naturale: gli Stati Uniti.

Per questo, il legame profondo che tiene insieme, in maniera biunivoca, le due sponde dell’Atlantico, va rilanciato. Un’Europa più unita e coesa serve anche agli USA, ma anche gli USA servono all’Europa per essere più forte. Nel rispetto della reciproca autonomia, il rapporto tra questi due può essere rafforzato, partendo anche dal rapporto di cooperazione e collaborazione dell’UE con l’ Alleanza atlantica. E di conseguenza oltre che con i due grandi paesi del Nord America che ne fanno parte,  anche con lo stesso Regno Unito, nonostante Brexit.

Il vincolo atlantico potrà risultare decisivo in relazione sia alle prospettive dell’Unione Europea che al rilancio di entrambe queste organizzazioni. Essere atlantici, credere fermanente nell’Alleanza soprattutto per quello che rappresenta sul piano politico e ideale, non è in contraddizione con l’impegno e la speranza di vedere l’Unione europea progredire e rafforzare il suo ruolo. Anzi.

Probabilmente, senza la nascita della NATO, senza il piano Marshall, e prima ancora senza il sangue versato dai soldati Alleati nella guerra contro il nazi-fascismo, non sarebbe iniziato il lungo cammino dell’integrazione europea e non avrebbe brillato così forte la stella della democrazia in Occidente. Non a caso, NATO e piano Marshall, furono due iniziative promosse dai vincitori della Guerra mondiale, gli USA, in proiezione sia del confronto globale con l’Unione Sovietica, che  di un coinvolgimento politico dei paesi europei, a partire dai due grandi sconfitti della guerra, l’Italia e la Germania. Non a caso grazie a queste scelte strategiche decisive, operate nel secondo dopoguerra da classi dirigenti lungimiranti e coraggiose, Germania e Italia sono potute rinascere dalle macerie della guerra e tornare a correre, diventando la prima e la terza potenza economica dell’Europa e protagoniste della nascita della CEE.

Dunque il 2019, anno di ricorrenze e di nuove scadenze, assume un valore molto importante. Non esaustivo, perchè dopo verranno altri appuntamenti e la storia non si fermerà certo a maggio, ma può permetterci di riflettere insieme, in maniera oggettiva, sul futuro delle relazioni tra le due sponde dell’Atlantico e su come proprio l’Europa possa ritrovare il senso di una missione globale, al fianco dei suoi alleati  più prossimi e anche con una propria autonomia strategica non competitiva con quegli stessi alleati.

L’Italia, in questo, per la sua storia, per la sua posizione geografica, per le grandi qualità dei suoi abitanti, per la sua tradizione culturale, industriale, militare e diplomatica, può fare tanto in questa sfida. E forse ne ha pure bisogno, data anche la nostra esposizione geografica, in una delle aree più calde e complesse del globo, il Mediterraneo.

Enrico Casini è Direttore dell’Associazione Europa Atlantica

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