Spazio 2019. È davvero nuova corsa?

In pochi giorni due importanti missioni spaziali, sulla Luna e verso i confini del sistema solare, confermano l’attualità e l’importanza dell’esplorazione spaziale per le grandi potenze globali.

 

Ormai la corsa alla frontiera spaziale, che da secoli ispira i sogni di molti uomini, diventa di giorno in giorno sempre più una realtà, con potenzialità e sviluppi che fino a poco tempo sembravano ancora molto lontani e con tutte le opportunità e le problematiche che potrà comportare, trattandosi probabilmente di una delle più grandi sfide che il genere umano si troverà davanti nei prossimi decenni.

Il 2018 è stato un anno con una fittissima attività di lanci spaziali. Le ultime settimane hanno registrato una serie di fatti che vanno dall’annuncio, non casuale forse, della costituzione dello Space Command USA, di cui abbiamo parlato anche noi, ma soprattutto a tre eventi recentissimi e molto rilevanti che hanno attirato l’attenzione dei media internazionali. L’importante approdo della sonda Insight su Marte per l’esplorazione del terreno e del sottosuolo marziano; l’arrivo della sonda New Horizons su Ultima Thule, ovvero la prima missione umana che raggiunge il corpo celeste del sistema solare più lontano mai visitato nella storia, a circa 6 miliardi di chilometri dal Sole, in quella che gli astronomi chiamano Fascia di Kuiper, e, infine, lo storico approdo della sonda Chang’e-4 sul lato nascosto della Luna.

Fatti che sembrano confermare un trend di attività spaziali in crescita costante, sostenute da investimenti sempre più ingenti, e non solo da parte delle agenzie spaziali, ma anche di compagnie private interessate allo sviluppo dell’esplorazione spaziale. Una nuova corsa allo spazio, cui forse non eravamo più abituati a pensare, e che ci riporta idealmente agli anni cinquanta e sessanta del novecento quando iniziò la prima grande sfida per la conquista del cosmo tra USA e URSS.

Allora sullo spazio si giocava un pezzo della competizione mondiale: al volo di Yuri Gagarin gli Americani risposero con il primo allunaggio di Neil Amstrong, e poi via via, in un crescendo di missioni e lanci, fino al programma di difesa spaziale di Reagan (Strategic Defense Initiative) e all’implosione economica dell’Unione Sovietica, dovuta anche alle spese per lo spazio.

Ai nostri giorni, e in prospettiva nei prossimi anni, i protagonisti di questa nuova corsa allo spazio potrebbero essere, oltre agli Stati Uniti e alla Russia, che ha ereditato molto della gloriosa tradizione spaziale sovietica e che investe ancora grandi risorse nei suoi programmi spaziali, anche la Cina.

Oltre alle tre grandi potenze, anche altri attori internazionali vantano già tecnologie e programmi molto avanzati, come l’Unione Europea, che possiede un’efficiente agenzia spaziale e una fiorente industria di settore in alcuni suoi paesi (tra cui l’Italia), e l’India, altro player molto ambizioso. E poi numerosi altri paesi, dal Giappone all’Iran, il Pakistan, la Corea del Nord, Israele, solo per citarne alcuni, che posseggono già tecnologie e programmi spaziali e potrebbero, anche in cooperazione con le potenze maggiori, partecipare alla nuova corsa alle stelle. L’UE, soprattutto, dovrà in tempi rapidi decidere che ruolo vuole giocare anche in questa partita, rispetto agli altri attori globali maggiori, non solo sul piano civile, ma anche in quello militare. Ma soprattutto, per la prima volta, sono già protagonisti anche alcuni players privati, i primi sono stati Jeff Bezos, Elon Musk e Richard Branson a capo delle loro rispettive compagnie, pronti a  ricavare una propria fetta di guadagno in un mercato che viene stimato potenzialmente plurimiliardario tra sviluppo dell’esplorazione spaziale, turismo ed estrazioni minerarie.

Il concorso dei soggetti privati, la vera novità del terzo millennio, potrà dare un incentivo ad attività di ogni genere, scientifiche o economiche, ma potrebbe anche determinare forme di conflitto e controversie sempre più complesse, tali da rendere impellente la definizione in ambito internazionale di una nuova Space governance, che aggiorni i trattati esistenti, ormai datati, e sappia governare in prospettiva i futuri sviluppi.

Probabilmente l’avventura umana nello spazio necessiterà di nuove forme di cooperazione e di collaborazione per avanzare: i prossimi obiettivi sembrano sempre più orientati verso nuove missioni umane sulla Luna e in prospettiva, sfruttando proprio la Luna, verso Marte, a cui anche i privati si candidano a partecipare. Ma al di là delle convenienze reciproche e della necessità di poter sviluppare programmi comuni di conquista spaziale, è evidente che  in ragione del rilievo strategico che lo spazio riveste e rivestirà per il primato economico, politico e militare sulla Terra, che potrebbe aprirsi una competizione sempre più intensa tra i grandi del nostro tempo, pronti a lavorare se necessario in sintonia con altri, ma anche a operare per conquistare ognuno il proprio primato personale.

Infatti se Insight e New Horizons sono due missioni della NASA, che potranno sicuramente rivelare dati scientifici molto importanti per il futuro, Cheng’e-4 rientra le programma spaziale cinese, ed è riuscita a giungere dove nessuno prima era sbarcato, segno che ormai anche la Cina e la sua agenzia spaziale possiedono tecnologie e programmi davvero evoluti e capaci di competere con quelli statunitensi. A conferma che di più anche la Cina vorrà ritagliarsi un ruolo da autentica protagonista “stellare”, come un report del settembre 2016 del C.S.I.S. (Center for Strategic and International Studies) segnalava dettagliatamente.

Questa nuova corsa per la conquista dello spazio è parte ovviamente del confronto strategico in corso soprattutto sulla Terra, che vede una gara molto serrata per il primato tecnologico mondiale dei prossimi decenni, fondamentale per definire chi sarà il protagonista in Terra e nei cieli. Del resto gli USA, come Trump ha affermato recentemente e come anche la National Security Strategy conferma, non vorranno cedere il proprio primato anche in questo settore, sapendo bene quanto è rilevante nel presente, a livello economico oltre che militare, e quanto lo sarà anche nel prossimo futuro. La sfida per la conquista dello spazio non può essere scissa anche dalla nuova corsa in atto al riarmo convenzionale e a quello missilistico, cui stiamo assistendo ormai da tempo, di cui, per esempio, anche il recente lancio del nuovo missile ipersonico russo è una conferma e che passa anche dal potenziamento delle tecnologie che operano proprio oltre l’atmosfera terrestre.

Già oggi le attività umane nello spazio extra-atmosferico hanno effetti enormi sulle nostre vite di tutti i giorni: basta pensare ad esempio quanto le le tecnologie satellitari sono decisive per le comunicazioni civili e militari.  Tecnologie satellitari, per esempio, in cui gli Stati Uniti mantengono un solido primato, ma in cui gli altri competitors stanno facendo passi da gigante. Ma immaginiamo che nel prossimo futuro tanto più le tecnologie lo permetteranno e i vantaggi della conquista dello spazio saranno evidenti, quanto la competizione tra i grandi attori globali si giocherà tra le stelle anche nello sviluppo di armi sempre più evolute. Infatti, al pari dei programmi di esplorazione spaziale, USA, Cina e Russia hanno avviato anche programmi di sviluppo militare nello spazio, lavorando a tecnologie e armi finalizzate sia allo guerra nello spazio, che dallo spazio verso la Terra o viceversa. Stati Uniti, Cina e Russia infatti sono gli unici paesi che al momento possiedono sia strumenti d’arma di tipo ASAT (anti-satellite weapons), capaci di colpire oggetti in orbita o accecare le capacità satellitari nemiche per azzerare sul campo le possibilità di comunicazione, paralizzare le attività di intelligence, le operazioni militari e le infrastrutture civili. In questo senso non è allora un caso la scelta della costituzione di uno Space Command da parte degli Stati Uniti, con l’idea di creare una sesta forma armata autonoma.

Oggi la nuova corsa allo spazio sembra avere non meno implicazioni di ordine strategico e politico di quella nata durante la Guerra Fredda. Siamo forse entrati in una nuova epoca della deterrenza, che non riguarda solo gli arsenali nucleari, ma anche le tecnologie cibernetiche e l’intelligenza artificiale, lo spazio e la sua conquista. Certamente può essere parte di una competizione globale vasta e complessa per la quale non sarà irrilevante chi avrà il controllo della porzione più ampia di cieli extra-atmosferici e delle risorse che custodiscono e per cui, forse, è il momento di iniziare a immaginare nuove regole di ingaggio per stati e privati cittadini, in grado, almeno, di garantire una duratura pace “stellare”.

 

 

Enrico Casini è Direttore dell’Associazione culturale Europa Atlantica. Aretino, laureato in Scienze internazionali all’Università di Siena, si è perfezionato presso il Corso Executive in “Affari strategici” della Luiss “Guido Carli” di Roma. E’ stato Capo della segreteria del Presidente della Delegazione parlamentare italiana alla NATO. Si occupa di studi strategici, terrorismo, politica internazionale e italiana.

 

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