L’Operazione EUNAVFOR MED IRINI e le sfide del contesto libico

Il 1 di Aprile è iniziata la nuova operazione europea EUNAVFOR MED IRINI nel Mediterraneo Centrale. Breve analisi di Matteo Bressan sugli obiettivi della missione

Con un mandato previsto inizialmente fino al 31 marzo 2021, è partita il primo di aprile la nuova operazione dell’Unione Europea EUNAVFOR MED IRINI e, contestualmente, è terminata l’Operazione EUNAVFOR MED SOPHIA, iniziata nel 2015. Ad eccezione del quartiere generale che resterà a Roma, a Centocelle, e al comandante dell’operazione, il Contrammiraglio Fabio Agostini, confermato al comando dell’Operazioni IRINI dopo esser subentrato lo scorso 21 febbraio al posto dell’Ammiraglio di squadra Enrico Credendino alla guida dell’Operazione SOPHIA, pochi sono gli elementi di continuità tra le due operazioni.

Se il primo task dell’operazione SOPHIA era il contrasto al traffico degli esseri umani lungo le rotte nel mediterraneo centrale, per l’operazione IRINI il compito principale è fare rispettare l’embargo di armi attraverso l’utilizzo di assetti aerei, navali e satellitari, secondo quanto stabilito dalle risoluzioni Onu 1970 (2011), 2292 (2016) e 2473 (2019). Come task secondari l’operazione dovrà monitorare e raccogliere informazioni sulle esportazioni illecite di greggio e petrolio raffinato dalla Libia, contribuire allo sviluppo capacitivo, attraverso la formazione della Guardia Costiera libica e, infine, contribuire allo smantellamento dei traffici illeciti e di esseri umani attraverso la raccolta delle informazioni e pattugliamenti aerei. La possibilità di poter far sbarcare eventuali migranti salvati in mare ha rappresentato un fattore di criticità tra i paesi europei per l’attivazione dell’operazione. A fronte dell’impossibilità del governo italiano di poter consentire eventuali sbarchi a causa dell’emergenza coronavirus, la Grecia ha fornito la propria disponibilità a poter far sbarcare migranti che poi dovranno essere ridistribuiti su base volontaria. È quindi molto plausibile che, oltre ad una componente navale in grado di effettuare ispezioni di navi nell’alto mare, l’operazione sia dotata di assetti con capacità di Intelligence Surveillance and Reconnaissance (ISR).

Il mandato di IRINI si pone l’obiettivo quindi di invertire quel trend di afflussi di armi e mezzi confermato in un recente report elaborato dallo Stockholm International Peace Research Institute[1]. Nel report viene evidenziato come il Governo di Accordo Nazionale (GNA) avrebbe ricevuto nel 2019 un numero imprecisato di veicoli corazzati e veicoli senza pilota (UAV) dalla Turchia. Una recente inchiesta giornalistica della BBC ha confermato che violazioni di quanto sancito anche alla conferenza di Berlino sulla Libia, dello scorso 20 gennaio, si sarebbero verificate tra il 24 e il 29 gennaio, quando la nave Bana, scortata da un paio di fregate turche, avrebbe disattivato il suo trasponder per attraccare nel porto di Tripoli e consegnare mezzi blindati, come peraltro è stato anche confermato da alcuni membri dell’equipaggio della nave, poi successivamente attraccata a Genova. Secondo il report, tra il 2015 ed il 2019, l’Esercito nazionale libico (LNA) del Generale Khalifa Haftar, avrebbe ricevuto veicoli corazzati dalla Giordania e dagli Emirati Arabi Uniti (EAU), insieme a UAV ed a elicotteri da combattimento. A fronte di queste violazioni riscontrate da entrambe le parti, l’operazione dovrà cercare di mantenere un atteggiamento bilanciato tra le opposte fazioni e consentire ai paesi dell’Unione Europea e, in particolar modo del Mediterraneo, di poter esercitare un ruolo ed una credibilità, non sempre facilmente riscontrabili nelle azioni degli ultimi anni, sul dossier libico.

Non è un caso che il venire meno del dispositivo navale nel corso degli ultimi sei mesi di attività dell’Operazione SOPHIA, così come i diversi intenti dei principali protagonisti europei, avesse di fatto lasciato spazio ad un maggiore assertività da parte sia della Turchia che della Russia, che avevano rispettivamente favorito l’ingresso sul campo di battaglia libico di miliziani provenienti dalla Siria al fianco delle forze di al Sarraj e di circa 800 contractors russi della Wagner Group al fianco delle forze delle LNA.

In definitiva, un contesto internazionale molto più complesso di quello degli ultimi anni, nel quale il peso e il ruolo degli attori esterni è cresciuto in misura esponenziale.

Matteo Bressan è Direttore dell’Osservatorio sul Mediterraneo dell’Università Lumsa e docente di analisi strategica presso la Link Campus

[1] https://www.sipri.org/

Fonte immagine sito Operazione Eunavformed


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