NATO2030, Afghanistan, Cina: cosa è emerso dalla riunione dei ministri degli esteri della NATO

Quali sono stati i temi al centro del confronto tra gli Alleati nella riunione svolta nei giorni scorsi. Dal report del gruppo di esperti nominati dal Segretario Generale al dibattito sulla missione in Afghanistan.

Martedì 1 e mercoledì 2 Dicembre si è svolta la riunione (virtuale) dei Ministri degli esteri della NATO. Al centro del confronto numerosi temi di grande importanza per l’Alleanza, inclusa la relazione del gruppo di esperti nominati dal Segretario Generale Stoltenberg, nel quadro dell’iniziativa di public diplomacy NATO2030, dedicata alla riflessione sul futuro dell’Alleanza, ma anche la risposta della NATO alla crisi del Covid-19. Indubbiamente, anche per quanto riportato dalla stampa nei giorni successivi, la presentazione del rapporto del gruppo di esperti ha avuto un notevole impatto sollevando numerose attenzioni. Il documento, (disponibile a questo link), ha fornito alcune proposte interessanti sulle possibili iniziative da adottare per rafforzare la capacità di adattamento della NATO nei prossimi anni.

Il gruppo di esperti co-presieduto dal Dr. Thomas de Maizière e dal Dr. Wess Mitchell, era composto anche da Greta Bossenmaier (Canada), Anja Dalgaard-Nielsen (Danimarca), Hubert Védrine (Francia), Marta Dassù (Italia), Herna Verhagen (Paesi Bassi), Anna Fotyga (Polonia ), Tacan Ildem (Turchia), John Bew (Regno Unito). Da segnalare tra i temi affrontati nel rapporto: i cambiamenti negli equilibri geopolitici globali, in seguito all’ascesa cinese e alla sfida “sistemica” rappresentata dalla Cina e al ritorno in essere della minaccia russa,  il tema della resilienza dei sistemi democratici, le minacce e l’instabilità del fianco Sud, le nuove minacce alla sicurezza derivanti da eventi come climate change, epidemie (su cui l’esperienza del Covid ha fornito importanti segnali) ma anche il terrorismo. Inoltre grande importanza riposta sui temi dei cambiamenti imposti dalla rivoluzione tecnologica e dall’avvento delle nuove tecnologie dirompenti, del tema della deterrenza nucleare, del rapporto con UE e paesi partner. Per ogni tema affrontato sono stati formulati dei suggerimenti di lavoro, interessanti, utili come proposte per implementare o rafforzare alcune iniziative dell’Alleanza rispetto ai temi segnalati.

Durante il meeting però sono stati affrontati anche altri temi importanti, nelle diverse sessioni, a partire dalla missione in Afghanistan, su cui gli Alleati hanno sottolineato il loro impegno per la missione in corso e per sostenere le forze di sicurezza afghane nella lotta al terrorismo. Rimane sul campo il tema del futuro della missione, alla luce non solo degli esiti possibili del processo di pace e della situazione nel paese. E ancora, il focus sul tema del rafforzamento militare della Russia nelle aree più prossime ai confini della NATO. In una sessione separata, la Georgia e l’Ucraina si sono uniti alla discussione per affrontare il tema della sicurezza nella regione del Mar Nero, le crisi in Bielorussia e Nagorno-Karabak. Infine il tema dei cambiamenti negli equilibri globali determinati dall’ascesa della Cina. In questa sessione si sono uniti i partner dell’Asia-Pacifico: Australia, Giappone, Nuova Zelanda e Corea del Sud e anche i partner europei come Svezia e Finlandia e l’Alto rappresentante per la politica estera dell’UE. È evidente che il tema dell’ascesa cinese e della competizione soprattutto sul piano tecnologico sta diventando sempre di più uno degli argomenti più importanti nel dibattito interno dell’Alleanza.

Quali sono gli elementi di interesse più rilevanti che si possono cogliere dagli esiti della riunione?

Partendo dalla relazione del gruppo di esperti, l’impressione è che si tratti di un lavoro finalizzato anche a preparare il terreno all’aggiornamento del concetto strategico, considerato che l’ultimo risale al 2010. Soprattutto, in ragione della necessità di adattare la NATO sul piano strategico e politico ai cambiamenti emersi in questi ultimi 10 anni, in cui si sono verificati eventi di grande rilievo per l’Alleanza sia sul Fianco Sud che rispetto al rapporto con Cina e Russia. Le proposte emerse sembrano spingere in questa direzione e anche ad affermare l’esigenza, più volte ribadita pubblicamente anche dal Segretario Generale Stoltenberg a partire dal vertice di Londra 2019, di dare alla NATO un ruolo più politico e una prospettiva più globale

Rispetto al tema del Fianco Sud, che attiene all’area geografica di maggiore importanza per gli interessi italiani, è ovviamente stato parte del dibattito, sia per quanto riguarda il ruolo della Russia nell’area, dalla Siria alla Libia, che per la parte dedicata alle crisi nel Mar Nero e all’Afghanistan, fino alle tensioni nel Mediterraneo Orientale. Peraltro il report degli esperti dedica un’ampia parte alle minacce proveniente dal Fianco Sud e propone anche il potenziamento delle attività dell’HUB South di Napoli. Indubbiamente nel corso degli ultimi anni la considerazione e l’importanza di questa area è cresciuta considerevolmente, vista anche la nutrita presenza di minacce alla sicurezza che vi sono presenti. Rimane il fatto che nella regione, da parte dei paesi europei, andrebbe aumentato il lavoro di presenza e l’iniziativa, non solo diplomatica, tenuto conto delle numerose crisi in essere e dei cambiamenti negli scenari geopolitici che l’area presenta, che coinvolgono anche paesi storicamente alleati dell’Occidente su fronti contrapposti.

Infine, una riflessione finale sul vertice, visto anche alla luce di quanto accaduto nelle ultime settimane e del prossimo avvicendamento alla Casa Bianca. È chiaro che i possibili cambiamenti di cui potrebbe essere oggetto la politica estera e di difesa americana nei prossimi 4 anni, potrebbero essere sicuramente molto rilevanti per tutti gli Alleati e per il destino dell’Alleanza. La riunione è stata la prima svoltasi dopo le elezioni presidenziali americane e potrebbe essere anche l’ultima con la presenza dei rappresentanti dell’Amministrazione Trump. Il tema del ruolo futuro della NATO nelle possibili strategie di politica estera di Joe Biden è molto presente nel dibattito tra analisti, politici e diplomatici, con la diffusa convinzione che Biden potrebbe adottare un approccio più “tradizionale” al confronto con gli Alleati europei incentrato sul dialogo e il multilateralismo, vista anche la sua storia personale di convinto “atlantista” e le sue dichiarazioni durante la campagna elettorale e successivamente alla sua vittoria, di forte apertura verso gli alleati europei. Per questo potrebbe investire su un rilancio in chiave politica del ruolo dell’Alleanza, parallelamente ad una riapertura di canali di dialogo diversi con gli alleati europei, a partire dalla stessa Unione. Infatti il segno che molti intravedono come possibile è proprio nel probabile cambio di atteggiamento nel confronto con gli Alleati europei. La NATO, in realtà, in questi anni trascorsi non ha certo perso peso ne importanza. Un rilancio, anche in chiave politica della NATO, potrebbe significare per esempio una spinta verso la definizione di un nuovo concetto strategico, che includa sempre di più anche le nuove sfide alla sicurezza globale che più interessano agli USA e in particolare il tema Cina, ma anche un maggiore investimento nella NATO come consesso transatlantico di confronto tra tutti i principali alleati dell’area europea degli USA (essendo anche l’unico in cui possono sedere contemporaneamente i principali alleati membri dell’UE, ma anche paesi dei Balcani, e alleati strategici come Norvegia, Turchia, Regno Unito). Un simile orizzonte potrebbe essere funzionale anche a riallacciare legami stabili tra Regno Unito e paesi UE.

Il nuovo corso americano però non è detto produca sostanziali differenze, anche rispetto all’Amministrazione Obama di cui Biden ha fatto parte, o Trump, su altri temi, come, ovviamente la richiesta di una maggiore assunzione di responsabilità da parte degli Alleati europei, anche sul piano militare, parallelamente alla conferma della richiesta dell’aumento degli investimenti e delle spese per la difesa da parte dei paesi europei. Potrebbe anche significare la richiesta di un maggiore impegno nel confronto strategico con la Cina e la conferma dell’impegno nel confronto con la Russia.

La riunione è stata dunque densa di significati e di temi. Una riunione giunta quasi al termine di un anno complicato, soprattutto a causa della pandemia di Covid, utile a continuare il dibattito sul futuro dell’Alleanza e in preparazione di alcuni dossier su cui la NATO, nei prossimi mesi, dovrà tornare a confrontarsi e adottare anche decisioni importanti.


Immagine tratta dal sito Nato.int

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