Il “gelo” nel rapporto tra USA e Cina cambia il “clima” delle Relazioni Internazionali

Come il confronto tra Stati Uniti e Cina potrebbe influenzare il clima delle relazioni internazionali. Il punto di vista di Nazzareno Tirino

Il recente incontro tra Stati Uniti e Cina avvenuto in Alaska lo scorso 18-19 aprile ha convogliato nuovamente l’attenzione internazionale sul tentativo di individuare quale sia la prossima competizione globale che l’Occidente fronteggerà. È chiaro a molti che il momento unipolare statunitense seguito al termine della Guerra Fredda sia stato un frangente temporaneo nella gestione delle relazioni internazionali[1] pertanto rivolgere la giusta attenzione ai maggiori attori globali è indispensabile in un rinnovato modello multipolare di cui il bipolarismo esprime una casistica particolare. Al contempo comprendere se i Paesi appartenenti al triangolo internazionale ostile alla posizione dominante statunitense: IRAN, Federazione Russa e Cina (letteralmente definito Triple Axis[2]) siano per l’Occidente una sfida per i prossimi decenni aiuta la Politica Estera di ogni Paese ad intraprendere scelte coerenti agli scenari che seguiranno la sperata risoluzione della crisi pandemica. I tre attori sopra delineati non esauriscono i rischi globali per la maggiore potenza occidentale (Stati Uniti), si pensi ad esempio al ruolo tutt’ora svolta nello scenario del Pacifico dalla Corea del Nord ma sono, i tre Paesi, gli unici in grado di interferire contemporaneamente in tutti gli ambiti di rilevanza estera ricomprendendo fattori: politici, militari, economici, sociali, informativi ed infrastrutturali (nell’acronimo inglese PMESII[3]). In tal senso il rapporto con ciascuno di questi tre Paesi influenza anche indirettamente quello con gli altri due poiché mostra quale sia l’idea finale di governance globale che l’amministrazione statunitense voglia perseguire con tematiche preponderanti differenti nei tre casi di relazione, ad esempio quello economico rispetto alla Cina.

Il recente incontro tra il Segretario di Stato statunitense Antony Blinken con il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Jake Sullivan e il Capo della Commissione Esteri del Partito Comunista Cinese Yang Jiechi con il Ministro degli Esteri Wang Yi ha fornito un lampante esempio di come le Relazioni Internazionali permangano una realtà da intendere prima in ambito culturale e di visione per fornire chiavi di lettura per la quotidianità. L’incontro si è svolto ad Anchorage in Alaska in un clima di attenzione mediatica insolita per un periodo in cui la monopolizzazione mediatica delle dinamiche pandemiche ha comunque lasciato uno spazio adeguato agli screzi economici e tecnologici tra i due Paesi. La prima fase dell’incontro ha ricordato come vi fossero contrasti di visioni tra i due Paesi, un elemento apparentemente scontato che tuttavia fino agli incontri precedenti pareva non degno di nota rilevante immaginando invece, da entrambe le parti, che il traino economico dei rapporti fosse da intendersi in completa autonomia rispetto alle dinamiche culturali e geostrategiche sottese al sistema capitalista occidentale e a quello cinese certamente non del tutto compatibile con la matrice capitalista. Il primo giorno dell’incontro le accuse hanno posto al centro la tematica dei diritti umani rispetto alle questioni interne della Repubblica Popolare Cinese con particolare riferimento alla minoranza Uiguri. In tal senso si denota la prima particolarità rispetto ai summit precedenti con cui la consueta negazione delle accuse occidentali ha lasciato invece il posto al contrattacco cinese sottolineando come violazioni analoghe siano da rilevarsi compatibili al modello statunitense. Senza addentrarsi nel dibattito sulle dinamiche estremamente diverse in termini qualitativi e quantitativi facilmente immaginabili[4] ciò che conta è che le due superpotenze abbiano mostrato al panorama internazionale lo scontro valoriale riconoscendo implicitamente che la problematica non sia solamente nei singoli diritti umani violati quanto piuttosto nella gestione del potere nello scenario internazionale. La Repubblica Popolare Cinese invece di sollevare questioni di sovranità interna per invitare alla non ingerenza ha preferito riportare il dibattito alla impossibilità di definire un sistema di gestione del potere internazionale che raccolga un pensiero di sviluppo globale comune a tutti i Paesi e su questo punto già tra i due Paesi pare esservi la maggiore distanza sulle forme di potere politico da applicare allo scenario internazionale. Larga parte dei quotidiani hanno riportato lo scontro[5]  leggendo un segnale di contrasto insanabile[6] rilevando da ciò il peggioramento del confronto tra superpotenze quando in realtà pare sia proprio possibile leggere il confronto in termini opposti. Infatti, la lettura storica connessa alle dinamiche bipolari internazionali, in particolare quelle medievali in Europa e in tempi moderni quelle della Guerra Fredda, ha sottolineato come da confronti sui sistemi globali scaturisca sempre una fase opposta all’inasprimento dei rapporti internazionali. Infatti, riconoscere reciprocamente l’inconciliabilità delle posizioni concernenti i sistemi valoriali ha l’indubbio vantaggio di fare progredire lo scenario verso un mutuo riconoscimento, peraltro esattamente come avvenne, per fare un esempio, nel luglio del 1959 nell’incontro tra Nixon e Chruščëv durante il viaggio intrapreso dal Presidente statunitense. Porre il confronto con metodi non meno aggressivi ma palesemente esposti rispetto alla difesa dei propri valori potrebbe portare i contendenti a domandarsi se la problematica non sia di struttura dello scenario internazionale piuttosto che da imputarsi all’avversario. Così si potrebbe arrivare ad ampliamenti delle fasi di dialogo intese a riportare i conflitti verso forme di contrasto più tipicamente concorrenziali. Il riconoscimento tra i due contendenti delle diverse prerogative è infatti la parte iniziale per la costituzione della grammatica del dialogo. Al centro del possibile confronto futuro sono posti i metodi di comunicazione e al contempo avere a disposizione camere di compensazione come quelle offerte dalle istituzioni internazionali (il WTO in primis) potrebbe condurre sul lungo termine addirittura alla risoluzione progressiva delle problematiche dei diritti umani oggi così distanti.

Quindi il maggiore cambiamento che lo scorso incontro tra Stati Uniti e Cina ha portato è un cambiamento di paradigma che palesando il contrasto tra i due paesi ha anche mostrato al mondo intero la reciproca riconoscenza di quali siano le tematiche che determinano lo spazio internazionale attuale. Da tale incontro si è svelato il prossimo “clima” delle Relazioni Internazionali. Proprio da tale confronto sorgono le possibilità che nello stesso si trovino possibili soluzioni a questioni globali (gestione sanitaria, questioni climatiche e ambientali, innovazione tecnologica, economia internazionale…). Vi sono infatti istituzioni internazionali sovraordinate all’interpretazione nazionale dei rapporti non in termini di sovranità bensì di capacità di sintesi. Organizzazioni globali, quali l’ONU, aventi una propria grammatica che è tipicamente caratterizzata dal porre l’uomo al centro prescindendo dai concetti di sovranità e cittadinanza nazionale. Infatti, il comunicato ufficiale del Dipartimento di Stato americano riporta, oltre al confronto su posizioni difficilmente conciliabili, che “… we were also able to have a very candid conversation over these many hours on an expansive agenda.”[7].

Preme quindi concludere l’analisi su quanto avvenuto riportando che il confronto tra le Superpotenze possa essere l’inizio di un periodo di reciproco riconoscimento che avrà termine quando la soddisfazione della fama legata al ruolo internazionale raggiunga il medesimo valore di “kleos” che l’epica occidentale ha cristallizzato (attribuendola agli eroi[8]) nelle forme più classiche di scontro (a partire dalla narrazione omerica). In tal senso l’eventuale espansione delle questioni di confronto potrebbe allargarsi a tematiche nuove connesse al reciproco riconoscimento e pertanto riconducibili alla gestione diplomatica tradizionale. Ove ciò avvenisse il “freddo” dello scorso incontro in Alaska tra Stati Uniti e Cina non avrebbe provocato un distanziamento delle posizioni dei Paesi ma sarebbe l’inizio di un vero e proprio “cambiamento climatico” in grado di aprire una nuova stagione delle Relazioni Internazionali.

Nazzareno Tirino


[1] Stephen M. Walt, Alliances in a Unipolar World, “World Politics”, 61, no. 1, Gennaio 2009, pp. 86–120.

[2] Si legga a tal proposito, con un focus particolare sull’IRAN: Dina Esfandiary, Ariane Tabatabai, Triple Axis: Iran’s Relations with Russia and China, 2018.

[3] Cfr. l’espansione del concetto di azione integrata DIME (Diplomazia, Intelligence, Militare, Economia) secondo le necessità dei differenti teatri di operazioni considerati di volta in volta. Si legga a tal proposito Jack D. Kem, Understanding the operational environment: the expansion of DIME, The Free Library, 2007, U.S. Army Intelligence Center and School, all’indirizzo: https://www.thefreelibrary.com/Understanding+the+operational+environment%3a+the+expansion+of+DIME.-a0213693824 (ultimo accesso 31/03/2021).

[4] Cfr. Lara Jakes, In First Talks, Dueling Accusations Set Testy Tone for U.S.-China Diplomacy, in “The New York Times”, 18 marzo 2021.

[5] Marco Valsania, In Alaska il summit della discordia, Blinken e Yang si lasciano ai ferri corti, in “Il Sole 24 Ore”, 20 marzo 2021, all’indirizzo: https://www.ilsole24ore.com/art/in-alaska-summit-discordia-blinken-e-yang-si-lasciano-ferri-corti-AD0RGlRB?refresh_ce=1 (ultimo accesso 30/03/2021)

[6] Giuseppe Sarcina, Usa-Cina, il primo summit si apre con un fuoco incrociato di accuse. Oggi il confronto in Alaska entra nel vivo, potrebbe preparare il terreno all’incontro tra Biden e Xi, in Il Corriere della Sera, 18 marzo 2021 (modifica il 19 marzo 2021 | 10:38), all’indirizzo: https://www.corriere.it/esteri/21_marzo_18/usa-cina-primo-summit-alaska-ma-non-sara-disgelo-c00716da-8827-11eb-b36f-34a1dcf4e6aa.shtml (ultimo accesso 30/03/2021).

[7] Department of State, Secretary Antony J. Blinken and National Security Advisor Jake Sullivan Statements to the Press, https://www.state.gov/secretary-antony-j-blinken-and-national-security-advisor-jake-sullivan-statements-to-the-press/ (ultimo accesso 31 marzo 2021).

[8] Per approfondire si legga G. Nagy, The Ancient Greek Hero in 24 Hours, Harvard University Press, 2013.

Immagini tratte da pixabay.com

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