L’importanza della nomina di Elisabetta Belloni alla guida dell’intelligence

Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha nominato l’Ambasciatrice Elisabetta Belloni alla guida dell’intelligence italiana. Tutte le sfide aperte che la nuova Direttrice del DIS dovrà affrontare

La notizia della nomina da parte del Presidente del Consiglio Mario Draghi dell’Ambasciatrice Elisabetta Belloni alla guida dell’intelligence italiana, ha avuto giustamente negli ultimi giorni un ampio risalto sui media. Oggettivamente il fatto che per la prima volta sia stata scelta una donna per la carica di Direttore Generale del DIS, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, si è trattato di un fatto storico e importante non solo sul piano politico e simbolico, considerato che nella storia quell’incarico era sempre stato assunto da uomini, ma anche per la figura dalle indubbie qualità che è stata scelta per questo ruolo: quella dell’Ambasciatrice Elisabetta Belloni appunto, Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri.

Nella sua carriera l’Ambasciatrice Belloni ha già più volte dimostrato grandi capacità e qualità che le hanno permesso di raggiungere obiettivi e incarichi di grande rilievo, primo su tutti proprio quello di Segretario Generale della Farnesina. In precedenza, dopo aver iniziato giovanissima la sua carriera diplomatica, ha percorso i diversi gradi della diplomazia con incarichi sia all’estero, in varie ambasciate e rappresentanze permanenti, che in Italia, fino a dirigere tra il 2004 e il 2008 l’Unità di crisi della Farnesina, incarico in cui ha dovuto affrontare numerose situazioni di emergenza e di crisi che hanno interessato in quei turbolenti anni molti connazionali all’estero. Nel 2014 è poi diventata Ambasciatore di grado e successivamente Capo di Gabinetto dell’allora ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Fino alla nomina a Segretario Generale e, oggi, a Direttore Generale del DIS.

Dal suo nuovo ruolo si troverà a guidare la nostra comunità di intelligence, lavorando a stretto contatto con il Presidente del Consiglio e l’autorità delegata Franco Gabrielli, altro funzionario scelto poco tempo da Mario Draghi per un incarico di grande importanza, e con i Direttori della due agenzie interna ed esterna, Mario Parente e Giovanni Caravelli.

Nel corso della sua carriera ha già avuto modo di occuparsi di questioni di grande rilevanza per la politica estera e la sicurezza nazionale e a contatto diretto con il personale dell’intelligence italiana. L’esperienza e la competenza maturate nel tempo sul campo, in anni difficili come quelli recenti, le saranno sicuramente utili per poter affrontare questa nuova sfida alla guida del comparto intelligence. Del resto la sua nomina ha sollevato un coro di consenso e di apprezzamento unanime non solo nel mondo politico, poiché è stata giustamente vista non solo, come già detto, un fatto storico di grande rilievo in un paese come l’Italia, ma soprattutto un altro meritato risultato raggiunto da una servitrice dello Stato dalle grandi capacità e dagli evidenti meriti.

Draghi, già con la nomina di Gabrielli poche settimane fa, aveva evidenziato con chiarezza la volontà di lasciare un segno anche in questo settore strategico non solo per la sicurezza nazionale, ma anche per la tutela degli assetti istituzionali, economici e strategici dell’Italia. Un settore che in questa fase storica è sempre più fondamentale per il Sistema paese in generale, oltre che per la sua sicurezza. Infatti l’intelligence, soprattutto nel corso degli ultimi anni, è cambiata notevolmente, e soprattutto, ha nel tempo rivestito un ruolo e un’importanza crescente molto diversa dall’idea spesso diffusa nell’opinione pubblica. Ormai le funzioni dell’intelligence, non solo in Italia, sono sempre più varie e complesse, e non riguardano solo dimensioni storicamente legate alla sicurezza e alla difesa del paese, ma anzi, incrociano sempre di più anche attività strettamente collegate alla politica economica e industriale. Come numerose vicende, anche recenti, hanno mostrato con evidenza, nei prossimi anni probabilmente proprio queste realtà saranno costantemente sempre più interessate e necessiteranno di protezione.

Sono lontani i tempi della Guerra fredda: il mondo negli ultimi 30 anni, dalla dissoluzione del blocco sovietico a oggi, è profondamente mutato e anche l’intelligence italiana ha dovuto fare i conti con un contesto internazionale radicalmente diverso. Privo di certezze e spesso anche di punti di riferimento chiari, costellato di insidie e di minacce nuove, dove i conflitti sono sempre più ibridi e le emergenze dietro l’angolo.  

La legge 124 del 2007 aveva ampiamente riformato il nostro sistema di intelligence, prevedendo gli attuali assetti e responsabilità. Uno sforzo allora eccezionale, per una riforma che aveva fatto epoca, figlia di una lunga elaborazione e di una fase storica dove era fortissimo il segno lasciato dalla tragedia dell’11 settembre 2001, che è stato un autentico spartiacque nella storia dei servizi mondiali  a partire dagli stessi Stati Uniti. Ma negli ultimi tredici anni l’Italia, come l’Europa  e tutto il mondo, hanno conosciuto nuove gravi crisi e accelerazioni del processo di trasformazione in atto a livello globale, sul piano economico, geopolitico e tecnologico, che hanno in maniera sempre più repentina cambiato ancora di più il quadro strategico globale. Dalla grande crisi economica del 2008, che ha profondamente inciso sugli assetti economici e finanziari globali, fino alla recente crisi pandemica, i cui effetti non sono ancora del tutto ben definiti essendo una crisi tutt’ora in corso. In mezzo eventi di grande impatto e rilevanza, che hanno modificato, o stanno modificando ancora, il sistema internazionale e che, in particolare, hanno riguardato anche la regione di riferimento principale della nostra politica estera: il mediterraneo. Dalle primavere arabe all’ascesa dello Stato Islamico, alle tensioni e i conflitti in Medio Oriente, la crisi libica, la crisi migratoria, il ritorno sulla scena mediterranea di potenze come Russia e Turchia. Il tutto mentre nel mondo sono tornati a soffiare i venti di una nuova nuova competizione tra potenze, tra Stati Uniti, Cina e Russia, che sta ovviamente condizionando il clima delle relazioni internazionali. Ecco, a tutto questo, ovviamente, si sommano le nuove emergenze, come la pandemia o i cambiamenti climatici con il loro impatto sul sistema paese e sulla nostra sicurezza, oppure le minacce emergenti figlie della rivoluzione tecnologica in corso, che hanno un ampio impatto anche sulla società e la politica. Questo, tratteggiato in modo molto sintetico, è il quadro in cui la nostra intelligence in questi anni si è trovata a lavorare e, soprattutto, dovrà lavorare nei prossimi anni, con alcune priorità che già in questi ultimi giorni sono tornate a bussare prepotentemente alla porta: dalla crisi libica al tema della sicurezza nel Mediterraneo orientale fino alla odierna crisi in Israele.

Elisabetta Belloni, data la sua esperienza alla guida della diplomazia italiana, conosce certamente benissimo, fin nei minimi dettagli, questo quadro globale complesso.  La nuova Direttrice del DIS avrà davanti alcune sfide di grande importanza strategica, che riguardano non non solo l’Italia. Dovrà guidare la nostra intelligence in una fase di profonda trasformazione degli assetti geo-economici mondiali, in cui per esempio anche temi come la sicurezza economica ed energetica e la tutela degli asset strategici del paese, sono diventati sempre più centrali. Dimensione cibernetica e sicurezza economica sono diventate due priorità assolute nel panorama della sicurezza nazionale italiana, come numerose vicende anche recenti ci hanno dimostrato. In tutto questo, è chiaro che anche per il nostro apparato di intelligence avere da un lato un governo stabile con una chiara politica estera e poter lavorare in un clima di rilancio delle relazioni transatlantiche, potendo contare su un sistema di alleanze forte e coeso, può essere di grande aiuto anche nell’affrontare queste sfide sempre più complesse. L’intelligence, da sempre, vive direttamente a  contatto con il vertice politico del paese, e anche per questo, la linea intrapresa negli ultimi mesi dal premier Draghi, anche nel segno di un nuovo protagonismo italiano nel panorama internazionale e di un forte rilancio dei legami euro-atlantici, certamente potrà aiutare in questa fase a definire priorità di azione e di lavoro anche per la nostra intelligence.

Dall’alto della sua esperienza siamo sicuri che Elisabetta Belloni abbia chiarissimo tutto questo e sia già pronta ad affrontare con coraggio e determinazione queste nuove sfide, che non riguardano solo l’intelligence italiana, ma il futuro del paese stesso, in un passaggio storico, come quello che stiamo vivendo oggi, particolarmente complesso e delicato, ma non per questo privo di opportunità e di occasioni anche per l’Italia.  


Immagine tratta dal sito Esteri.it

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